sabato 11 gennaio 2014

Indifesi - "Novelle Nuove"

Dalla Raccolta "Novelle Nuove"
Indifesi


Passeggiava per il grande Ipermercato mettendo nel carrello poche cose. Non era la solita spesa per riempire la dispensa, ma un rilassante e, per lei, raro spasso. Trovò una coperta a buon prezzo e la prese contenta dell'occasione economica.
Scese nel parcheggio coperto del Centro Commerciale e lentamente si accostò alla sua utilitaria parcheggiata a pettine. Lasciò il carrello davanti al muso dell'auto e pensò che era inutile aprire il portabagagli: avrebbe messo la coperta e le altre poche cose che aveva comperato sui sedili di dietro. Mentre compiva questa operazione una macchina nuova e grintosa si fermò davanti al muso della sua auto.
"Ma questo si deve fermare proprio qui?" Pensò mentre lentamente portava a termine il modesto carico.
"Boh! Si sposterà quando metterò in moto per uscire."
Ma ad un tratto si accorse che la macchina nuova e grintosa si era spostata: non c'era più.
Aveva finito di caricare e si accingeva a prendere il carrello per portarlo nel luogo della rimessa, quando vide che la macchina con a bordo due persone era tornata di nuovo lì, davanti al muso della sua utilitaria. Mise la borsa sul sedile del passeggero per avere libere le mani, chiuse l'auto con il telecomando e si accostò al carrello vuoto. L'uomo al volante le rivolse la parola chiedendole qualcosa che lei non capì. Parlava male l'italiano perché era straniero. La donna accanto a lui si sbracciava per aiutarlo nella richiesta di informazioni.
"Come si esce?" Chiese il giovane con accento straniero.
L'anziana donna si stupì della richiesta, ma glielo spiegò: "Segua le frecce per terra della corsia..." E accompagnò l'indicazione con un gesto del braccio mentre con l'altro teneva la mano sul manubrio del carrello. 
"Ma come si va... sul Grande Raccordo..." Chiese ancora quello e alla signora sembrò che gli venisse un poco da ridere, mentre la donna accanto a lui si sbracciava cercando di attirare la sua attenzione per chiedere meglio quello che volevano sapere. L'anziana signora, sempre più stupita anche se erano stranieri, spiegò ancora. Il giovane al volante, che sembrava un arabo, mostrò di aver capito e all'improvviso disse un rapido: "Grazie!" E partì di scatto, fermandosi dopo pochi metri di botto, caricando al volo uno smilzo con qualcosa in mano e ripartì a razzo. Pochi secondi bastarono alla donna per realizzare che si trattava di un furto. Non gridò per attirare l'attenzione di altre persone che erano nel garage, realizzò immediatamente che sarebbe stato inutile tentare di inseguirli o di bloccarli. Ormai erano sulla rampa di uscita da cui rapidamente si arrivava in strada. Si girò sperando di essersi sbagliata... e gettò timorosa un'occhiata sul sedile del passeggero: la borsa non c'era più. Rapido come è il pensiero pensò subito molte cose: andare dalle guardie giurate del Centro Commerciale... Ma cosa potevano fare ormai...? Andare al Commissariato... Ma un pensiero la mise in ansietà: quelli avevano i suoi documenti e su di essi c'era il suo indirizzo e nella borsa c'erano le chiavi di casa!
Corse da sua figlia che abitava nel quartiere. Per la prima volta si sentiva debole e indifesa, lei che era sempre stata una donna forte e protettiva con tutti...
Citofonò: "Sono stata derubata!" Disse con tono esortativo, ma senza affanno. I suoi nipoti si sbrigarono più del solito ad aprirle il cancelletto e si affacciarono sul portoncino con l'aria dispiaciuta. Furono dolci e protettivi con la nonna e lei, donna energica, sentì la sua debolezza. Sua figlia uscì subito. "Non riesco a chiudere la macchina... Forse l'hanno forzata.. Vedi: se provo a chiudere le sicure si rialzano di scatto. Io l'avevo chiusa, sono sicura.. Dovevo mettere a posto il carrello e la borsa era sul sedile... Ma se l'hanno forzata non capisco perché l'allarme non ha suonato... Allora forse non l'ho chiusa... Non ricordo più.. Sono in confusione... Mi sono ritrovata in mezzo alla strada con le sole chiavi dell'auto.. Vai tu al Commissariato a denunciare il furto... Io debbo correre a casa. Hanno le chiavi e nei documenti possono leggere l'indirizzo!"
"Non ti preoccupare mamma, vai pure a fare la denuncia al Commissariato, ho preso già le chiavi di casa tua che ho io, vado subito su!"

