giovedì 18 luglio 2024

STORIE DI V.V.

 (continua) Odio quando poteva essere amore...

L'odio è sempre e comunque patrimonio di anime meschine e lo è tanto di più se le motivazioni sono non dovute a motivi gravi, se l'oggetto dell'odio non ha procurato danni gravi all'odiatore per suscitare un simile reazione.

Nel caso che ho descritto nel post precedente io non ho mai fatto nulla a quella donna, al contrario ho subito tutta la vita il suo malanimo senza mai reagire. Questo per non provocare liti e fratture che avrebbero coinvolto altre persone a me care.

Nel caso della seconda persona che mi suscita una triste pietà debbo dire che è sta colpita duramente dalla sorte in quanto di più doloroso possa accadere ad una madre: uno dei suoi figli è morto e lei vive ancora. Questa persona l'ho frequentata di meno rispetto a quella precedentemente descritta e la quantità di cattiverie che posso aver da lei ricevuto sono di gran lunga minori.. Ma l'ho sentita sempre ostile, sia pure mascherando tale malanimo dietro un sorriso. Eppure ho due ricordi da bambina positivi su di lei e sul congiunto di mio padre a lei legato, che per la verità era ancora più ostile di lei. Ovvio che lei lo fosse di conseguenza.

Ho ricordi della mia prima infanzia vividissimi, una virtù che ora sta purtroppo attenuandosi.. Ricordo lei e il congiunto di mio padre, giovani innamorati, che mi avevano condotto con loro in una vigna di proprietà della famiglia di papà e del suo innamorato: dimentichi di me, presi dal loro amoreggiare, mi lasciarono mangiare tutta l'uva che volevo, i cui grappoli mi apparivano enormi data la mia piccolezza.Un ricordo bellissimo per immagini ed atmosfera. Più grandicella mi condussero a vedere un film: "Arrivano i nostri". Erano già sposati e forse aspettavano la prima figlia e in quel momento di felicità condussero con loro la piccola nipotina, assaporando forse un anticipo delle delizie genitoriali che li attendevano. Non so cosa sia avvenuto fra loro e mio padre perché poi io ricordassi solo ostilità e sarcasmo da lei e critiche meschine da lui. Lui criticava tutto di mio padre. Lei lo derideva dicendo che "era un mezze maniche". Così venivano definiti con un termine sminuente gli impiegati amministrativi dello Stato.
A dire il vero alla fin fine lei era meno acida del marito nei nostri riguardi, pur essendo non parente consanguineo come il marito. Di certo lei non ha aiutato per l'avvicinamento, bensì per il contrario.
Quando perse un fratello giovane in un incidente stradale seppi della disgrazia che l'aveva colpita da mia madre. Era già passato un mese da quella morte e mia madre stessa l'aveva saputo in ritardo dati i rapporti laschi. Un giorno che era venuta a trovarmi nella mia casa di sposa, piuttosto lontana da quella dei miei genitori, mi dette con cristiana mestizia e dispiacere la ferale notizia.
Era una notizia terribile e pensai alla nobiltà d'animo di mia madre per come me ne parlava... Con sincero cristiano dolore. Eppure quelle persone, ancor di più il parente di mio padre che aveva sposato la donna di cui narro, disprezzavano mia madre perché ella soffriva di una fragilità psichica che si ritorceva verso sé stessa e noi familiari che l'amavamo, mai verso alcun altro. Ma la miseria morale del consanguineo di mio padre era tale che, lungi da rispettare le debolezze e fragilità altrui, era uso incrudelire con critiche e disprezzo là dove sentiva che c'era debolezza di malattia o altra fragilità.
Sull'onda emotiva di una dolorosa pietà le scrissi una lunga lettera.. Poi pensai che a distanza di un mese dal tragico evento le avrei risvegliato la ferita del dolore.. Mi feci scrupolo che quel gesto forse non lo avrebbe accettato dati i rapporti distanti fra noi. Quella donna una delle rare volte volte che l'avevo vista era stato nell'occasione del mio matrimonio a cui né lei né suo marito erano venuti, quantunque invitati da me personalmente che mi ero recata in casa loro, lontanissima dalla nostra, a portare la partecipazione e la bomboniera.
Lei era sola e fu cortese ma dura e distante come sempre. Disse che non potevano spendere per vestiti adeguati alla cerimonia e che non sarebbero venuti. Nell'accompagnarmi alla porta questo fu il suo augurio: "E se tuo marito ti darà uno schiaffo non andare subito a piangere da tua madre." Ero molto giovane e ricordo che nel tornare a casa prendendo ben tre autobus ero molto triste.
Poi morì mio padre. E di nuovo la morte fu occasione di contatto. Mi stupì il suo commento su mio padre: "Non è stato un uomo, è stato un superuomo." Era sincera. Mi chiesi perché invece in vita lo aveva sempre criticato, anche calunniato e dileggiato.. Ci sono persone, come queste due donne, ma non sono le sole, che agiscono per il male della vita, quando basterebbe poco per avere il contrario..
I suoi figli non hanno mai corrisposto ai miei tentativi di instaurare un minimo rapporto affettivo, arrivando a stupirmi per l'anomalia del loro comportamento incontrandoli sul portone del palazzo dove le due donne di questa narrazione, per ironia della sorte, entrambe abitano: hanno ignorato me e la mia intera famiglia che ne usciva dopo aver fatto rara visita all'altra donna sola ed ostile.
La vita è passata, trascorsa e non provo nulla per queste persone se non pena, una pena quieta e nulla di più, pensando a quanto di buono avrebbero potuto avere da me mentre, senza ragione alcuna, hanno scelto finzione nei laschi rapporti interpersonali e distanza. Fra loro, pur coscienti del legame parentale che ciascuna ha con me, si ignorano.

domenica 14 luglio 2024

STORIE DI V.V.

Odio quando poteva essere amore...

Non so cosa sia "antipatia a pelle", né cosa sia l'invidia...

Sono sentimenti che mi hanno sempre suscitato meraviglia e tristezza quando li ho sentiti in dichiarazioni delle persone e visto e avvertito nei loro sentimenti: sia che fossero rivolti ad altre persone sia verso la mia persona.

Certo verso la mia persona è stato, oltre che meraviglia e tristezza, anche sconcerto. Non provando la stessa cosa mi rimaneva difficile relazionarmi con persone che provavano nei miei riguardi sentimenti negativi che, facendomi un accurato esame di coscienza, scoprivo non aver potuto suscitare io in alcun modo.

Poi si accumula esperienza e si capisce che il tuo agire nulla c'entra, ma il problema è tutto dentro la persona che prova antipatia nei tuoi riguardi o, peggio, ostilità. Cercare, come facevo io in gioventù, di ignorare sgarbi e cattiverie cercando comunque un'intesa è sbagliato. Pensare ingenuamente che l'ostile abbia male interpretato un tuo gesto, una tua parola e cercare un buon rapporto, è sbagliato. Non dipende da voi: il problema di chi ha di questi odi, ostilità, antipatie "a pelle", come dicono loro in una forma che a me fa rabbrividire, non capendola e non avendola mai provata per fortuna, è dentro di loro ed è sempre  di natura psicologica. Si tratta di persone che non sono sicure di sé stesse e proiettano su altri le loro insicurezze.
Sono rapporti irrisolvibili. Se non potete fare a meno di frequentare queste persone per legami vari, di lavoro, di parentela, di affetti comuni, cercate di starci insieme meno possibile.




