sabato 26 dicembre 2020

Gianna Del Gaudio non è stata uccisa dal marito

https://www.ilgiorno.it/bergamo/cronaca/assolto-tizzani-1.5846441

Tizzani è stato assolto, ma non solo: con formula piena.

Personalmente penso che i giudici abbiano applicato la formula che "quando non v'è certezza di colpevolezza è meglio che il giudice accetti il rischio di assolvere un colpevole piuttosto che quello di condannare un innocente".

Quando uscirà il dispositivo della sentenza si saprà perché.

Restano inspiegate diverse circostanze: sembra assurdo che il ladro, colto sul fatto da Tizzani e dopo aver ucciso la Del Gaudio, si sia premurato di mettere arma e guanti in un sacchetto prima di fuggire, per poi nascondere il tutto in una siepe distante soltanto 400 metri dall’abitazione del delitto. 

Che il sacchetto in cui era l'arma e i guanti provenisse dalla casa del delitto è accertato e davvero non so come i giudici abbiano potuto spiegarsi perché un ladro abbia perso tempo a mettere tale materiale nel sacchetto invece di fuggire e basta. Né come abbiano potuto rispondere al fatto che Tizzani ha dichiarato che aveva mani scure, dunque senza guanti, e quindi la loro provenienza.

Personalmente penso che quei guanti sono stati raccolti chissà dove e messi con l'arma lì e che il sacchetto che aveva contenuto le mozzarelle, non essendo certo a chiusura stagna, ha subito il lavaggio della pioggia con il suo contenuto, favorendo l'assassino.

Ora che hanno sentenziato l'estraneità del marito tutti gli abitanti delle villette vivranno nella paura che uno può essere ammazzato in modo repentino in casa propria anche avendo a pochi metri un familiare.

Giustamente nessuno potrà più sentirsi sicuro in casa propria.


Donne sgozzate e uccise dalla stessa persona? L’ipotesi shock del serial killer di Gianna Del Gaudio, Daniela Roveri e Marilena Negri

Una nuova ipotesi shock si fa largo sulla morte delle tre donne brutalmente uccise. Gianna Del Gaudio, Daniela Roveri e Marilena Negri sono state sgozzate dallo stesso uomo incappucciato?




https://images.app.goo.gl/isSqFqaSLTM1ek728


http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2018/12/antonio-tizzani-rinviato-giudizio.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/12/gianna-del-gaudio-il-ladro-che-non-ce.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/11/gianna-del-gaudio-un-vero-giallo.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/10/giallo-su-uccisione-profssa-gianna-del.html

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/09/omicidio-gianna-del-gaudio.html

giovedì 17 dicembre 2020

Michele non lo sapeva...

Il giornalismo ha grandi colpe per l'uso del linguaggio. Giacché il linguaggio orienta il pensiero. Con il linguaggio si può indurre il pensiero a minimizzare o, al contrario, ad esagerare. Meno la gente ha strumenti culturali e più è influenzabile dal linguaggio giornalistico. Bullismo, l'ho già scritto in post sul mio blog, è parola riduttiva di un fenomeno umano sempre esistito, ovunque, non solo nelle Aule Scolastiche. Si chiamano bassezze persecutorie, operate da persone che non hanno spessore morale né etico, comportamenti che possono presentarsi anche in luoghi dove sembrerebbe esserci una preparazione culturale, ma più frequentemente sono operanti in contesti dove la cultura latita, sostituita da una generica aderenza al branco.

Questo esiste ed è fortunato chi nella vita non l'ha mai sperimentato. Forse proprio perché facente parte di quell'umanità che è branco, che non ha maturato una coscienza individuale, che nel profondo sa di non valere niente e cerca per questo l'uniformità del branco dove può nascondersi in una collettiva ed anonima responsabilità dalle proprie infime azioni. I miserabili ne ricavano una soddisfazione meschina, in cui si crogiolano, più colpiscono più sono soddisfatti. Non aspettatevi che abbiano schifo di sé, non aspettatevi coscienza morale: se l'avessero mai agirebbero in tal modo.