La donna andò al Commissariato e quando si fermò dovette parcheggiare là dove trovò posto e non era proprio davanti all'ingresso della Polizia. Non sapeva come fare perché l'auto non si chiudeva. Era risalita, dopo essersi accorta del furto, premendo il telecomando e si era resa conto solo davanti a casa di sua figlia che, premendolo per chiudere, le sicure tornavano su. Dentro aveva ancora la coperta economica e gli scarsi acquisti... Nell'agitazione del da farsi non aveva pensato di depositarli in casa di sua figlia... Girò intorno all'auto e notò lo specchietto esterno di destra completamente piegato. Chi l'aveva fatto? E perché? Aprì lo sportello e si accorse che era chiuso male. Aveva camminato con lo sportello accostato: ecco perché la macchina non si chiudeva! Sicuramente il ladro lo aveva aperto per prendere la sua borsa e non lo aveva richiuso per non far rumore, visto che lei era di spalle, a pochi passi, dando indicazioni inutili ai suoi complici che la distraevano, e avrebbe potuto sentire il rumore della chiusura.
Poté dunque allontanarsi lasciando l'auto chiusa con il telecomando e questo fu per lei già un sollievo.
Al Commissariato dovette aspettare un po', ma trovò accoglienza e consolazione: continuava a ripetere che ormai era vecchia e stupida, per questo gliel'avevano fatta. Ma il Sovrintendente di Polizia la consolò, disse che lo facevano anche ai giovani, addirittura anche a loro poliziotti. Non fu molto convinto che l'uomo fosse di etnia araba e la donna filippina, come era sembrato alla derubata, piuttosto, disse, potevano essere sudamericani: essendo etnie miste che potevano apparire simili, in certi individui, agli arabi o ai filippini. Citò i peruviani. Poi le dette un foglio con cui poteva andare alla Questura Centrale della città a cercare di riconoscere i delinquenti dallo schedario fotografico. La donna si disse disponibile a farlo. Mentre firmava la denuncia le venne una illuminazione e la comunicò al poliziotto: "Ecco come è andata! Il terzo uomo è arrivato da dietro, camminando carponi fra le auto, abbassandosi all'altezza dello sportello di destra, ha accostato lo specchietto, che infatti ho trovato piegato, perché non riflettesse la sua immagine ed io non potessi vederlo dalla parte opposta, mentre ero intenta a caricare la merce, quindi ha schiuso lo sportello per fare in modo che l'auto non si chiudesse con il telecomando, la luce si accende lo stesso ed io mi sono allontanata pensando di aver chiuso... Ecco come fanno! E' tutto studiato... Come ha scritto lei: furto con destrezza!" L'uomo annuì: "Lei si è resa conto ora di come l'hanno raggirata, ma c'è gente che arriva qui e ancora non se ne rende conto di come è andata. Chiami questo numero e prenda appuntamento." La donna si congedò dal poliziotto ringraziandolo e dicendo che ormai lo Stato erano solo loro e i Carabinieri, essendo i politici occupati solo ad arricchirsi e a fare i loro affari, protetti da auto blindate corredate da poliziotti autisti, o che fungevano da loro guardie del corpo. Il Sovrintendente annuì con espressione partecipativa: era un cittadino che subiva come lei il degrado di un Paese.