Oggi mi capita di guardare a due persone con un sentimento di pietà: due donne, che mi hanno dimostrato ostilità e avversione tutta la vita. Una pietà triste, per come, in un caso per colpa propria e in un altro per la sorte ria, queste due donne si ritrovano oggi.. Cosa potrei fare oggi per loro se non mi avessero allontanato per sempre con il loro malanimo? In un caso avrebbe avuto affettuosa accoglienza di modi e di fatti, sarebbe stata meno sola avendo affetti sinceri e non quelli che ha costruito su interessata ipocrisia di persone palesemente egoiste, nell'altro avrebbe avuto affetto e vicinanza sia per sé sia per l'unica figlia che le è rimasta.
Inutile fare di queste riflessioni, hanno voluto che la loro vita andasse così, hanno scelto persone sbagliate su cui fondare rapporti frammisti ad interesse visibile da parte di codeste persone, per cecità o per stortura psicologica, difendendosi strenuamente dalla mia figura che di interesse personale nei nostri rapporti non poteva averne alcuno.

Guardando una di loro mi meraviglio del sentimento triste che mi suscita. Ha il viso di una donna ormai anziana, certo, ma non tutti i volti invecchiano allo stesso modo... Con mestizia noto come un bel volto sia invecchiato male.. La pelle raggrinzita e come pucherellata.. E sento che non è forse solo per un fatto biologico, perché ci sono volti vecchi sereni, distesi nonostante le pieghe della pelle che perde la capacità elastica e l'acqua.. Ma lei, anche se ora non proferisce più frasi malevole per provocarmi un dispiacere, è come se ormai sia consapevole dei suoi errori e anche di non poter fare nulla per cambiarne le inevitabili conseguenze, e vive la sua solitudine, priva di affetti sinceri, portandone dentro tutta l'amarezza che traspare dall'espressione del suo volto, quando non si abbandona a risa forzate in una allegria che mai tocca la profondità della sua anima.
Forse era già tutto chiaro dall'inizio quando, ancora normale nel suo atteggiamento nei mie riguardi, mi accompagnò con la sua auto alla fermata del bus e, dopo lo scambio di cose che due donne giovani si erano dette durante il tragitto, ad un mio spontaneo suggerimento su cosa dire al suo fidanzato, mi disse: "Ma il mio rapporto con C. non è come quello tuo con G., è una cosa diversa." Era seria e per me fu una rivelazione. Una prima rivelazione a cui ne seguirono altre, ma nonostante la mia scarsa esperienza di vita avvertii la sua infelicità.
Forse da lì, da quella constatazione di come doveva essere l'amore fra due persone, che lei vedeva dalla sua posizione diversa, che iniziò l'invidia. Non ero consapevole di come io e G. apparivamo da fuori, lo amavo, mi amava, ma tutto mi sembrava normale.. Forse la sua insoddisfazione, che era già esistente, avendo vicino quel paragone esplose del tutto e lei lasciò C.. Avrebbe potuto parlarci, invece aveva subito per poi mandare tutto in frantumi.
C. non aveva colpa dei suoi complessi di inferiorità, né che lei non fosse sincera con lui e gli avesse nascosto la sua inesistente licenza di scuola media inferiore. Lui era prossimo alla laurea e si rendeva conto delle sue carenze culturali, ma credeva che almeno quel pezzo di carta l'avesse, pur sembrandogli carenza grave. C. non capiva come mai la sua fidanzata non avesse fatto le Scuole Superiori, cosa che all'epoca facevano tutti, e solo le classi culturalmente ed economicamente infime non mandavano i figli in una qualsivoglia Scuola per conseguire un Diploma. Lei non aveva finito neppure la Scuola Primaria di Primo Grado.. Se era infelice in quel rapporto per atteggiamenti ed azioni di C. è anche vero che lei non aveva mai cercato con lui una vera unione di anime tacendogli chi era veramente.
Il nucleo di una personalità frustrata e compressa in sé stessa c'era tutto. Avrebbe dovuto avercela con chi l'aveva lasciata in quell'inspiegabile abbandono culturale, suo padre e sua madre, invece l'aveva con gli altri.. C. fu lasciato e doveva volerle bene nonostante tutto perché cercò di resistere a quella chiusura, ma lei fu irremovibile. Trascinata dai suoi complessi di inferiorità cercava un riscatto in chi le desse l'illusione di essere quella che avrebbe voluto essere. Iniziò una relazione clandestina con un uomo sposato padre di due figli di cui uno portatore di handicap. Non c'era il divorzio. Non si sa che avvenire vedesse davanti a sé, oltre serate e nottate in albergo e cene al ristorante truccata e vestita elegantemente secondo il suo discutibile gusto. Quell'uomo, che poteva essere per età suo padre, le faceva credere di essere colta ed intelligente forse, anche se non lo era. Io e G. provammo a farla ragionare, per il suo bene, ma ci trattò con aria di superiorità dicendo che non potevamo capire. Altre persone, che nella loro vita intima avevano aspettato di essere sposati in Chiesa per consumare un rapporto intimo, si mostravano stranamente comprensivi con la sua relazione adulterina, cercando esempi similari di loro amici o conoscenti in cui una donna molto giovane aveva fatto figli e famiglia con un uomo più anziano e già con una vita alle spalle. Lei privilegiava queste persone in tutto, che per contro usufruivano di pranzi e cene preparati da lei, di piatti già pronti da portarsi a casa, di viaggi con la sua auto e la benzina pagata da lei, di aiuti di ogni tipo addirittura ostentati verso me e G. che venivamo criticati e derisi con costoro, i quali si divertivano molto ad ogni maldicenza che la fuori di testa dicesse su di noi. Alcune cose le inventava o sperava che così fossero: ad esempio, pur essendo l'amore fra me e G. un rapporto che lei stessa aveva preso come giusta unione di due persone che risaltava ai suoi occhi rispetto alla sua con C., ora faceva insinuazioni sulla fedeltà di G. senza alcun motivo, ma solo per denigrare. A questo seguivano le denigrazioni sulla mia persona e su quella di G. fondate sul niente. Per metterle in risalto usava un metodo meschino quanto privo di realtà: paragonava continuamente noi due alla coppia privilegiata in modo grottesco giacché tale paragone svelava casomai il contrario: tutte le carenze di quelle persone a cui lei inventava pregi inesistenti.
Ora io non ho mai fatto paragoni con nessuno, giacché non comprendo che vantaggio questo possa darmi nel valutare ciò che sono veramente nel bene come nel male... E' un modo di affrontare la realtà meschino che non mi appartiene, ma apparteneva e forse appartiene ancora a questa poveretta di cui ho subito lo squallore della sua concezione dei rapporti umani.
Purtroppo, mio malgrado, però, sentendo tali paragoni, inevitabilmente lei mi faceva vedere proprio il contrario di quello che avrebbe voluto dimostrare nella sua follia: che chi mi portava come paragone migliore di me in qualcosa era in realtà peggiore. Non l'avrei mai rilevato, non avendo una tale forma mentale, ma all'istante in cui le virtù inesistenti di queste persone, che lei privilegiava, mi venivano sbattute in faccia non potevo non accorgermi che era vero il contrario...
Non vi era parola, atteggiamento o argomento che non fossero spunto per paragoni meschini fino all'assurdo.
Avevo un aspetto generalmente ritenuto gradevole da tutti, venivo definita molto carina da giovane e ne trovavo il riscontro nelle reazioni che suscitavo nell'altro sesso. Mai ho sentito un complimento o un'osservazione positiva dalla donna di cui sto narrando. Al contrario una sera che si stava prendendo una pizza tutti insieme la sentii dire alla persona da lei scelta come contraltare per darmi addosso: "Stasera sei la più bella del mondo." La persona poteva, messa al meglio, dirsi graziosa, ma i suoi tratti somatici irregolari potevano farne al massimo quel che si dice "un tipo". Tralasciando un naso gibboso, gli occhi sporgenti e i polpacci in rilievo. Per contro al mio viso dai lineamenti regolari si accompagnavano gambe perfette.
Cantavo anche abbastanza bene, grazie alla meravigliosa Prof.ssa Avallone che mi insegnò musica e canto, e capitò più volte che, insieme alla mia amica più cara, intrattenessimo gli amici in alcune serate imitando la coppia Gabriella Ferri De Santis che allora ebbe un certo successo cantando canzoni popolari.
Ma la donna che oggi guardavo senza rancore ma con vera pietà, sentendomi cantare e scherzosamente lodare da suo fratello, che disse che potevo benissimo sostituire l'autoradio quando si viaggiava, rimase gelidamente in silenzio mentre si mise a lodare "il contraltare" dicendo che cantava benissimo, eppure la tizia in questione non sapeva fare note basse e quindi il suo canto era praticamente un falsetto. 
La deformazione della realtà in favore del suo odio arrivava, come già accennato, a mettere in dubbio anche l'amore tra me e mio marito, dopo che per lei era stato la cartina di tornasole che le era servita per prendere atto che quello che lei stava vivendo con C. non era un amore ideale.
Ogni argomento serviva a questa sua necessità di dimostrare questo fatto inesistente.
Se mio marito era all'estero per lavoro non poteva che essersi fatta l'amica in quel posto.
Se in un campeggio dove eravamo in vacanza la Direzione ci comunicava che aveva telefonato una persona cercando della nostra famiglia (non esistevano i cellulari all'epoca) e da breve indagine era palese che si fosse trattato di un errore di comprensione del cognome, il suo incredibile commento era stato: "Era l'amica che lo cercava." Accompagnato da un sorriso maligno e soddisfatto. Inutile il mio candido stupore e il riferire che chi aveva preso la telefonata, richiesto di particolari per capire chi poteva essere per richiamarlo, aveva detto che si trattava di una voce di donna anziana. La donna malevola aveva messo il carico di un secondo commento assurdo: "Si vede che ha l'amica anziana."
L'ovvio pensiero di persone anziane rimaste a casa mentre i figli sono in vacanza, che li chiamano al numero del campeggio, dove centinaia di famiglie vanno e vengono, non poteva affacciarsi in quella mente distorta. Come detto era un continuo prendere spunto da ogni cosa per rovesciare fuori un po’ del veleno che la avvelenava. Di certo quella telefonata era per qualcuno che forse ad un secondo tentativo del chiamante fu individuato, in mezzo ai tanti cognomi che dovevano ricordare i gestori e il personale del campeggio. 

