venerdì 10 luglio 2015

Morto "Il Dottor Zivago"


 Da: Wikipedia
Il dottor Živago (in russoДо́ктор Жива́го?) è un romanzo di Boris Leonidovič Pasternak, pubblicato in anteprima mondiale in Italia nel novembre 1957 dalla Feltrinelli. Narra la vita avventurosa di un medico e poeta, Jùrij Andrèevič Živàgo, diviso dall'amore per due donne e coinvolto nella rivoluzione di ottobre.
Il romanzo, a lungo osteggiato dal regime comunista sovietico, fu pubblicato in Russia, allora URSS, solo nel 1988. Fu l'unico che Pasternak scrisse. Con quest'unico romanzo Pasternak meritò il premio Nobel per la letteratura nel 1958, pochi anni prima della sua morte. Non poté ritirarlo per l'opposizione di Chruščёv, consapevole che non gli sarebbe stato più consentito di tornare in patria.
Nel 1965 dal romanzo fu tratto il film omonimo.


Pochi hanno letto il libro di Pasternak, i più conoscono la vicenda del film in cui hanno identificato la figura del Dott. Zivago con quella del suo interprete cinematografico, di cui ora giunge la notizia della morte.

Il libro è altra cosa: è l'affresco romanzato della Rivoluzione Russa vista dalla parte di un intellettuale proveniente da una famiglia colta, che ne narra anche gli aspetti che il regime comunista ha preferito nascondere e negare.
Sono gli aspetti che ogni Rivoluzione porta con sé.
Anche la prima celeberrima Rivoluzione Francese, di cui ora sto leggendo in un libro di Honoré De Balzac, li ebbe.
E' inevitabile: non bisognerebbe portare un popolo fino a quel punto...
La gente non legge e, se legge, ripiega su libri orrendi di Autori che per me è incomprensibile vengano pubblicati da serie Case Editrici...
Quando, circa un anno fa, ho cercato il libro di Pasternak con cui ha vinto il Nobel (forse anche per la critica implicita al regime di oltrecortina) non lo trovai in due grandi librerie qui a Roma: una in Via Nazionale, dove l'efficiente commesso me lo cercò anche al piano di sotto dove vendono l'usato, e l'altra la Mondadori di un Centro Commerciale di Roma Sud in cui avevo fatto la tessera.
E questo dice molto sulla rinuncia della gente ad impegnarsi nella lettura: unica fonte di crescita.
Le immagini sono meno impegnative e preferiscono il film.
Certo il libro può essere definito "un mattone": poderoso, con lunghe descrizioni di luoghi, affollato di personaggi ed ogni personaggio chiamato con più nomi e nomignoli, alla russa, con tantissimi avvenimenti... Ma non si impara nulla senza sforzo: dunque leggete!
Pasternak è stato essenzialmente un Poeta: arte sublime e difficile, almeno per me.
Nell'edizione del libro "Il Dottor Zivago", che acquistai alla fine su IBS, ci sono anche le sue Poesie. Confesso che non mi piacciono molto, ma forse molto dipende dalla traduzione...

Omar Sharif se ne è andato, come accade a tutti noi, lasciando il suo volto a questo personaggio inventato da Pasternak che, forse, è un poco autobiografico.
Una intensa espressione di Omar Sharif nei panni del Dottor Zivago


Vitalizi della Casta: continua la presa per i fondelli del popolo italiano

Da: Lettera 43



CASTA

Vitalizi, revocati a 18 parlamentari condannati

Tagliati solo 18 assegni. E i contributi vanno ridati. Al Cav spettano 220 mila euro.