Michele non lo sapeva, Michele pensava  che quell'umanità che lo respingeva era quella giusta, che sbagliato fosse lui perché non camminava benissimo, perché non era bellissimo... Tanti hanno difetti e non sono bellissimi ma vivono benissimo... Ma Michele non lo sapeva. Michele non sapeva che esiste una parte dell'umanità che è miserabile e si manifesta fin dall'infanzia per la sua propensione a cercare di ghettizzare qualcuno, sempre ha bisogno del branco, e sempre trova seguaci e fiancheggiatori essendo questa genìa diffusa ovunque.


Michele

Michele, come avrei voluto conoscerti, dirti che eri bello invece, fuori e dentro. Che stavi scoprendo solo quella parte di umanità che è feccia.. Che dovevi solo imparare che questo esiste e che bisogna solo tenerlo lontano da noi, dedicandogli solo la nostra indifferenza ed il nostro disprezzo.

Per tutti i ragazzi che si trovano ad essere oggetto di rifiuto e di oltraggio: non è quella l'umanità che vi merita, quella è la feccia, un tipo di feccia. Non soffrite perché vi rinfacciano i vostri difetti veri o presunti, sappiate che anche se foste perfetti ve li inventerebbero e troverebbero sempre qualcuno pronto a crederci, al di là della più chiara evidenza! Solo perché a quel tipo di persone piace sbranare, perché questa è la loro natura.

Vivere è accettare che esiste gente brutta, orribile, ma non per questo non vale la pena di vivere.


sabato 12 dicembre 2020

Un libro assurdo, di maniera, penoso



Ci sono libri letti in gioventù che riletti, quando l'esperienza di vita ti ha svelato la realtà, trovi ancora più veri, ed altri che ti appaiono infantili, tanto sono privi di spessore reale. Accetto l'irrealtà solo dai libri di fantasia o di fantascienza, non da libri che parlano di psicologia umana. Leggo dall'alto dei miei 74 anni di vita e questo libro trovo che è infantilmente irreale, perché l'Autore pretende di far vivere dei ragazzi liceali, rendendoli reali, chiamando i loro nomi in un Appello e facendo raccontare loro i personali guai in classe, davanti a tutti, in una Psicoanalisi di Gruppo, piuttosto che fare lezione. Le figure che ne vengono fuori, lungi dall'uscire vive dalla pagina, sono "bidimensionali", di maniera, irreali. L'elenco dei loro dolori è un elenco, come una deposizione sciorinata davanti a tutti. Casi di maniera come la giovane che ha abortito, il ragazzo che deve dividersi fra due genitori e i loro problemi psicologici più o meno gravi ecc.. Lo scrittore non è riuscito a far sentire le pieghe del loro dolore, le sfumature.. Solo un elenco. Irreale la situazione: non credibile che ragazzi di quell'età possano accettare di parlare di cose intime davanti all'intera classe. Irreale la figura del Preside: impensabile che un professore possa rivolgersi al suo superiore con "lei è una gran testa di cazzo" e che un Preside, per di più laureato in Filosofia, non abbia mai sentito parlare de "La Rosa Bianca" e chieda come un idiota "cosa è". Stupisce che lo scrittore sia di professione un Professore di Scuola. A dir poco ardite le similitudini che fa con la fisica dei quanti e le vicende umane. Libro penoso. Unico merito: scritto con buona sintassi. Voto 2

domenica 6 dicembre 2020

Moda e creatività


Questi sono due disegni di modelli creati dalla mia fantasia quando avevo 15 anni: 1961.

Mi piaceva disegnare e creare modelli, molti dei miei vestiti dei miei primi 25 anni sono stati da me disegnati ed eseguiti da due sarte che abitavano nel mio stesso palazzo di Via Ottaviano, a Roma: erano due sorelle pugliesi, nubili ed anziane, si chiamavano sorelle Fanelli, ed io le chiamavo affettuosamente "le mie sorelle Fontana". Hanno avuto con me molta pazienza. 