Ma, come ho scritto in altre mie riflessioni, esiste quella strana legge non scritta né scientificamente dimostrata che si chiama “contrappasso”, così capitò che la donna si trovò a telefonare ai suoi prediletti che erano in campeggio. Le passarono un’altra famiglia avendo frainteso il cognome. Al suo disappunto e ai suoi commenti, fossi stata della sua stessa pasta, avrei dovuto dirle: “Ora penseranno che eri l’amica dell’uomo di quella famiglia, peraltro tu sei giovane e non hai una voce da persona anziana.” Ma proprio non ci riesco a scendere a quei livelli di meschina stupidità.

Oltre all’aspetto fisico, alle qualità che una persona può avere, c’era il filone intelligenza e cultura. Qui la denigrazione e i paragoni in favore del “contraltare” erano per lei più ardui. Per prima cosa perché lei era totalmente priva di ogni cultura, a 21 anni si iscrisse ad una scuola serale e finalmente conseguì la licenza di Scuola Media Inferiore, dunque non poteva avventurarsi in un campo a lei sconosciuto denigrando me e pompando la persona da lei scelta come confronto, non avendo la forza psicologica di proporsi lei come paragone a mio sfavore.. Perché il problema in fondo sul piano psicopatologico era questo… Si attaccò quindi ai titoli di studio: solo che io avevo conseguito la Maturità ed ero iscritta all’Università dando alcuni esami, mentre “il modello” aveva conseguito il Diploma magistrale che all’epoca era quadriennale e non quinquennale come la Maturità, dunque l’accesso all’Università le era precluso a meno da fare il cosiddetto anno integrativo. Poteva iscriversi solo alla Facoltà di Magistero dove poteva accedere ai Corsi di Laurea in Pedagogia e Lettere… Ma preferì sedersi sulla comoda sedia che le procurarono i suoi genitori tramite la solita raccomandazione all’italiana. Dapprima la raccomandarono attraverso una conoscenza per un posto in uno Studio Privato poi, attraverso una impiegata di un Ministero che era segretaria verbalizzante in una commissione di concorso, chiesero il posto pubblico. Le Commissioni dei Concorsi Pubblici, tranne rari casi, dovendo ciascun Commissario piazzare i propri raccomandati a discapito di chi fa bene la prova concorsuale, non possono fare le loro schifezze sotto gli occhi del segretario verbalizzante (di solito personale amministrativo dell’Istituzione Pubblica in questione)senza concedere qualcosa anche a lui… Quindi tale impiegata amministrativa bastò a fare avere il posto “a vita” a cotanta intelligenza. Che, debbo dire, era si meschina anche lei, ma non avvelenata come la donna di cui oggi provo pena. Ormai abituata al confronto, cosa che ancor oggi trovo inutile e misero, non ho potuto fare a meno però di pensare a come io mi trovai un lavoro in uno Studio Privato di Avvocati appena diplomata: risposi ad un annuncio come allora ce ne erano tanti su “IL MESSAGGERO”, feci il colloquio con 50 giovani che si erano presentate come me. Rimanemmo in 2 e fummo assunte tutte e due. Poi avendo una famiglia che stavo crescendo e non avendo nessuno che potesse tenere i miei bambini, come invece “il modello” che poteva disporre della madre e, in mancanza di questa, della sua “enfatizzante” che si prestava, quando libera delle ore del lavoro, a farle da serva, mi sono industriata a fare traduzioni per una Casa Editrice lavorando da casa, poi ho aperto da sola una Partita IVA e ho fatto per alcuni anni l’Intermediatrice di commercio per due Società, infine ho cominciato a fare Concorsi Pubblici, senza raccomandazioni. Il muro della corruzione era così spesso che ho iniziato a lavorare pagata con parcella professionale in una struttura universitaria creando una Biblioteca e infine da dentro quella struttura sono riuscita a vedere da vicino le schifezze che si facevano nei Concorsi a cui anch’io avevo partecipato e in uno sono stata ripescata dopo che mi avevano spedito al 20esimo posto, pur avendo io superata la prova e aver avuto notizia che ci eravamo riusciti solo in 6. Ma lungi dall’essere fra i primi 6 ero al 20esimo posto per far posto a ogni sorta di raccomandati: un esempio, al 5° posto c’era il figlio dell’usciere che aveva il tavolo nel corridoio davanti alla porta dell’Ufficio Concorsi e faceva l’inchino al Responsabile di tale ufficio da anni. Il poveruomo disse a me e ad un’altra persona presente che “il suo ragazzo non ce l’aveva fatta a superare la prova”. Era un giovane appena diplomato senza alcun titolo, ed il Concorso era per titoli ed esami… Non mi stupii ricordandomi quello che in un raro momento di confidenza mi aveva confessato il mio “contraltare”: “Il tema è difficile da superare ma mi è stato detto di metterci un segno, come se fosse un errore della penna, ma è un segno particolare che rende riconoscibile a chi appartiene l’elaborato..” Funziona così dunque, dato che poi la sceneggiatura di questi concorsi truccati è che bisogna rispettare l’anonimato del concorrente e la busta con il nome si apre dopo che l’elaborato è stato valutato. Garanzie di legalità bellamente gabbate. Nel caso del figlio dell’usciere credo che abbiano proprio sostituito l’elaborato trattandosi di un listato in linguaggio BASIC e alcune schede bibliografiche. Ecco, io mi sono guadagnato il mio lavoro, non mi hanno messa lì “mamma e papà” come il “contraltare” eletto dalla donna penosa di cui narro.



