giovedì 21 maggio 2015

Oro bianco

Da: StrettoWEB.com

“Oro bianco”: il narcotraffico della ‘ndrangheta raccontato da Gratteri e Nicaso

Il nuovo libro di due massimi esperti di ‘ndrangheta: in “Oro bianco” vengono ricostruite le rotte della cocaina, un business planetario, dall’America alla Calabria

Frutto di una proficua collaborazione tra il magistrato Nicola Gratteri e lo scrittore Antonio Nicaso, il loro nuovo libro “Oro bianco”, edito da Mondadori.
Come è noto, Gratteri è da anni impegnato nella lotta contro la ‘ndrangheta, convinto di dover portare avanti questo onere rimanendo e combattendo nella sua terra di origine, la Calabria.
Antonio Nicaso, invece, storico amico del magistrato, è un giornalista, scrittore, ricercatore e consulente italiano, nonché uno dei massimi esperti di ‘ndrangheta a livello internazionale. Non per niente, dalla sua Caulonia, nel reggino, è partito, diventando autore di diversi libri, tra cui vari bestseller internazionali; ad oggi vive e lavora in Nord America.
Già in passato, Gratteri e Nicaso hanno collaborato per dare “vita” a delle storie che hanno avuto molto successo, anche e soprattutto tra i giovani; proprio questo venerdì Nicola Gratteri incontrerà gli studenti del Liceo Classico di Reggio Calabria, “Tommaso Campanella” e quelli del Liceo Scientifico “A. Volta” per parlare dei suoi bestseller “Fratelli di sangue” e “Dire e non dire”, scritti proprio con Antonio Nicaso.
E di Nicaso e Gratteri è anche il sopracitato “Oro Bianco”, un libro che ripercorre le tappe di un business a cui la ‘ndrangheta tiene molto, quello della cocaina, divenuta ormai frutto di un commercio planetario. Un vero e proprio “viaggio”, quello descritto nel libro, che parte dalla Colombia e arriva fino in Calabria: i due autori hanno visitato la Bolivia, il Perù, l’Argentina, il Brasile, il Canada, il Messico, gli Stati Uniti, entrando nei laboratori dove dalla foglia della pianta viene ricavata la “pasta base”; ma non solo, il viaggio continua verso l’Africa, l’Australia (il Paese primo nella classifica dei consumatori di droga al mondo), per proseguire in Germania, in Austria, in Spagna, in Portogallo, in Irlanda, in Belgio, in Olanda.
Le rotte della cocaina ricostruite nel libro sono quelle d’aria, ma anche quelle tracciate via mare e via terra dai produttori della droga, che fanno viaggiare la “polvere bianca” fino ai consumatori per pura sete di guadagno.  Il tutto è arricchito da approfondimenti e interviste a decine di investigatori, esperti, giornalisti, e dall’aiuto offerto ai due autori dalle forze di polizia italiana e straniere specializzate in un narcotraffico che da “elite” quale era almeno fino agli anni Novanta, è oggi diventato di massa.
Secondo l’Unodc,si riporta, l’ufficio delle Nazioni Unite per il controllo della droga e la prevenzione del crimine, nel 2012 nel mondo 243 milioni di persone fra i 15 e i 64 anni hanno assunto almeno una volta sostanze illecite; tra queste, la cocaina risulta essere la più richiesta e venduta dalla ‘ndrangheta.
Varie operazioni si sono susseguite nel corso degli anni, e in molte di queste è stato coinvolto il magistrato Nicola Gratteri, che anche attraverso quest’ultimo lavoro insieme a Nicaso ha voluto offrire un “reportage” su un tema di grande attualità, e al tempo stesso trasmettere anche la voglia di combattere la ‘ndrangheta e tutti gli “sporchi” traffici ad essa legata.
Per promuovere il suo libro inchiesta sulla cocaina e l'enorme ricchezza che la sua vendita comporta per l'organizzazione criminale chiamata 'Ndrangheta, Gratteri sta girando da tempo per l'Italia: il 13 aprile è stato in RAI, ospite nella trasmissione "Che tempo che fa", il 16 aprile è stato a Roma, presso il  centro commerciale Cinecittàdue, il 9 maggio a Catanzaro e così via ovunque per comunicare il risultato della sua inchiesta:
Del suo viaggio, racconta ancora il magistrato, "mi ha colpito il controllo assoluto del territorio. Ci sono zone dove l'esercito ha paura ad entrare, e 'ndranghetisti che entrano ed escono da questi territori". Ci sono, aggiunge, "sottomarini che possono trasportare fino a 14 tonnellate di cocaina. I narcos hanno anche la possibilità di affittarsi un satellite per controllare il radar degli Stati Uniti quando passa a controllare l'America Centrale, e quando non guarda quel pezzo di mare i narcos passano con i sottomarini".
Oggi la cocaina, spiega Gratteri, "costa 50 euro al grammo, il prezzo lo decidono domanda e offerta. Solo la Procura di Reggio Calabria sequestra ogni anno 3 tonnellate di cocaina, ma sono il 10% di ciò che arriva in Europa. Bisognerebbe cambiare le regole del gioco omologando i sistemi giudiziari, quantomeno in Europa, dove ancora ci muoviamo in ordine sparso, e gli 'ndranghetisti man mano che salgono verso nord sono sempre meno controllati, non c'è la cultura del controllo del territorio". Sulla liberalizzazione della marijuana, precisa il magistrato, "non si risolverebbe il problema perchè in farmacia costerebbe comunque di più rispetto al mercato nero, altrimenti lo Stato non rientrerebbe con i costi". Un panorama, quello descritto da Gratteri, dove comunque "c'è spazio per il realismo e la denuncia, perchè non bisogna mai assuefarsi".