Comperavo le stoffe in un negozietto a "grottino" di via Cola di Rienzo, solo una volta, consigliata da un'amica, andai da "Bises" in Via Nazionale.

Questo modello con una sola manica fu una invenzione assoluta, era il 1961 e non se ne era visto mai uno prima.

Ricordo che lo feci vedere anni dopo a mia suocera, avevo 20 anni dunque era il 1966, non era questo disegno ma un altro sempre con questa mia idea: lei rise commentando la cosa come assurda se non addirittura ridicola.
Molti anni dopo qualcuno ebbe la stessa idea e la produsse.
Mia suocera aveva fatto la sarta in un atelier di Via Veneto a Roma in gioventù e per questo pensavo avrebbe potuto realizzare il modello...


Ecco due modelli da me disegnati e realizzati in tempi diversi e da sarte diverse.
Il modello a sinistra è un abito da sera lungo realizzato in cady di cotone bianco, il corpetto è in broccato argento. Le stoffe le comperai sempre in quel grottino di Via Cola Di Rienzo ma, non abitando più in Via Ottaviano, ero sposata ed abitavo in Via Collatina, era il 1967, la signora che mi aiutava nelle faccende in casa aveva un'amica sarta in una strada di Centocelle, dove lei abitava, che lo realizzò facendomi pagare Lit. 20.000 il suo lavoro.
Il modello a destra invece era ancora opera delle sorelle Fanelli, la foto è del 1964 e le stoffe sono cotone a fondo bianco con pallini rossi sparsi in due dimensioni per la gonna e per il colletto della blusa, che è di colore rosso carminio in shantung di cotone.

giovedì 26 novembre 2020

Galateo questo sconosciuto: al Supermercato in tempo di Covid

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2017/06/malcostume-quotidiano-al-supermercato.html 

Riporto sopra il link ad un altro mio post di 3 anni fa.

Sempre di maleducazione si tratta.

Rispetto alla spesa precedente, sempre nel medesimo supermercato, oggi non ho dovuto arrabbiarmi dicendo a gente che ti si accosta a meno di 1 metro: "Stia lontano per favore! Mantenga la distanza consigliata!"

Segno che batti e batti quello che ripetono in televisione gli è entrato in testa finalmente!

La maleducazione registrata oggi è la solita, quella che certa gente ha connaturata insieme ad un egoismo ed egocentrismo che io ormai trovo insopportabili!

Banco del pesce. Prendo il numeretto e accosto il carrello standovi accanto a distanza di altri clienti già presenti. Una la stanno servendo, l'altro sbircia il pesce ed è evidente che ha ignorato il numero di coda.

A differenza di quanto è accaduto a me, quando in altre circostanze distrattamente non l'ho preso e chi è arrivato dopo prendendolo mi è passato avanti e peggio per me se non l'avevo preso prima, io ho aspettato che quel distratto signore fosse servito. L'attesa è stata un po' lunga perché a servire c'era solo un'anziana signora e, nel frattempo, dietro di me è arrivata una tizia dall'aspetto fine ma, come si è rivelata, affatto educata. Non sono invisibile, e nemmeno il carrello a cui ero attaccata, ma quando finalmente la commessa si è rivolta a noi chiedendo chi c'era, invece di azionare il numeratore visibile a tutti sul display, la apparentemente fine signora si è fatta avanti con il suo numerino, quando era ovvio che c'ero prima io. Forse la apparente elegante signora apparteneva alla serie di quelli che sperano che tu il numero non l'hai preso e peggio per te e ti passano avanti, anche se tu sei lì, visibilmente da prima. Ma purtroppo io lo avevo e l'ho letto a voce alta e chiara. La signora si è indispettita ed ha spinto in avanti il mio innocuo carrello con gesto alquanto sgarbato, come se all'improvviso le desse fastidio.