E passiamo all’altra. Un’altra avvelenata. Anche quando sorrideva si sentiva la sua durezza ostile.In questo caso l’odio lo avevo ricevuto in eredità da mio padre che ne era stato il primo oggetto. 

  

domenica 30 giugno 2024

STORIE DI V.V.

 Volti della televisione...

In quella casa in cui si respirava l'allegria che a casa mia non c'era mio padre non voleva che andassi.

Era nella scala A ed erano in affitto.
Mio padre non voleva perché la signora, madre di molti figli, era vivace, allegra, spiritosa e gentile nonostante fosse vedova.
Inoltre si truccava e fumava. Vestiva con cura senza preoccuparsi di mettere in mostra le gambe magre visibilmente storte. La signora aveva un lavoro impiegatizio di tipo privato non so dove, e per arrotondare teneva due pensionanti a cui affittava altrettante camere del grandissimo appartamento.
Uno dei due pensionanti non l'ho mai visto, l'altro lo vedevo dentro l'edicola che gestiva vicino all'Ufficio dove lavorava mio padre.
Anche mio padre lo conosceva di vista e al massimo per il saluto.
Era scapolo, e quando andavo a casa D.T. senza che mio padre lo sapesse ho visto con i miei occhi la signora D.T. appena rientrava dal lavoro, ogni pomeriggio, andare a fumarsi una sigaretta nella stanza di quel pensionante. Solo che ci si fermava molto più a lungo del tempo di una sigaretta.
"Ma che c'è di male, - dissi un giorno a mio padre - anche se fosse è vedova e lui scapolo."
Ma la cosa più divertente erano i figli della signora: Gianfranco che suonava la chitarra cantando piacevolmente, mentre la sorella maggiore R. se ne stava stesa su un lettino che fungeva da sofà con il suo fidanzato Franco C. coperti da un leggero copriletto.
Poi a volte arrivavano gli amici di Gianfranco con altri strumenti fra cui i Bongo: e facevano musica. Erano davvero dei bei pomeriggi.
Franco C. non suonava né cantava, pomiciava soltanto discretamente con R.