Dieci deputati e otto senatori, condannati in via definitiva per reati gravi, resteranno senza vitalizio.
Dopo due mesi di «preavviso» la Camera ha tolto l'assegno a: Massimo
Abbatangelo (ex Msi, assegno da 4.965 euro al mese), Giancarlo Cito 
(ex Msi, poi Fi ed ex sindaco «tuttofare» di Taranto, 2.139 euro); 
Robinio Costi (ex Psdi, 2.124 euro); Massimo De Carolis (ex Dc,
3.016 euro); Francesco De Lorenzo (ex ministro della Sanità, 
ex Pli, 4.013 euro); Giulio Di Donato (ex Psi, 4.035 euro); Pietro
 Longo (Ex Psdi, ex ministro del Bilancio nel Craxi I, 4.992 euro);
 Raffaele Mastrantuono (ex Psi, 3.884 euro); Gian Stefano Milani 
(ex Psi, 2.276 euro) e Gian Mario Pellizzari (ex Dc, 5.481 euro).
STOP AL VITALIZIO PER B E ALTRI SETTE. Al Senato lo stop è
stato confermato per Silvio Berlusconi (8 mila euro al mese); Marcello
Dell'Utri (4.400 euro); Vittorio Cecchi Gori (ex Ppi, 3.408 euro);
Pasquale Squitieri (An, 2.381 euro); Antonio Franco Girfatti 
(ex Fi; 3.408); Vincenzo Inzerillo (ex Dc, 2.381 euro);  Franco Righetti 
(ex Popolari, 3.408 euro); Giorgio Moschetti (ex Dc, 2381).
Il risparmio per i deputati sarebbe di quasi 37 mila euro al mese che, 
moltiplicati per 12, diventano poco meno di 450 mila euro all'anno. 
Al Senato si risparmiano poco meno di 30 mila euro al mese, circa 360
mila euro l'anno.

Di Maio: «Revocato il vitalizio a 10 sfigati»

La revoca, per il M5s, 
non è che una beffa. 
Non a caso i 
pentastellati all'ufficio
di presidenza hanno 
votato contro con la 
Lega, mentre Fi ha
abbandonato i lavori.
Luigi Di Maio su 
Facebook e sul blog
di Grillo ha alzato la 
voce: «Ricordate la 
sospensione del 
vitalizio agli ex parlamentari condannati? Oggi in Ufficio di Presidenza alla 
Camera abbiamo saputo quanti saranno coloro a cui si applicherà quella
norma. Su 1.543 ex deputati che stanno percependo ingiustamente un 
vitalizio - anche oltre i 3 mila euro al mese - solo 10 avranno il vitalizio 
sospeso. Dieci sfigati che non avevano nessun partito a proteggerli, 
mentre tanti altri condannati - i cui reati non furono sono inseriti nella 
delibera - sono tutti salvi. Quei 10 mi fanno quasi pena».
CHI HA PIÙ DI 80 ANNI NON È CONTROLLATO. La delibera 
approvata a maggio, e già duramente criticata dai pentastellati che non 
votarono, «riguarda solo lo 0,6% di tutti quei politici che con tre giorni 
in parlamento si sono guadagnati una pensione da sceicco! In questa 
farsa», ha concluso Di Maio, «ci sono poi 346 ex deputati con più di 
80 anni, tra cui potrebbe esserci anche Totò Riina, di cui il 
dipartimento della Giustizia non sa nulla sui precedenti penali, in
quanto in Italia a chi ha più di 80 anni non viene registrato più nulla 
sui precedenti».
LA REVOCA NON È AUTOMATICA. Ma le critiche non si 
fermano qui. Il taglio dei vitalizi ai condannati era stato definito 
una «truffa» anche da Riccardo Fraccaro, M5s in ufficio di 
Presidenza della Camera, «perché», disse a maggio, «la revoca 
non sarà automatica. Sarà l’Ufficio di presidenza della Camera, 
di volta in volta, caso per caso, a decidere. In pratica, tutto resta 
in mano ai partiti anche per effetto di un compromesso al ribasso 
frutto di un accordo raggiunto tra la Boldrini e il Pd senza neppure 
consultare le opposizioni. Saranno in pochissimi a vedersi revocare 
l’assegno, mentre continueranno a incassarlo, per esempio, tutti i 
condannati per Tangentopoli».
In secondo luogo poi, stando alla delibera, «le disposizioni non si 
applicano poi agli assegni e pensioni di reversibilità che spettano 
ai familiari superstiti laddove l’ex deputato sia deceduto prima 
dell’entrata in vigore della delibera». Anna Craxi, e non solo, 
continuerà dunque  a percepire l'assegno di Bettino.
IL RIMBORSO DEI CONTRIBUTI ALL'EX CAV. Ma c'è un altro 
aspetto che vale la pena di sottolineare. Se lo Stato con questi primi 18 
vitalizi tagliati risparmierà circa 810 mila euro l'anno, ne dovrà sborsare 
oltre 220 mila euro solo per «liquidare» Berlusconi.
Già, perché come ha confermato il senatore leghista Roberto Calderoli a 
Lettera43.it, a chi viene tagliato il vitalizio si deve corrispondere la 
restituzione dei contributi versati dalle Camere per tutta la durata 
della sua attività parlamentare. Al netto, ovviamente, dei vitalizi già 
percepiti.
Il conto dell'ex Cav lo fece Franco Bechis, ma a maggio. Berlusconi è stato 
parlamentare 19 anni e 7 mesi, ha ricevuto (al 9 luglio 2015) il vitalizio 
per 19 mesi. Ha diritto quindi alla restituzione di 219 mensilità di quei 
contributi versati (1.006,51 euro al mese). In tutto 220.425,69 euro. 
Lo stesso vale naturalmente per Dell'Utri che ha continuato a percepire 
la pensione nonostante fosse in carcere.
Per quanto riguarda i deputati, il problema non si dovrebbe porre, 
almeno per ora. Perché, come ha spiegato l'ufficio stampa della Camera, 
i vitalizi già percepiti superano i contributi versati. In altre parole 
hanno già preso molto di più di quello che hanno dato. 