Cafoni ben vestiti, ma cafoni.

Ma il guaio di questo supermercato, che non nomino per non fare né buona né cattiva pubblicità, sono i maleducati all'esterno e l'assoluto non controllo dei Vigili Urbani, dei Carabinieri (che però assolvo perché fanno tante altre cose per proteggerci), ed eventualmente delle Guardie Giurate che prestano servizio sia all'interno che all'esterno del Supermercato, queste ultime però hanno delle regole contrattuali che, forse, limitano le loro competenze.

Fuori c'è parcheggio selvaggio, nonostante segnaletica orizzontale e verticale.

Oggi un vecchio (più di me che pure non sono una ragazzina) si è infilato contromano dentro il parcheggio di tale supermercato. Gli ho fatto notare la segnaletica e lui, dopo aver fatto finta di non capire o essere realmente rincoglionito, si è scusato ma intanto io non sono potuta entrare nel parcheggio che egli ostruiva con la sua auto contromano... 

In un'altra zona del parcheggio delimitato da strisce a "pettine", se pieno, niente paura, i cafoni parcheggiano "a pettine" sull'altro lato della stretta corsia di percorrenza, invadendo in parte il marciapiede pedonale coperto, rendendo difficoltosa la manovra a tutti... Ma basta che stiano comodi loro!

Infine parcheggiano sulla strada limitrofa dove è vietato parcheggiare in entrambi i lati. Bene! I maleducati parcheggiano in entrambi i lati, con il rischio che, distrattamente, aprano lo sportello all'improvviso per scendere mentre transita, necessariamente piano visto che deve passare in mezzo a due file di auto in una strada che è transitabile a doppio senso di marcia, la mia auto tranvandola letteralmente, come infatti è accaduto.





Oggi una signora stava addirittura scaricando il carrello della spesa non dietro l'auto magari, zona portabagagli, no! Accanto allo sportello, così una strada che dovrebbe essere a due corsie, per due sensi di marcia, con due file di auto parcheggiate sui due lati e un carrello accanto ad una di esse era a mala pena transitabile dalla mia auto..

Chiamare i Vigili Urbani è inutile: più di un cittadino lamenta che non rispondono al telefono..

Così la maleducazione impera e diventa pericoloso anche andare al Supermercato per chi le regole le rispetta.

Questa è una strada a doppio senso di marcia, con segnaletica orizzontale che delimita le due corsie, senza segnaletica orizzontale che indichi la possibilità di parcheggiare.
A sinistra è visibile l'uscita dal parcheggio del supermercato che da molti viene usata come entrata contromano.



mercoledì 25 novembre 2020

La collina di Buda

Il fazzolettino a sua madre aveva donato,

slamato sul bordo, il ricamo staccato,

all'angolo rimasto forma delicato fiore..

A lungo aveva guardato con dolore

le donne sui Bastioni di Buda e i loro ricami

contando i soldi che aveva fra la mani.

A sua madre un ricordo di Budapest,

da quel viaggio in un Paese dell'Est.

Scelse un leggero fazzolettino,

ne prese due.. costavano pochino.

Poco distante guardò una vetrina,

una camicia per la sua bambina..

A lungo ci pensò, i soldi contò

si fece coraggio e la comperò.

Una vita dentro di lei viveva

ma per la miseria non la voleva.

Triste ora il fazzolettino guardava,

tornato a lei conservato lo aveva,

venticinque anni prima la morte

della madre ne aveva segnato la sorte.

Sua madre ne aveva avuto cura,

con l'altro, ne era sicura,

e entrambi erano a lei tornati,

così delicati, così ornati..