A volte arrivava la figlia più grande della signora D.T. con marito e figli: un ragazzo adolescente e una bambina, tutte persone gentili, cordiali e fini.
Quando mia madre, raramente, veniva a cercarmi nel timore che rientrasse mio padre e sgridasse entrambe, la signora D.T. l'accoglieva con il sorriso e gentile cordialità.
In realtà ero lì per Gabriella detta "Bebby", deformazione romana dell'americano Baby. Aveva tre anni più di me ed era amica di una ragazzina di uguale età, Stefania P., sorella di quella che allora consideravo la mia migliore amica: Giacinta P..
Frequentando la casa della mia amichetta, avevamo la stessa età, avevo legato anche con sua sorella Stefania.P., dolce e tranquilla, e con il suo giro di amichette del palazzo.
Sia Stefania P. che "Bebby" erano molto carine, Gabriella in particolare aveva i capelli rossi e tante lentiggini e un corpicino perfetto che un pomeriggio mi mostrò senza pudori facendosi il bagno in cucina dentro un grosso bagnapiedi di zinco.
Gabriella era disinibita un po' come tutta la sua allegra famiglia e le piacevano i ragazzi, in particolare si baciava appassionatamente con un ragazzo moro, molto carino anche lui, in mia presenza stringendosi e strofinandosi a lui. Mentre la madre era come tutti i pomeriggi a fumare la sigaretta nella stanza del Sig. S..
Franco C. invece, appariva tranquillo e chiedeva solo di poter stare appiccicato a R.; in realtà la mia amica Giacinta.P. mi informò che Franco C. faceva il filo a "Bebby", dato che lei aveva 16 anni e lui una ventina, ma poi forse R. poteva dargli qualcosa di più ed optò per lei che aveva 4 anni più di lui.
Seppi che si erano poi sposati e nacque una bambina con i capelli nerissimi.
R. era impiegata da prima del matrimonio e continuò a lavorare perché lui, Franco C., un vero lavoro non l'aveva: "faceva i caroselli". Si diceva così in gergo intendendo che recitava negli spot pubblicitari e per questo, data la TV in bianco e nero, era costretto a schiaririsi i capelli castani con l'acqua ossigenata altrimenti in TV apparivano di un nero che "sparava".
Seppi poi che aveva inciso un disco a 45 giri, che faceva il cantautore, e me ne stupii perché in casa D.T. non suonava come gli altri, né cantava come Gianfranco, che era diventato suo cognato. Ma quando seppi che si era fidanzato dai giornali, che ormai lo avevano reso famoso, me ne stupii, essendo sposato e la legge sul divorzio non c'era ancora...
A casa della mia amichetta Giacinta P. invece il cantautore famoso c'era da anni, essendo il marito di una sorella della madre della mia amichetta: Renato C.
All'epoca vivevano a Milano e della signora L., zia materna della mia amica, i giornali dicevano che era una soubrette ma si era ritirata dal mondo dello spettacolo per seguire la famiglia. Avevano un unico figlio che già all'epoca era all'Università e studiava Ingegneria. Mentre faceva esercitazioni di laboratorio un cretino intese scherzare tirandogli un cacciavite che lo prese alla nuca. Fu operato e si salvò ma per la famiglia fu un dramma e un grande spavento.
L. ogni tanto scendeva a Roma e veniva a trovare la sorella meno fortunata di lei. Prima di salire, non essendoci citofono, la chiamava dal cortile. Era una donna senza atteggiamenti ed arie pur essendo moglie di un cantautore famosissimo e ricco ormai.
Lui era diverso. Bastò che mio marito gli facesse un complimento dicendogli: "E' il più bel ricordo della mia gioventù", che smise di sorridere, si irrigidì e si mise a parlare con altri. Io, empatica, capii subito che mio marito aveva fatto una gaffe, giacché nessun artista vuole sentirsi dire di essere "un ricordo". Si era in quel periodo in cui lui, sentendo il cambiamento dei tempi nella musica leggera, aveva annunciato il suo ritiro. In seguito però riprese giacché il suo stile era tutt'altro che superato, anzi, egli è ricordato come un Maestro, un classico della storia della Musica Leggera.
A causa della volgarità e dell'ignoranza di due fruttivendoli che abitavano sul nostro stesso pianerottolo conoscemmo una futura stella della Musica Leggera: I.Z.
Sentimmo un gran trambusto e urla volgari. Aprimmo la porta e, dall'unico altro appartamento che dava sul nostro pianerottolo, i nostri vicini, una coppia senza figli che aveva un banco al mercato e da cui ricevevamo un educato saluto ogni volta che ci si incontrava sulle scale, erano con la porta spalancata ed inveivano contro una giovane dal viso pulito, seria ed educata, che rispondeva senza gridare come loro: "Ed ora dove le porto le mie valigie?" Non dimenticherò mai la triviale e gridata risposta della fruttivendola: "Mettitele nella fregna!" E richiuse la porta sbattendola, mentre mio padre si chinava per aiutare la giovane a raccogliere i vestititi che si erano rovesciati fuori da una delle valige che la volgarona, insieme al marito, le aveva tirato dietro.
Mio padre e mia madre si offrirono di tenerle le numerose valige per consentirle di cercare un'altra sistemazione ma, anche, di andare a denunciare ai Carabinieri i nostri vicini che le avevano affittato una stanza per poi concludere in quel modo incivile il loro rapporto locatori/locatario.
Le sue valigie occuparono il nostro ingresso per molti più giorni di quanto lei avesse detto inizialmente. Ogni tanto veniva a prendere qualcosa che le serviva... Promise di invitare i miei genitori ad una delle sue serate.. Ma poi non lo fece. Al mio sogghigno critico i due angeli che erano i miei genitori risposero sommessamente giustificando la mancanza totale di un minimo pensierino di ringraziamento e l'oblìo con: "Avrà avuto tanto da fare per trovarsi una nuova sistemazione, povera ragazza, e per lavorare per pagarsi le lezioni di canto.."
Questa è stata la mia conoscenza di tre famosissimi cantanti della TV e non solo.
I.Z. sotto le mani degli esperti di immagine perse il viso pulito e privo di trucco che io avevo conosciuto e diventò una avvenente donna: le cambiarono il colore dei capelli che aveva di uno sbiadito castano naturale, glieli tagliarono in una acconciatura studiata per attenuare il suo naso importante, le misero addosso bei vestiti... Sparita la ragazza seria e determinata che credeva giustamente nella sua voce, che mi disse essere "fra quella di Mina e Milva"; le avevo chiesto come fosse la sua voce, dato che certo non potevo chiederle di mettersi a cantare dentro il piccolo ingresso di casa mia ingombro delle sue valigie. Lei ci aveva pensato un momento guardando davanti a sé, sopra la mia testa di ragazzina di tredici anni, dalla sua alta statura di ragazzona di diciannove anni, e mi aveva risposto così. Ed era vero, aveva reso l'idea perfettamente: una voce potente, bellissima che ascoltai per la prima volta a casa di una mia amica che mi disse: "Senti questa nuova cantante che voce!" Non la riconobbi subito nella foto del disco a 45 giri, troppo diversa da quella ragazza dal viso acqua e sapone che avevo conosciuto.
Franco C. non l'ho più rivisto. Nella foto della copertina del suo primo disco era sempre lui, riconoscibilissimo. Non ho mai capito come potesse avere tanto fascino sulle donne come scrivevano i giornali... Non era alto, né aitante, né particolarmente bello.. Poi finì sui giornali anche per storie di droga e pure in prigione perché le leggi del tempo non permettevano la detenzione di droghe neppure "per uso personale", come una legislazione troppo permissiva ha consentito in seguito.
Renato C. era un gigante quando lo conobbi ed è morto un gigante della Musica Leggera.
A Milano lui e la moglie all'epoca avevano investito un poco dei loro meritati guadagni in un night-club: "Il Gatto Verde". Alla cassa ci lavorava un'altra sorella di L., D., io non l'ho mai conosciuta ma ho conosciuto sua figlia C. quando veniva a Roma a trovare l'altra zia e le cugine. Era una ragazza carina e sensibile, magra come ero io, così mi regalò un suo vestito di organza rosa antico e taffettà, che le sue cugine, non avendo la sua taglia, non potevano mettere. La ricordo per la sua generosità. Misi quel bellissimo vestito per il matrimonio di una mia cugina e in seguito lo feci rimettere a modello ricavandone un tubino, più adatto alla moda del tempo e alla mia età che era giunta ai diciotto anni.
Intanto a scuola avevo come compagna di banco alle scuole medie inferiori una certa Simonetta A.. Suo padre aveva una macelleria, cosa che all'epoca significava essere quasi ricchi. Conobbi la madre che, come molte madri di famiglia del tempo, non lavorava: era una donna graziosa, fine, sobria, alta e snella somigliante a suo fratello, un cantante famoso di un quartetto famosissimo. Lui in pratica era il bello del quartetto composto da tre uomini ed una donna. la mia amica lo chamava zio T. e sua moglie, una nota attrice di teatro e TV, zia F..
Come sempre accade con tutti ci si perde di vista, famosi e non...
In una giornalista RAI che lavora nei TG mi è sembrato di ravvisare una grande somiglianza con la mia ex compagna di scuola ed amichetta Simonetta A. che nell'adolescenza si era fatta molto carina... Si chiama Adriana come la madre della mia amica e sorella di "zio T." A volte si mettono i nomi dei nonni... Chissà.. In RAI non si entra senza qualche conoscenza e magari attraverso il fratello della nonna cantante famoso...
Poi ci sono volti in divisa che ci informano sulla metereologia...
Una donna si chiama Stefania e una delle sorelle di Giacinta P., la mia amichetta del palazzo, Stefania P., quella che aveva la stessa età di "Bebby", ebbe una figlia a cui mise il suo stesso nome, fatto inusuale. Questa bella donna in divisa che ha il suo stesso nome le somiglia moltissimo nel viso, ed ha il corpo alto di quello che, se fosse figlia della sorella della mia amica di tanto tempo fa, divenne suo marito dopo vari fidanzamenti finiti: ricordo il suo cognome De A., esattamente come il cognome della bella ufficiale che ci illustra il Meteo. Sarà un caso? Anche che il marito della mia amica Giacinta P., di mia uguale età, era un ufficiale di quella stessa disciplina? Nel qual caso sarebbe suo zio e si sa non solo in RAI c'è bisogno di conoscere qualcuno per entrare...
Un altro degli uomini meteo in divisa ha l'età di uno dei miei figli e da ragazzi si conoscevano: mi ha raccontato che era un tipo risentito e un po' violento che una volta gli chiuse una porta con violenza sulla nuca tanto da riportarne uno stordimento... Me lo ha raccontato a posteriori vedendolo in TV, io non ne avevo mai saputo niente giacché non tutti i ragazzi che mio figlio frequentava diventavano amici da portare in casa.
Il panorama di persone che, per ragioni varie, finiscono davanti alle telecamere e di cui ho conosciuto una parte privata è vasto..
La parte scientifica ad esempio, la gente che fa parte del mondo di lavoro di una persona della mia famiglia... C'è V. R. A.. L'ho conosciuto come un giovane Fisico ben inserito nel mondo della Ricerca pura, spontaneo, educatissimo, gentile, disponibile e senza atteggiamenti fasulli e ridicolmente sussiegosi come alcuni del mondo scientifico e universitario... Mi si stringe il cuore a  vederlo fare il tuttologo, lui che è specializzato in uno specifico ed importante campo della Fisica... A questo debbono ridursi gli scienziati per avere soldi e attenzione... C'è chi non è disposto a tanto ed è così integralmente uomo di scienza da nascondersi quando un giornalista lo cerca con domande sempre riduttive per una materia che non può essere capita che da chi ha inclinazione e tanto serio studio in quel campo. Cercare di divulgarla come fa certa TV è penoso. Un altro è famoso giustamente perché è arrivato lassù e si è fatto un giretto intorno al pianeta vedendo dal di fuori dove stiamo... Non è andato lassù senza competenze ovviamente: tante. A cominciare dalla tesi di laurea in Astrofisica di cui fu relatore il mio familiare. Tornato dagli USA, dopo essere stato invitato a pranzo dal Presidente della Repubblica e da altre Autorità, come si deve ad una gloria del Paese, mi meravigliò autoinvitandosi a casa nostra a cena. Non perché non fosse mai venuto a cena a casa mia... C'è venuto tante volte quando lavorava con il mio familiare su questioni scientifiche ed anche per un piccolo abbozzo di Società che avevano creato insieme ad un altro collaboratore del mio familiare... Ma ormai il TG si occupava ogni giorno di lui e so che la gente cambia.. Ma lui, U.G., non è cambiato. E venne a cena con sua moglie e suo figlio. Avevo fatto il pollo all'ananas, se non ricordo male, e a R., la moglie, il pollo non piace ma io non lo sapevo.. Non conoscevo R., prima per anni la sua fidanzata era stata un'altra, e con lei a volte veniva a casa nostra.