Disgusto. Provo disgusto e non riesco
neppure ad essere ironica come fa 
l'ottimo Di Maio.
La Grecia è finita indebitata e strozzata
per le spese che non poteva permettersi 
e noi invece?
Noi continuiamo a pagare un fiume 
di denaro che ci svena a una 
Casta vergognosa che si è votata privilegi 
da cui non vuole uscire, usando escamotage 
pseudo-legali di ogni tipo, quando basta la 
deliberazione delle Presidenze delle due 
Camere del Parlamento per eliminare queste 
elargizioni.
Luigi Di Maio l'ha ribadito stamane ad Agorà sulla 
Terza Rete RAI.
Nulla cambia, Renzi o non Renzi. Le resistenze del 
Potere corrotto lo impediscono. Ma se non vi 
si pone rimedio il PD alle prossime politiche il mio 
voto se lo scorda: voterò di nuovo per i 5 Stelle anche 
se su molte cose sulle loro scelte politiche dissento. 
Ma la priorità è ridare a questo Paese la fiducia
fra le Istituzioni ed il Popolo sano, non quello 
che campa con le briciole che la Casta gli butta, 
ma quello che ama questo Paese e vuole 
restituirgli dignità.
NON VOGLIAMO PIU' I PRIVILEGI DI 
QUESTA CASTA!! Smettetela di prenderci per il c...!
Sul quotidiano cartaceo "La Repubblica" del 4 
luglio scorso a pag. 15 c'è un articolo a firma 
Liana Milella che dà una rara bella notizia sulla 
Casta Ladra:
"Da De Lorenzo e Poggiolini 5 Milioni allo Stato" 
Vi si dice che questi due delinquenti, che tanto 
hanno rubato allo Stato approfittando delle loro 
cariche Istituzionali, restituiscono forzosamente 
parte del maltolto: il 27 maggio 2015 sono stati 
incamerati nel Bilancio della Presidenza del 
Consiglio dei Ministri 2.775.525 Milioni 
di euro provenienti dai conti di De Lorenzo! 
Altri 2.389.044 Milioni di Euro che De Lorenzo 
deve allo Stato verranno da esecuzioni 
immobiliari in corso su beni del ladrone siti a 
Gioia Tauro e Lamezia Terme.
Poggiolini deve allo Stato, a noi tutti, 5.164.569 
Milioni di euro, e una prima tranche di 
restituzione di 1.850.581 si otterrà da 
immobili di sua proprietà!  
Pensate a quanto hanno rubato, malversato, il denaro pubblico!
E sono solo 2!!!
Si deve attuare un esproprio di tutti i beni di tutti 
coloro che hanno incamerato denaro pubblico 
attraverso la mala gestione dello stesso.
Non l'Italia deve fare bancarotta come la 
Grecia: loro debbono fare bancarotta!
La Giustizia è troppo lenta! De Lorenzo 
e Poggiolini hanno creato danno già molto tempo fa!
Scrive Milella che "la complessità delle procedure" 
porta codesta lentezza nell'attuazione della ripresa 
del maltolto: ebbene Renzi dimostri la SUA 
GUERRA ALLA BUROCRAZIA più volte 
annunciata! Procedure più veloci per favore!!  
De Lorenzo brinda alla faccia nostra!!