Ora di quel povero dono pensato

solo questo era rimasto ..slamato,

della vita che dentro le viveva

invece nulla rimaneva.







lunedì 16 novembre 2020

DELITTI INSOLUTI

 Da: L'UNITA' di lunedì 16 gennaio del 1967

"I pratoni del Vivaro, per esempio, e la macchia che nascose i corpi dei due fidanzati Laura Pomardi ed Egidio Bergnesi. uccisi a revolverate nell'estate del 1965 da qualcuno che puo' ancora camminare per le stesse strade, per gli stessi boschi. E i maniaci che — si racconta — continuano a spiare (e spesso rapinare) le coppie che cercano rifugio, senza timore, nello stesso luogo."

 Da: L'UNITA' di mercoledì 9 maggio 1973

«Giallo» dei Pratoni: perizia su una pistola 

L'arma e stata sequestrata ad un uomo, già condannato per il porto abusivo a tredici mesi di reclusione — 

Egidio Bergnesi e Laura Pomardi furono uccisi a revolverate il 31 luglio del 1965

 II delitto ancora insoluto Torna alla ribalta il «giallo» dei Pratoni: i carabinieri hanno arrestato un uomo che si aggirava nella zona del Tuscolo, pochi chilometri dai Pratoni e da Velletri, avendo in tasca una pistola, un coltello acuminato, un passamontagna. Adesso, più che altro per scrupolo,  si e deciso d! sottoporre quest'arma ad una perizia tecnica, per capire se possa essere l'arma — una calibro 7,65 — che quasi otto anni fa uccise due fidanzati, Egidio Bergnesi e Laura Pomardi, che si erano recati in gita nella zona. Come è noto, I'assassino, o gli assassini non sono mai stati identificati. L'uomo arrestato si chiama Nello Bencivenga ed ha 48 anni. Originario di Velletri, si e trasferito adesso a Lariano, dove abita in via Colle Fiorentino 121. E' stato bloccato giorni orsono da alcuni carabinieri che stavano indagando su alcuni episodi avvenuti in località frequentate da coppiette. Dalla sua auto sono saltate fuori questa pistola automatica calibro 7,65, un coltello a serramanico, alcuni cacciaviti con la punta ricurva, capaci  cioè di forzare i deflettori delle auto, un passamontagna. Informato, il pretore di Frascati ha disposto I'immediato arresto dell'uomo. Nello Bencivenga e stato processato per direttissima e condannato a tredici mesi di reclusione. Ha raccontato di aver trovato in campagna la pistola, ma non e stato creduto. L'arma ha comunque i numeri di matricola limati e basta questo particolare per renderla sospetta, comunque non "pulita". Adesso è stata consegnata ai periti balistici, che dovranno accertare se i bossoli che furono trovati accanto ai cadaveri dei due fidanzati sono stati esplosi proprio da quest'arma. E' un controllo che viene effettuato soprattutto per scrupolo, non perché ci siano sospetti di nessun genere contro il Bencivenga. II delitto avvenne il 31 luglio 1965 in una macchia ai margini della via dei Laghi. 

Egidio Bergnesi e Laura Pomardi, che si conoscevano da bambini, fidanzati da anni, avrebbero dovuto sposarsi entro pochi mesi: furono freddati a revolverate forse da un "guardone" scoperto e minacciato dal giovane, forse da un rapinatore di coppiette. Le indagini andarono avanti per mesi ma alla fine non portarono a nessun traguardo: e è ancora mistero intorno al nome dell'assassino. 


Questo delitto è rimasto insoluto. La pistola che li uccise non fu trovata, solo dei bossoli: il bossolo rappresenta un elemento principale e portante della cartuccia. Infatti assolve la funzione di contenere il proiettile e sul fondello presenta la sede dell’innesco.