giovedì 20 giugno 2024

Blogger maltrattato da Google in affari

In attesa di vedere se Google Italia continuerà a prelevare soldi dalla carta American Express nonostante la disdetta fatta sul contratto da loro stabilito di Workspace business penso di usare questo 2024 per continuare a Scrivere, il motivo per il quale questo Blog esiste dalla fine del 2010.


Va da sé che Google Workspace mi ha fatto passare la voglia di usare questa piattaforma che è nata come Blogger e quello doveva rimanere.

Quando Google ha iniziato a dare problemi non accettando il pagamento con Carta di Credito prepagata ho cercato di creare un nuovo Blog con la piattaforma Word Press, poi mi sono fatta dare il codice di Arenzulla, sempre nell'intento di avviare l'uso di un'altra piattaforma. Ma trovavo faticoso iniziare a capire i meccanismi della pubblicazione che qui sono riuscita invece, sia pure con qualche errore iniziale, alla fine a saper usare.

Ora a 77 anni compiuti grazie al Grande Cardiochirurgo Carmelo Dominici che mi ha consentito con la sua abile Scienza di vivere un altro po', non ho più testa e pazienza di applicarmi ad imparare cose nuove: doveva essere una cosa ludica, ed anche a volte un impegno sociale, politico e morale di diffondere pensieri anche critici che potessero servire anche agli altri. Ho denunciato qui anche tante cose sbagliate... A volte rileggo alcuni post e mi servono per ricordare anche... Ritrovo informazioni che sono ancora di utilità.

I soldi che Workspace mi ha estorto con le sue forme imposte li userò per Scrivere ancora e poi chiuderò definitivamente questo Blog che Google non vorrebbe più lo fosse, ma un sito di "affari"!

lunedì 3 giugno 2024

BLOGGER DI GOOGLE NON SI PUO' PIU' USARE!

 NON UNA TELENOVELA E' DIVENTATO GOOGLE WORKSPACE A CUI GOOGLE HA PASSATO BLOGGER!
MA UNA RAPINA!
Riassunto delle puntate precedenti nei post con titolo Google Workspace.
NON ACCETTAVA CARTA VISA PREPAGATA, NEMMENO CARTA MASTERCARD, INTANTO DA DICEMBRE, QUANDO HANNO INIZIATO A MANDARE NEWSLETTERS PER IL RINNOVO COME TUTTI GLI ANNI DAL 2010, LA CIFRA DA PAGARE AUMENTAVA.
QUALCUNO DEVE AVER LETTO I MIEI POST  DI CRITICA E ORA ACCEDERE ALLA CONSOLE DI AMMINISTRAZIONE E' MENO FOLLE E SONO RIUSCITA AD ENTRARE PIU' AGEVOLMENTE, MA HO SCOPERTO CHE DOPO AVER PAGATO CON AMERICAN EXPRESS EURO 38,50 AL 1° GIUGNO HANNO PRELEVATO UNA QUOTA MENSILE DI EURO 7,51!
NEL PAGARE QUELLO CHE CHIEDEVANO HANNO ANCHE ATTIVATO UN ABBONAMENTO GOOGLE WORKSPACE BUSINESS!
DOVEVO SOLO PAGARE LA QUOTA ANNUALE CHE ERA DI CIRCA USD 12,50!
PENSAVO AD UN AUMENTO! INVECE QUESTI HANNO ATTIVATO UN ABBONAMENTO AZIENDALE!
IO CHE NON VOGLIO NEPPURE FARE LA PUBBLICITA' SU QUESTO BLOG PER NON STARE DIETRO ALLE LORO PAZZIE AMMINISTRATIVE DA INCUBO!
HO TOLTO TUTTO MA NON RIESCO A RIMUOVERE LA CARTA AMERICAN EXPRESS E SE NON ME LA FARANNO RIMUOVERE DALLA CONSOLE DI AMMINISTRAZIONE ANDRO' A FARE DENUNCIA ALLA GUARDIA DI FINANZA!
Conosco gli Statunitensi da esperienze di lavoro: quando amministravo i soldi dello Stato era per me come se fossero i miei e pure di più!
L'università dove lavoravo emise un ordine alla Springer Verlag per una pubblicazione scientifica: mi arrivò la prova della Banca americana che avevano incassato i 20 dollari dovuti ma non mandarono mai la pubblicazione. Inutili furono le e-mail all'indirizzo dove avevano accettato l'ordine in USA. Rintracciai la sede Springer Verlag per l'Italia, era a Milano, l'incaricata ebbe mail, copia della prova dell'incasso, ma mi rispose che lei non poteva fare niente! Pur dandomi tutte le ragioni del mondo; in pratica la sede italiana non era operativa, solo di rappresentanza!
EBBENE L'ESTRATTO CONTO DELLA CARTA AMERICAN EXPRESS RIPORTA CHE L'INCASSO L'HA FATTO GOOGLE SEDE DI MILANO!
E' LA PRIMA VOLTA IN 14 ANNI!
COME HO ILLUSTRATO NEI PRECEDENTI POST LE RICEVUTE (QUANDO LE HANNO MANDATE!) VENIVANO DAI VARI RAMI DI QUESTO GIGANTE CHIUSO NELLA SUA TORRE: GOOGLE DADDY, GOOGLE WALLET ecc. 
Ho tutti i documenti bancari per dimostrare ciò che scrivo, naturalmente, e se non mi fanno togliere dalla console di amministrazione gli estremi della Carta American Express la denuncia alla G.d.F. è doverosa.

mercoledì 29 maggio 2024

"La vedova" di José Saramago

 Ho iniziato la lettura di questo libro che pare sia il primo romanzo che Saramago ha scritto.