E' ovvio che il denaro, tanto denaro, tutto corrompe: dunque il potere della 'Ndrangheta è comperare uomini ovunque, nelle banche, nelle strutture dello Stato, i voti per far eleggere chi poi può usare per i suoi sporchi fini.

Ma chi da questo immenso potere a questi venditori di droga? 
Chi la consuma, e ne consuma tanta!!
Perché gli uomini, tanti uomini, ne hanno bisogno?
Sono questi che creano il potere dell'organizzazione criminale, dunque sono loro i colpevoli dell'immenso potere della 'Ndrangheta.
Non esiste dire "poveri drogati": c'è una scelta, dunque niente "poveri", non è il cancro che viene pure se non lo vuoi.
Questa gente è colpevole quanto chi gliela vende. Spesso uccidono guidando le auto sotto l'effetto delle droghe.
Per me sono criminali quanto i loro fornitori in quanto, se non ci fosse richiesta, per i trafficanti non ci sarebbe nemmeno convenienza a commerciarla.

  

Quale incommensurabile idiozia...


Roberto Formigoni
@r_formigoni
 
Emma #Bonino è guarita 'sparita ogni traccia di cancro'. Che ne dite, voi che vi proclamate atei, è stata la preghiera di Papa Francesco?

Non trovo questo sciocco particolarmente interessante da dedicargli ben tre post in poco tempo, ma non è colpa mia se da un po' di tempo si agita facendo parlare di se per cose poco edificanti. Sulla mia posta mi è arrivato questo twitter... Che dire?... Penoso. Solo una persona di scarsissima intelligenza può scrivere una cosa simile.
Cosa vuol far credere, che lui è devoto al Papa e crede che basta che lui preghi per qualcuno e il cancro sparisce?
Formigoni si fa mai un giro per gli ospedali pediatrici dove bimbi innocenti languono afflitti dalle forme tumorali più crudeli?
Lui che non è ateo dicesse al Papa di pregare per loro perché domani mattina saranno tutti guariti dal cancro e sollevati dalle loro sofferenze.
Penso che Francesco, gesuita, sia incommensurabilmente più intelligente di lui e sappia bene come stanno le cose.
Rispetto per i credenti di qualsiasi religione, purché non intollerante verso gli altri, ma rispetti, questo sciocco, i non credenti che, tolti quelli che lo dicono per posa, sciocchi anche loro, lo sono perché purtroppo non sanno illudersi di fronte a tanta ingiustizia e dolore e altrettanta Assenza.