Non so nulla di balistica e riporto con il copia-incolla una definizione scarna di esso.
Non so dunque se dal bossolo si può risalire al calibro della pistola e al modello.
Gli scarsi articoli che ormai si possono trovare nel web non riportano da nessuna parte se gli inquirenti del tempo siano mai risaliti al calibro e al tipo di pistola con cui i due giovani furono uccisi.
Quando, qualche anno dopo, venne fuori la storia del Mostro di Firenze e delle laboriose indagini su quei delitti ripetitivi, chi indagava legò i delitti ad un'unica arma: una Beretta calibro 22 LR.
Dall'arma, il cui modello fu identificato con certezza, poterono accertare anche che il primo delitto, in ordine di tempo, compiuto con essa il 21 agosto del 1968 , fu quello in un primo tempo attribuito ad un marito cornuto che aveva ucciso la moglie fedifraga mentre era appartata con uno dei suoi amanti.
Ma i delitti successivi compiuti sempre con quell'arma, poi attribuiti al cosiddetto Mostro di Firenze per il modus operandi, non poterono essere attribuiti al marito cornuto essendo costui in carcere.
Le indagini svelarono un gruppetto di squallidi guardoni delle coppiette, che cercavano un poco di solitudine per vivere la loro intimità, e fra loro il maiale Pacciani.
Il modus operandi mi fece ricordare il delitto insoluto del Vivaro e mi sono sempre chiesta se gli inquirenti abbiano mai accertato se anche quei due fidanzati furono uccisi da quel tipo di arma. Ma nei resoconti giornalistici questo dato manca del tutto.
Si parla di una pistola di tutt'altro tipo che fu trovata in possesso di un indagato, ma non ho mai trovato alcuna notizia su una relazione fra i bossoli rinvenuti in loco e quella pistola calibro 7,65.
Dunque mi è rimasto un dubbio, una domanda: hanno mai accertato se per caso quei bossoli potevano appartenere ad una Beretta cal. 22 LR come quella usata per tutti i delitti attribuiti al Mostro e compagni di merende?
La gente si muove e le pistole passano di mano, come si è visto.

mercoledì 11 novembre 2020

Solitudine al terzo piano - dalla Raccolta di Novelle Parentopoli

Solitudine al terzo piano


“Vive sola. Viene solo la figlia a portarle la spesa. Non esce più. Quando ancora usciva sentivo il ticchettio dei suoi tacchi sull’impiantito quando passava nell’androne del palazzo”.
La parente che così le parlava era sola come la solitaria del terzo piano.
Due solitudini diverse, eppure per certi versi simili viste dal punto di vista di Norma.
Pensava a quella donna aspra, chiusa nel suo grande appartamento, sperduta in quello spazio ormai inutile per lei soltanto…
Aveva lottato per quel benessere ottenuto con suo marito ed ora un terremoto le aveva lasciato due ville con qualche lesione in un deserto di macerie nel luogo dove era nata e dove era triste e impossibile tornare.
Forse pensava a quei luoghi nelle lunghe ore solitarie; oppure a quel figlio andatosene troppo presto e soffrendo, poi a suo marito, che per fortuna era morto prima senza provare cosa vuol dire perdere un figlio. E lontano nel tempo a quel fratello ucciso da un autobus... La sua solitudine non era stata voluta, cercata, era capitata. 

Dura anche con i figli la ricordava Norma. 
La vita l'aveva costretta ad accumulare lutti, né quell'unica figlia rimastale era tornata per questo a vivere con lei, pur abitando nella stessa città.
Ormai anziana e nubile preferiva restare nella sua casa, acquistata tanto tempo prima.
Che silenzi viveva lassù sola con i suoi pensieri? Troppo aveva vissuto per vedere solo macerie...

Chi dava sue sporadiche notizie a Norma abitava nello stesso stabile. Parente di Norma ma non della solitaria del terzo piano.
Coscienti entrambe di quell'innominata parente comune, non si erano mai parlate.
Norma con entrambe era stata disponibile all'amore, cosciente che esso è di vantaggio per tutte le parti, ma da entrambe aveva imparato che questa sua lucida visione non era condivisa, preferendo entrambe, così distanti e diverse, l'ostilità e il rifiuto del suo affetto. Gesti, atteggiamenti e parole erano stati sempre improntati alla distanza. 
Nel caso della solitudine del terzo piano, il rancore, l'ostilità, della zia acquisita avevano radici lontane e riguardavano il padre di Norma e, in generale, tutta la famiglia di suo marito.
Nel caso della solitudine del piano terra forse si trattava di una inguaribile malata invidia.
La vita era ormai trascorsa e i solchi creati da quelle ostilità ormai invalicabili.