Non ho mai letto nulla di questo Autore portoghese, e scopro che anche lui è un Premio Nobel per la Letteratura.
Ho già scritto della mia delusione nel leggere Autori insigniti del prestigioso Premio e dunque non mi stupisco più di tanto se queste prime 75 pagine non mi abbiano colpito né entusiasmato, né tantomeno trasmesso emozioni o che vi abbia trovato frasi che contengano verità universali...
Forse più avanti scoprirò che invece vale e mi ricrederò. Per il momento si tratta di una scrittura quasi da novellista che racconta di un proprietario terriero che muore ancor giovane, ma la descrizione della sua morte non ha nulla di particolarmente triste, non vi sono atmosfere che tocchino la corda dei sentimenti, è una descrizione piatta di scene senza particolari atmosfere, in cui i personaggi non riescono ad esprimere sentimenti autentici: la giovane vedova esprime il suo dolore come se perdesse la ragione, senza nessun ancoraggio di realtà con il suo ruolo di madre di due bambini piccoli. Mentre la servitù che lavora in casa e nella tenuta viene descritta come individui senza un proprio io, senza sentimenti se non quelli di riflesso dei padroni, essi esistono solo in funzione dei padroni e sono felici o tristi solo in funzione dei sentimenti di chi dà loro lavoro. Figure umane svuotate del loro "io", servili fin nei sentimenti anch'essi al servizio di chi è ricco e padrone.
Assurdo.
Le uniche brevi pagine di un qualche vago valore sono quelle in cui Saramago descrive la natura in cui si muovono i due bambini rimasti orfani e la cui madre si è messa a letto dimentica dei suoi doveri verso di loro. Descrive una natura in cui piove sempre. Non conosco il clima del Portogallo, dove lo scrittore ambienta questo suo primo romanzo, ma tanta pioggia non l'ho trovata nemmeno in romanzi la cui storia si svolge in Gran Bretagna!
José Saramago con la seconda moglie


domenica 19 maggio 2024

La Sig.ra Anteri e altre mille vite - Romanzo - Cap. XIII

La Sig.ra Anteri e altre mille vite

Capitolo XIII

Questa inclinazione agli affetti non era forse stata sempre delusa? Pensava nel presente la Sig.ra Anteri.
La sua disponibilità ad amare parenti e amici non aveva sempre incontrato il muro della disillusione?
E non aveva tutto questo radici antiche nell'esperienza dei suoi genitori?
Dunque questa era la natura umana.
Giulia Anteri era alla fine della sua vita il frutto di un'anima buona per natura, dotata di una forte empatia, ma anche di tutte le vite che l'avevano attraversata lasciandole impresso il segno delle loro azioni.
Fabrizia le aveva tolta l'ultima umana illusione che anche una amicizia durata sessanta anni non possa finire, senza nessuna sua azione cattiva.
I parenti che aveva ricevuto in dote dai suoi genitori erano stati tutti, tranne uno o due, persone disaffettive, indifferenti, invidiose quando non malvage.
Quelli che aveva acquisito tramite suo marito altrettanto.
Infine quelli che le erano giunti tramite i suoi figli e i loro legami sentimentali aveva cercato di curarli in modo particolare attingendo a tutta la sua esperienza di vita...
E lì i rapporti erano stati i migliori in assoluto, ma limitati sempre alla fine dall'agire altrui.
Non aveva potuto ignorare la glaciale indifferenza di Regina di fronte ad una sua angoscia e il suo mancato aiuto che invece era stato concesso abbondantemente ad una persona amica di sua figlia... 
Non si può che prendere atto di certi fatti concreti che parlano meglio di ogni esplicito discorso.
E Giulia Anteri ne prendeva atto cambiando irreversibilmente i suoi sentimenti.
Ogni gesto che compiamo, se ripetuto nel tempo, come ogni parola, sono confessioni dei nostri reali sentimenti.
Non c'è ipocrisia di facciata che tenga di fronte a tali rivelazioni.
Non si può che prenderne atto.
Giulia Anteri aveva visto e vedeva tutt'ora gente vivere nella più totale falsità, più o meno inconsapevole, rapporti umani che per questo non potevano che portare a patologie psicologiche e alla alienazione.
Cercavano poi l'aiuto di Psicologi a volte. Quando sarebbe bastato il coraggio di ammettere la verità di quei rapporti e accettarne l'infelicità.
Giulia si era accorta che Fabrizia non era leale come lei, che soffriva di non nobili invidie, ma pensava che, non potendo cambiare la natura di Fabrizia, volendole bene ed accettandola così come era la loro amicizia non sarebbe finita mai.
Invece vi aveva posto fine lei, bruscamente. Allora qualcosa di profondamente scompensato, che lei non poteva comprendere, era nella sua antica amica.
Fabrizia non aveva invidiato i successi delle vite felici dei due figli della donna che, slealmente, aveva tradito la sua amicizia e il legame di parentela portandosi a letto suo marito sotto i suoi occhi. Ma le faceva invidia quello che avevano conquistato i figli di Giulia:  un'amica leale.
La parente e amica si era approfittata della amarezza del marito di Fabrizia, fatto di cui si era accorta anche Giulia, tanto da pensare: "Quest'uomo è così infelice e in cerca di consolazione che mi basterebbe allungare una mano per prendermelo."
Ma era stata soltanto una constatazione mentale affiorata parlando un giorno con lui di cose banali. La sua natura empatica e sensibile le aveva fatto avvertire lo stato in cui era l'uomo dati i rapporti infelici con la moglie.
Ma Giulia aveva la lealtà verso chiunque a fare da diga ad ogni azione misera e sbagliata, a parte il fatto che era profondamente innamorata di suo marito.
Questa diga non l'aveva la parente amica a cui Fabrizia dimostrava di tenere tanto.
Eppure in seguito raccontava a Giulia dei successi economici e sentimentali dei figli di quella donna sciagurata senza invidie né risentimenti.
La vita, dunque, avrebbe continuato a meravigliare le certezze di Giula Anteri fino all'ultimo giorno al punto che ormai aveva una sola certezza: sé stessa e la serenità raggiunta.