Chiamò la Questura e le rispose una voce femminile che le dette l'appuntamento per otto giorni dopo alle h. 9:00 del mattino. Disse che partiva da una zona lontana e se era possibile un poco più tardi: la voce femminile disse di sì e fissarono l'ora. L'anziana donna chiese il nome per sapere con chi aveva parlato, la voce rispose che non ce ne era bisogno e non lo dette.
La mattina fatidica l'anziana arrivò puntualissima alla Questura Centrale dopo un viaggio di almeno venti chilometri. Il poliziotto addetto all'accoglienza si fece dire dove doveva andare e chiamò l'ufficio preposto. Disse il nome della donna prenotata per il riconoscimento ma dall'ufficio dissero che non c'era alcun appuntamento con quel nominativo. La signora si stupì: "Come è possibile?! Ho telefonato otto giorni fa e ha preso la prenotazione una donna!"
"Sa dirmi il nome?"
"Non l'ha voluto dare. Gliel'ho chiesto, ma non me lo ha dato, dicendo che non era necessario!"
"Va bene, passi lo stesso, hanno detto di salire lo stesso."
La donna salì dopo aver lasciato i suoi documenti ed essersi appuntata il passi sul petto. Era un poco contrariata e pensava: "Non danno il nome e siamo in Questura. Andiamo bene!! Tutto a posto e non scrivono l'appuntamento! Roba da matti!"
Fece presente all'anziano poliziotto che l'accolse che lei l'appuntamento l'aveva preso e che aveva trovato strano che chi glielo aveva dato non avesse voluto darle il nome.
"Noi non siamo tenuti a darlo." Le disse perentorio. Poi le intimò quasi di non fare polemiche, che lui comunque le aveva fatta la cortesia di farla salire e che avrebbe potuto anche non farlo, pure se veniva da lontano: sapesse la signora quante persone mandavano via!
La donna ebbe una pessima impressione dell'organizzazione di quel luogo, ma si mise di buona volontà a compiere un atto che riteneva doveroso. Dato che era puntigliosa, però, ci tenne a dire che se facevano così disincentivavano i cittadini a collaborare. E dentro di sé pensava che, se poi si viveva in un mondo di vigliacchi che non vogliono esporsi su niente, dipendeva anche da uno Stato spesso nemico del cittadino corretto e coerente.
Mentre il poliziotto armeggiava con un computer che avrebbe dovuto mostrarle delle foto segnaletiche, chiese per cortesia di un bagno, dato che era in viaggio da più di un'ora ed aveva una certa età che le creava qualche problema di incontinenza.
"Non abbiamo bagni qui. Doveva andarci prima di entrare qui." Fu la sorprendente risposta del ruvido poliziotto.
"Ma come è possibile?!" Disse con sincera meraviglia, pensando che una tale richiesta era normale e che il negare l'uso del bagno era incivile. Le venne da ridere e disse con una punta di meraviglia nella voce che prima di cominciare il riconoscimento lei doveva andare in bagno, altrimenti si sarebbe sentita male. Allora l'uomo disse che il bagno che avevano era a chiave e che doveva vedere se c'era una donna, una collega in servizio, per chiederle la chiave. Alla fine l'accompagnò ad un bagno non molto accogliente per una Questura Centrale, ma per l'anziana signora assolutamente necessario.
Tornò nell'ufficio sentendosi sempre più demotivata da quanto fino a quel momento avvenuto. 
I locali disadorni facevano pensare ad una indifferenza di chi governa nei riguardi di chi deve far rispettare la legge dello Stato.
Il riconoscimento si rivelò quasi inutile. Non avvenendo in base al reato commesso, come ingenuamente la donna pensava, ma in base al colore degli occhi, dei capelli, alla corporatura, all'altezza... e fin qui poteva andare bene... Anche se la donna aveva visto i ladri seduti in auto, dunque provò a dire che la sua valutazione non poteva che essere approssimativa in tal senso, ma l'assurdo fu quando dovette dire con precisione assoluta di quale zona del pianeta potessero essere tali stranieri. Ma lei non aveva visto i loro passaporti... Ammesso che li avessero mai avuti, data la grande quantità di stranieri ormai circolanti in Italia assolutamente privi di un qualsiasi documento...
Il poliziotto giustificò tale richiesta di assoluta certezza da parte sua con il fatto che lui maneggiava un programma di computer che abbisognava di certezze! L'aveva fatto la Polizia Scientifica! Disse con tono qualificante! A questo punto la donna capì che tutto era inutile e che si trovava davanti alla solita pratica burocratica che produceva carta e niente altro. Era avvilita per loro, per la Polizia, ma non era pentita di essere giunta fino lì da lontano: andava comunque fatto, lo sentiva come un giusto tentativo di fare tutto il possibile per la giustezza delle cose. 
Si congedò senza aver riconosciuto nessuno dei pochi volti che la selezione del software consentiva.
Il ruvido poliziotto disse che si dispiaceva molto ma per la "povera gente" non potevano fare quasi niente. L'anziana gli rispose che capiva le loro difficoltà anche perché molti di loro erano ridotti a fare gli accompagnatori di politici che andavano a fare acquisti... L'uomo annuì, cedendo un po' dalla sua scorza e lei ne approfittò per dire: "Tanto loro, i politici, sono protetti e i palazzi dove lavorano sono ricchi ed eleganti..." E pensava al corridoio disadorno che aveva percorso per andare in un bagno delle donne stretto e spoglio, alle porte che vi si aprivano mostrando stanze altrettanto spartane...
"Possiamo fare poco.. Non abbiamo auto sufficienti, non abbiamo benzina..."
"Loro però hanno le auto blù a bizzeffe... Quello che lei mi dice me lo dissero una volta anche dei Carabinieri di un popoloso quartiere ad alto tasso di delinquenza: avevano poche auto per il servizio, due erano guaste ed erano nel garage in attesa di essere riparate." 
A questo punto ogni schermo fra i due cittadini dell'oppresso Paese era caduto:
"Ho quasi quaranta anni di servizio, signora, e ne ho viste tante, ho vissuto tanti momenti politici di questo Paese, un Paese che era la settima potenza del mondo nelle classifiche... Ora... ora se debbo trovare un aggettivo.. - Fece una pausa pensando bene a quel che voleva dire, poi: "Siamo all'ASSURDO, ecco all'ASSURDO!"