Di male in peggio...

Da: TGCOM24

Formigoni non si pente: "Ho reagito come un maschio arrabbiato"

Dopo l'ira a Fiumicino per un ritardo su un volo, il video della scenata fa il giro della rete. Il senatore si difende: "Ricevo telefonate di supporto: mi sono comportato come un cittadino che subisce un disservizio"

Nonostante l'appellativo di "Celeste", non ha certo la calma serafica delle creature del cielo. Formigoni perde le staffe, soprattutto quando perde l'aereo: è diventato virale il video in cui il senatore sbraita parolacce e scaglia un telefono. Tutto per un ritardo su un volo Alitalia-Etihad Roma-Milano. Ma lui si difende: "Quando uno siincazza, si incazza! Mi rimborseranno". L'azienda replica: "Voleva saltare la fila". 

L'ex-presidente della regione Lombardia si difende dalle critiche per il video dell'ira funesta in aeroporto: "Mi hanno cambiato tre volte il gate e sono stato in giro per l'aeroporto per quasi un'ora. Ho reagito come un cittadino normale, tanto che in molti mi stanno telefonando per confermarmi i continui ritardi della compagnia, dandomi ragione".

Certo da Roberto, il politico mite, dialogante e profondamente cattolico, certi insulti alcuni proprio non se li aspettavano, ma anche a questa critica lui risponde: "Chi dice così è un perbenista, che magari non va mai in chiesa". Ma Formigoni non è nuovo a lamentele accalorata contro i disservizi aerei: già in Francia qualche anno fa aveva tentato di salire su un aereo in partenza intimando al personale di terra un classico "Lei non sa chi sono io".

Anche in questo caso la compagnia italiana ha risposto senza scomporsi: "Non si è presentato in tempo al gate, come devono fare tutti senza eccezioni", ma il politico insiste: "Alitalia-Etihad non offre un buon servizio, mi dovranno rimborsare il taxi e una notte d'albergo a Roma".
Il critico dei "perbenisti" che non vanno mai in Chiesa (si vede che lui molto religioso ci va) insieme ad una scosciatissima ex-fidanzata (così definita dai rotocalchi) 

Se è vero che ha detto: "Ho reagito come un maschio arrabbiato" è un poverino, perché attribuirebbe ad un atteggiamento VIRILE la maleducazione e la volgarità.
"Ho reagito come un cittadino normale", non è vero se non raramente, la gente ormai subisce di tutto in questo Paese.
Secondo lui chi si è schifato di una simile scena ad opera di un ricco Senatore: "...è un perbenista, che magari non va mai in chiesa". Il perbenismo può riguardare altro, ad esempio fare il cattolico religioso che va in Chiesa e vivere liberamente la propria sessualità con donne visibilmente disinibite. Insomma usare il cattolicesimo per ipocrita tornaconto politico e non per una convinzione su valori realmente vissuti.
Infine è recidivo, visto che l'arroganza maleducata l'aveva già sfoderata in un episodio in Francia.
Intanto, insisto, paghi il telefono che ha scaraventato con superbia, perché l'Alitalia è stata salvata con i soldi dei contribuenti... Italiani non dimenticate!



E i giornalisti televisivi continuano a minimizzare...

Da: La Repubblica
Bardo, i media tunisini sull'arresto di Touil: "Il 18 marzo era qui, incontrò 2 terroristi uccisi"
Tunisi insiste con la versione che vede il 22enne arrestato a Gaggiano parte attiva nell'attacco terroristico
Abdel Majid Touil il giorno dell'arresto e, a destra, il giorno dello sbarco (ansa)