lunedì 6 maggio 2024

"Tempi duri" di Mario Vargas LLosa

Sono alle ultimissime pagine di questo libro e di nuovo mi trovo ad essere perplessa leggendo un Premio Nobel della Letteratura.
Di Doris Lessing ho già detto, di Philip Roth, non Premio Nobel ma, a detta di certi giornalisti, quasi, da cui sarebbe sfuggito solo perché morto prima... Non mi sono piaciuti al punto che non li leggerò più.
Di questo scrittore sudamericano non avevo mai letto niente ed ho voluto provare. Non vado in cerca di Premi Nobel da leggere, ma se scegliendo un libro scopro che chi l'ha scritto è stato insignito del massimo riconoscimento per la propria Opera Letteraria mi aspetto qualcosa di speciale. Ebbene Vargas LLosa racconta, romanzandoli un po', fatti storici del Guatemala nel secolo appena trascorso.
Una narrazione interessante per me che non conoscevo nulla di tali accadimenti, ma zeppa fino all'inverosimile di nomi dei numerosissimi personaggi coinvolti nella Storia. Questo, che già rende arduo seguire il susseguirsi convulso dei fatti, è reso dallo scrittore ancora più faticoso per la comprensione di essi dal tipo di narrazione scelta dall'Autore. Egli non segue un racconto cronologico della Storia e nemmeno usa l'escamotage del flash-back, ma inizia un capitolo narrando una serie di avvenimenti intorno ad un personaggio in un preciso momento della Storia per poi concluderlo e nel capitolo successivo inizia a narrare intorno ad un altro personaggio in fatti che coinvolgono anche il personaggio del capitolo precedente, ma localizzandolo in un tempo successivo o, in alcuni casi, precedente. Mi ci è voluto un po' per capire questo strano modo di narrare, che non giova alla chiarezza della narrazione, nè all'eventuale messaggio che ciascuno può trovare in questa Opera.
E' uno scorrere continuo avanti e indietro, senza nesso cronologico, saltando da un personaggio all'altro, a volte chiamando uno stesso personaggio con un nome o nomignolo diverso.. Un capitolo fra gli ultimi inizia senza neppure palesare di quale personaggio sta parlando, ma raccontando cosa sta facendo nel momento del tempo in cui l'ha collocato, il lettore così capisce chi è il personaggio solo dopo due pagine del capitolo...
Mi spiace ma nessun Premio Nobel mi esimerà dal criticare questo modo confuso di narrare una Storia politica complicata. Non c'è una motivazione stilistica nel costruire una tale narrazione, ma a me sembra che lo scrittore sia stato sopraffatto da tanto materiale narrativo da non saperlo gestire, e di scrivere via via gli avvenimenti, che un poco apprendeva con la sua ricerca storica e un poco arricchiva con la sua fantasia, così come invadevano di volta in volta la sua mente.
Al di là dunque del valore letterario dell'Opera ho appreso di fatti storici, che poi ho verificato, che vedono un popolo oppresso e rapinato da uomini che si possono definire mostri, non diversi da mostri del nostro continente europeo che ben conosciamo.
Nell'effettuare tale verifica ho appreso fatti recenti: nel 2024 è al potere in Guatemala un figlio di colui che aveva voluto la riforma agraria: dare ai contadini le terre incolte del latifondo. Riforma cancellata nel sangue da schifosi esseri che si sono succeduti dopo colui e chi l'ha sostituito nell'immediato quando lui è stato cacciato dalla Presidenza.

Bernardo Arévalo, attuale Presidente del Guatemala, è nato il 7 ottobre 1954 a Montevideo, capitale dell'Uruguay; suo padre era Juan José ArévaloPresidente del Guatemala dal 1945 al 1951, in esilio nel Paese sudamericano dopo il colpo di Stato del 1954[

HA LA POSSIBILITA' DOPO DECENNI DI COMPIERE QUELLA RIFORMA AGRARIA CHE SUO PADRE E IL SUO IMMEDIATO SUCCESSORE NON RIUSCIRONO A PORTARE A TERMINE.

Il 2% dei proprietari terrieri possiede il 62% della terra coltivabile del Guatemala. Le popolazioni indigene, storicamente espropriate delle loro terre dalla colonizzazione spagnola e poi dalle nuove élite dopo l'indipendenza, sono relegate sulle montagne, dove la terra è sterile, costringendole a vivere in estrema povertà. Il tasso di malnutrizione del Guatemala, pari a circa il 65%, è tra i più alti dell'emisfero occidentale.

QUESTI SONO I VERI PERSONAGGI STORICI DI QUESTE VICENDE DI SOPRAFFAZIONE E DI ASSASSINI NARRATE DA MARIO VARGAS LLOSA


Jacobo Arbenz da l'annuncio delle sue dimissioni da Presidente del Guatemala dopo essere succeduto a Juan José Arévalo e aver tentato di continuare la sua politica della riforma agraria.

Jacobo Arbenz in partenza per l'esilio con tutta la sua famiglia





 Jacobo Arbenz 





Carlos Castillo Armas con l'aiuto del dittatore della Repubblica Dominicana e della CIA prese il posto di Jacobo Arbenz diventando il Presidente del Guatemala e cancellò la Riforma agraria appena iniziata facendo uccidere i contadini e togliendo loro le terre a loro assegnate da Arbenz. Venne ucciso tre anni dopo in un agguato. Nella foto sopra è con l'arcivescovo cattolico Mariano Rossell y Arellano ostile al governo di Jacobo Arbenz, che aveva assegnato le terre incolte del latifondo in proprietà ai contadini, e favorevole alla repressione sanguinosa di Castillo Armas.




Il sanguinario dittatore della Repubblica Dominicana Trujillo con il capo della sua sicurezza il torturatore Abbes Garcìa



Presumibilmente Marta Borrero Parra. Alla fine del libro Mario Vargas LLosa riporta la sua intervista alla donna ormai ottantenne a cui gli USA hanno dato la cittadinanza: alla domanda se l'abbia avuta per la sua collaborazione con la CIA la donna si è irrigidita e ha parlato dei suoi avvocati. Qualche tempo fa si trovavano sul WEB sue foto invecchiata, da quando il libro che parla di lei, tradotto in molte lingue, ha messo in risalto la sua storia, le foto sono sparite.

domenica 5 maggio 2024

Ultima comunicazione sul rinnovo abbonamento annuale del Blog

 http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2024/02/questo-blog-esiste-da-piu-di-10-anni.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2024/02/workspace-di-google-chiusa-in-una-torre.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2024/02/messaggio-per-google-workspace.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2024/02/google-workspace-continua-mandare.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2024/03/google-e-riuscita-finalmente-prendersi.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2024/04/google-continua-ad-essere.html

Questi i 6 post, che potete rileggere cliccando sui link, dedicati al rapporto kafkiano con Google.
Come scritto nel primo di questi post il rapporto si è complicato da quando il Blog è stato passato al ramo Workspace.
Per questo anno la faccenda ora sembra risolta: abbiamo pagato con la Carta American Express e sembra che questa volta gli sia andata bene.
Ma va da sé che non mi diverto più a dover combattere con le loro paranoiche disposizioni di pagamento: scrivevano che il pagamento con Pay Pal finalmente gli andava bene poi invece no...
Per questo anno dunque riprenderò a pubblicare a puntate l'ultimo Romanzo La Sig.ra Anteri e altre mille vite.
"Normalità apparente" e "Il Romanzo dell'Università" sono pubblicizzati nelle librerie on-line ma potete ordinarli soltanto scrivendo a: rita.coltellese@gmail.com.
La raccolta di Novelle "Mostri e Ritratti" e il libro Giallo "L'uomo cane" sono ordinabili dalle librerie on-line.