Atroce

Da: La Repubblica.it

Bimbo morto nel metrò a Roma, tre denunciati per omicidio colposo

Si tratta di un addetto Atac e di due vigilantes. Indagano i carabinieri
Sono tre al momento le persone denunciate per la morte del bambino di 4 anni precipitato ieri nel vano ascensore della stazione Furio Camillo della metro di Roma. Si tratta di un addetto Atac e di due vigilantes denunciati per concorso in omicidio colposo. Sulla vicenda sono in corso indagini dei carabinieri.

Il piccolo Marco era con la madre, Francesca Giudice 43 anni,  quando è salito in ascensore per scendere sulla banchina. L'elevatore però si è bloccato, scene di panico e malori tra i passeggeri. Un addetto alla sicurezza ha provato a mettere in atto una procedura di emergenza, cercando di allineare l'ascensore bloccato a un altro per far trasbordare i passeggeri. Le porte si sono aperte all'improvviso e tra i due elevatori c'era uno spazio al centro di oltre un metro, una sorta di intercapedine che è stata fatale per il ragazzino.

E' stato un attimo. Il bimbo, forse in preda alla paura, si è divincolato ed è precipitato per 20 metri. E' piombato nella tromba dell'elevatore, ma quando sono arrivati i vigili del fuoco per il piccolo non c'era ormai più niente da fare.

Disperata la madre, tra le urla di dolore e le lacrime: "Me lo sono visto scivolare e morire mentre gridava e cadeva nel vuoto" ha detto, raggiunta dal marito, Giovanni Grandefronte, libraio a Roma, in quella metro dove la loro vita è stata distrutta.



Atroce per chiunque sappia cosa vuol dire amare figli e nipoti.

Povero piccolo, non si sa se poi le cose sono andate come scrive "La Repubblica" o come scrivono le versioni di altri giornali: se si sia divincolato o se è sfuggito dalle mani di chi lo trasbordava. Comunque non c'è più ed è morto in un modo orribile gridando di paura. Povero amore.
La madre avrà d'ora in poi un'altra vita ed è difficile immaginare se ce la farà a sopportarla... Il padre anche.. ma lei nella sua disperazione avrà anche inevitabili sensi di colpa.
Cosa si può trarre da tanto dolore?
Solo l'insegnamento che a volte è meglio aspettare soffrendo un male minore che volere un sollievo immediato.
Ma questa è la "scienza del poi" di cui son piene le fosse!
Altro insegnamento può essere che noi italiani gettiamo sempre il cuore in avanti come popolo, piuttosto che attenerci alla disciplina, ai protocolli che, se sono stati codificati, c'è una ragione: l'esperienza e la riflessione. Qualora nell'applicarli rivelino errori vanno cambiati, giacché la teoria va comunque sempre provata meglio nell'esperienza pratica, ma i protocolli servono.
L'agente di stazione o responsabile di stazione, non si sa il grado, doveva attenersi ai protocolli e non chiedere l'aiuto dei vigilantes per effettuare un'operazione tecnica che non era di loro competenza. Solo i tecnici della manutenzione degli ascensori e i Vigili del Fuoco potevano compiere un'operazione del genere: nessun altro.
Ma ormai è troppo tardi.