Con la parente del piano terra, che le dava sporadiche informazioni su quella donna che tante cose sgradevoli aveva detto su suo padre, Norma aveva laschi contatti tramite una persona cara che costituiva l'anello di congiunzione parentale fra loro.
Costei aveva costruito con accanimento la sua solitudine servendo persone egoiste ed ipocrite in piena coscienza. A Norma aveva detto di sé stessa: "Sono una serva nata". Avendo in sé questa distorta percezione dei rapporti umani, andava bene solo con chi la sfruttava. Se Norma avesse fatto lo stesso la donna si sarebbe sentita importante: facendosi sfruttare. Ma Norma non poteva accettare rapporti così degradanti e malati, buoni per gente senza dignità e priva di valori. Così aveva mal sopportato quella parente, anch'essa acquisita come la zia del terzo piano, che l'aveva fatta oggetto di critiche e paragoni con le persone a cui dava servilmente aiuto vantandone qualità inesistenti.
Causa quell'anello di congiunzione che Norma amava e da cui era amata capitava che, sia pur raramente, si trovasse a parlarci e capitava che le arrivassero echi della vita lontana di quella parente solitaria del terzo piano, che aveva in comune con la donna sola del piano terra il circondarsi di parenti bisognosi di aiuto ed interessati... 
Solitudini simili nell'ostinata ingiustizia perseguita nei loro rapporti umani.
Ci sono persone che creano intorno a sé schermi invisibili, impenetrabili a qualsiasi manifestazione di umano affetto da parte di alcune persone che rifiutano per ragioni mai nobili, se non suffragate da offese o affronti.
Nel caso di Norma le offese e gli affronti li aveva ricevuti lei da quelle due donne. Più dalla donna sola del primo piano che da quella infelice del terzo.
Infelice per forza, giacché nessuno può essere più felice se ha seppellito un figlio.
L'ostilità si manifesta con atteggiamenti, parole e anche fatti e costruisce lo schermo invisibile e rimane così fino alla morte. A lei l'ostilità di quella solitaria del terzo piano era arrivata di rimbalzo dal bersaglio che era suo padre.
"Queste due persone hanno molte cose in comune - Pensava Norma. - Non hanno umiltà, quella luce dell'intelligenza che ti fa pensare a cosa di giusto o ingiusto tu possa aver fatto."
L'aspra solitaria del terzo piano avrebbe dovuto chiedersi perché il fratello di suo marito aveva cercato di dissuaderlo dallo sposarla, invece di odiarlo per questo, covando un rancore che aveva espresso irridendo ogni cosa riguardasse quell'uomo diventato suo cognato. 
Avrebbe dovuto ricordarsi che aveva insultato pesantemente la madre e la sorella di colui che poi l'aveva chiesta comunque in sposa.
Ma quella donna non avrebbe mai potuto fare una così umile ammissione con sé stessa, dato che poi aveva ripetuto l'errore urlando insulti della medesima specie alla moglie di un altro fratello di suo marito e alla loro figlia adolescente. Era la sua natura.
Allo stesso modo l'altra del primo piano aveva paura di ammettere con sé stessa altre miserie...
Dietro certe solitudini esistono errori voluti e ripetuti quanto miserabili.






martedì 10 novembre 2020

Il principio di non-refoulement

 

Il principio di non-refoulement

La Convenzione di Ginevra sullo status dei rifugiati, all'art.33, sancisce il principio di non-refoulement prevedendo che

"Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate a motivo della sua razza, della sua religione, della sua cittadinanza, della sua appartenenza a un gruppo sociale o delle sue opinioni politiche".

