domenica 10 aprile 2022

Riflessioni su "I Demoni" di Fëdor Dostoevskij

 

Nel leggere “I Demoni” di Dostoevskij non dimentico mai ciò che penso: che ogni scrittore, grande come lui o piccolo come me, scrive di ciò che conosce, o in prima persona o per conoscenza indiretta, ma comunque della realtà che conosce.

Questo non avviene solo se vuole scrivere racconti fantastici o fantascientifici, ma in quelli fantascientifici pure deve mantenere un minimo di coerenza con la realtà se vuole che siano buoni racconti, altrimenti rischia di scivolare nel ridicolo.

Solo in quelli prettamente fantastici è concessa ogni libertà alla fantasia.

L’ho già scritto e mi ripeto, mio marito critica il mio scrivere sempre sulla realtà da me conosciuta direttamente, ritenendola un limite. In realtà, non essendo un diario ma una analisi psicologica ed umana dei sentimenti e delle azioni di persone reali, nel mio scrivere c’è una ricerca della verità e delle ragioni delle azioni umane, volendo trarne una riflessione morale che possa servire a tutti.

Dunque leggendo “I Demoni”, in certi capitoli anche in una prosa affastellata di eventi confusi, non sempre, come accade anche ai grandi scrittori, di un valore letterario eccelso, mi sono domandata quando è nata l’Internazionale socialista, a cui si intuisce si riferiscano le azioni dei “demoni” protagonisti del romanzo.

A tali pagine si alternano, come sempre accade ai Grandi, pagine di grande bellezza e universale verità, e sono quelle che, nell’insieme dell’Opera Letteraria, ne fanno l’Opera d’arte.

Come faccio sempre, per capire, ho fatto una piccola ricerca ed ecco che scopro ciò che avevo intuito: la Prima Internazionale nasce nel 1864, dunque ben prima della morte di Dostoevskij, che morì nel 1881. E nacque all’estero, come le azioni dei personaggi de “I Demoni” fanno intuire nei loro oscuri maneggi: Satov e Kirillov che sono stati negli USA “dormendo per terra e facendo la fame”, poi Satov in Svizzera, dove incontra il “demone” Stavrogin che, a sua volta, grazie alla ricchezza della sua famiglia, viaggia in Germania e in Francia. Satov è un puro e verrà agganciato dalle idee di Nikolaj  Vsevolodovič  Stavrogin e del peggiore “demone” Pëtr Trofimovič Verchovenskij ma, a differenza di altri, intuirà una insincerità dei due “cattivi maestri” e penserà di denunciarli. 

Ma ecco, nel riassunto storico della nascita della Prima Internazionale, i riferimenti e i sommovimenti che spiegano l’ispirazione del romanzo di Dostoevskij e quello che poi accadde molti anni dopo in Russia nel 1917.




 La Prima e la Seconda Internazionale

 Mentre fiorivano in Europa le teorie socialiste, nascevano nuove importanti organizzazioni in difesa dei lavoratori non più limitate agli ambiti nazionali. Il 28 sett. 1864 a Londra fu fondata l'Associazione Internazionale dei Lavoratori (AIL) meglio nota come Prima Internazionale. In essa confluirono molteplici tendenze: dai mazziniani italiani, ai seguaci di Blanqui e Proudhon, agli anarchici, ai sindacalisti inglesi. Estensore del programma e dello statuto dell'Associazione fu Marx: i lavoratori dovevano liberarsi da soli dal giogo padronale, impadronirsi dei mezzi di produzione e dar vita a una collaborazione internazionale contro la guerra. Dopo un primo contrasto tra marxisti e proudhoniani, risoltosi a favore dei primi nel 1871 (Congresso di Basilea), l'Internazionale entrò in crisi a causa della violenta polemica tra marxisti e anarchici di Bakunin. I seguaci del russo, contrariamente ai marxisti, ritenevano che il nemico da sconfiggere fosse lo Stato e non il capitalismo. Vi fu una scissione nell'Internazionale che ne provocò l'indebolimento: nel 1876, al congresso di Philadelphia, fu infatti sciolta. La Seconda Internazionale, fondata a Parigi nel 1889, restò una sorta di libera federazione tra gli autonomi gruppi socialisti nazionali. Essa auspicava la formazione di veri partiti socialisti nei singoli paesi non legati in alcun modo alla borghesia.

Credo che questi avvenimenti e pensieri politico-filosofici che attraversarono l’Europa in quel periodo abbiano avuto un‘influenza nell’ideazione di questi tormentati personaggi del romanzo di  Fëdor Dostoevskij.

Uno stupendo, espressivo, inarrivabile Luigi Vannucchi, nei panni di 

Nikolaj  Vsevolodovič  Stavrogin nella produzione RAI del 1972 de "I Demoni" con la magistrale regia di Sandro Bolchi.