Il 18 marzo scorso, giorno della strage al Museo del Bardo, Abdel Majid Touil (Abdallah), il marocchino di 22 anni arrestato in provincia di Milano per l'attentato che a Tunisi ha provocato 24 morti e 45 feriti, era a Tunisi. Non solo, quel giorno avrebbe incontrato in place Pasteur i due terroristi poi uccisi dalle forze speciali al museo, cioé Yassine Laabidi e Jabeur Khachnaoui, e con loro si sarebbe poi diretto verso il Bardo. Insieme ai due terroristi, ancora secondo i media tunisini, c'era un tale Othmane.
Queste sono le indiscrezioni che trapelano dall'inchiesta condotta dai magistrati di Tunisi che classificano come importante il ruolo del giovane marocchino nell'attentato al museo. Sempre secondo indiscrezioni investigative, riportate ancora dai media tunisini, Touil avrebbe preso parte alla seconda riunione della cellula terroristica responsabile dell'attacco, avvenuta l'11 marzo, nella quale è stato deciso di incaricare Med Amine Guebli e Elyes Kachroudi di fornire i kalashnikov agli assalitori.
Tunisi, dunque, insiste nella sua versione. E conferma la sua valutazione investigativa che vuole il 22enne parte attiva nell'attentato. Versione che viene totalmente smentita dal racconto del paese (Gaggiano) in cui il ragazzo è stato arrestato, dove parenti, testimoni e insegnanti (il ragazzo frequentava un corso di alfabetizzazione italiana) ripetono che dopo il suo arrivo in Italia su un barcone - il 17 febbraio da Porto Empedocle - Touil non si è più mosso dal paesino dell'hinterland milanese.

 Stamane, alla ormai inguardabile trasmissione "Agorà" abbiamo assistito, finché abbiamo resistito, ad un fiorilegio di sorrisini di intelligenza dei vari importanti giornalisti che minimizzavano come "delirio" il pericolo di attentati, mettendo in dubbio le capacità investigative della Polizia tunisina "perché si era fatta sorprendere senza prevedere l'attentato del Bardo". 
Primo: non riflettevano, gli importanti giornalisti, su quante volte "si è fatta sorprendere la nostra Polizia" dagli innumerevoli attentati nostrani negli anni passati! Nulla togliendo alla professionalità dei nostri Investigatori!
Secondo: non riflettevano, gli importanti giornalisti, sugli attentati nella metropolitana di Madrid e in quella di Londra...
Cattiva memoria?
Tutte Polizie incapaci visto il giudizio "tranchant" su quella tunisina?
Non potendo attaccare le nostre Forze dell'Ordine, che sono stati costretti a riconoscere come molto professionali, e non volendo accettare che il marocchino è colpevole, hanno cercato pateticamente di mettere in dubbio l'inchiesta di Tunisi.
Il conduttore, Gerardo Greco, si è spinto fino alla disinformazione dicendo che "la madre del fermato era andata dai Carabinieri per chiedere il duplicato del passaporto del figlio in quanto era sbiadito e malridotto". 
Ho avuto un dubbio: dunque non era vero che, invece, ne aveva denunciato lo smarrimento dopo l'attentato di Tunisi?
Guardate che è una differenza non secondaria sul piano investigativo: nel caso addolcito da Greco il passaporto era nelle mani della madre, sia pure sbiadito e bisognoso di copia leggibile, nel caso in cui il passaporto non c'era più e lo si dichiarava smarrito si trattava di documento "scomparso non si sa dove".
La realtà, invece, sembra, anche dai filmati, che la donna avesse nelle mani solo una fotocopia. 
L'altro aspetto fumoso, portato a prova dell'"innocenza" del cittadino marocchino, è l'approdo in suolo italiano il 17 febbraio 2015 e il respingimento, dato che non risulta che in Marocco ci siano guerre, che però non ha impedito a costui di rimanere in Italia e di andare a nord!
A nord "il respinto e dunque non avente titolo per stare sul nostro suolo" andava a scuola di italiano e i professori addirittura possono testimoniare che lui il giorno dell'attentato era  a scuola!!!
Bene! Non capisco più in che Paese vivo!
Se fosse vero, e le Forze dell'Ordine l'avranno già accertato, non si comprende come faccia un clandestino ad iscriversi ad una scuola di italiano messa su per immigrati, necessariamente pagata con le mie e le vostre tasse?!!!