Il divieto di respingimento è applicabile a ogni forma di trasferimento forzato, compresi deportazione, espulsione, estradizione, trasferimento informale e non ammissione alla frontiera. È possibile derogare a tale principio solo nel caso in cui, sulla base di seri motivi, un rifugiato venga considerato un pericolo per la sicurezza del Paese in cui risiede o una minaccia per la collettività.
Tale principio costituisce parte integrante del diritto internazionale dei diritti umani ed è un principio di diritto internazionale consuetudinario.

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SULLA BASE DI QUANTO SOPRA RIPORTATO, ALLA LETTERA, I GIORNALI DI SINISTRA COME "LA REPUBBLICA" SCRIVONO:

Respingimenti

Ma la legge internazionale vieta i respingimenti in mare

14 LUGLIO 2018     DI VLADIMIRO POLCHI

Nel febbraio del 2012 la Corte europea dei diritti umani di Strasburgo ha condannato all’unanimità l’Italia per aver  riportato 200 profughi in LibiaMa è quello che adesso il ministro dell'Interno Matteo Salvini vuole ripetere
E OGGI "IL MANIFESTO" MI INVIA UNO STRALCIO DEI SUOI ARTICOLI FRA CUI UNO TITOLATO:

EUROPA - NAVI E AEREI DAVANTI LA TUNISIA PER FERMARE LE BARCHE DEI MIGRANTI
IL PIANO APPROVATO DALLA FRANCIA E MESSO A PUNTO DAL VIMINALE ANCHE IN FUNZIONE ANTITERRORISMO. BRIGATE ITALO-FRANCESI AI CONFINI
vi si legge:
Di fatto la Guardia costiera tunisina è chiamata a fare lo stesso lavoro che da anni svolge la cosiddetta Guardia costiera libica con i disperati che partono da quel Paese. In questo modo l’Italia e l’Europa potranno affermare di non effettuare i respingimenti vietati dal diritto internazionale, avendo delegato ad altri il compito di riportare indietro i migranti.
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ORA RILEVO VARIE AFFERMAZIONI IN CODESTI SCRITTI:1 - L'ART. 33 DELLA CONVENZIONE DI GINEVRA SULLO STATUS DEI RIFUGIATI E' CHIARO: "Nessuno Stato Contraente espellerà o respingerà, in qualsiasi modo, un rifugiato verso i confini di territori in cui la sua vita o la sua libertà sarebbero minacciate Ed elenca i motivi di codeste minacce.Ora chi si avventura a sbarcare in Europa, in primis in Italia, è accertato che è in maggioranza chi cerca di migliorare la propria condizione economica non essendo minacciato da alcuno, né per la sua vita né per la sua libertà. Avendo alla spalle solo governanti occupati ad arricchirsi che ignorano i propri cittadini e i loro bisogni di lavoro, economici, di salute.DUNQUE ALLORA COSA C'ENTRA L'ART. 33 DELLA CONVENZIONE DI GINEVRA CON I RESPINGIMENTI DI GENTE CHE VUOLE ENTRARE PER FORZA IN ITALIA SOLO PER VIVERE MEGLIO DI COME VIVE NEL PROPRIO PAESE?

CERTO CHE POSSIAMO E DOBBIAMO RESPINGERLI!

Scrivere, come fanno La Repubblica nel 2018 e Il Manifesto nel 2020, che “per aver  riportato 200 profughi in Libia” oppure “i respingimenti vietati dal diritto internazionale"è scrivere fatti falsi.

La Corte europea dei diritti umani di Strasburgo può condannare come crede, ma il suo è un parere che non ha risvolti giuridici e un Paese ha il Diritto di decidere chi far entrare dentro i propri confini in base alle leggi che si è dato.

Scrivere la parola profughi è fatto falso, giacché chi ha stabilito che trattavasi di profughi, non risultando provenienza da nazioni in guerra?

L'affermazione generica che "i respingimenti sono vietati dal diritto internazionale" non trova riscontro nella realtà, ma è un uso distorto e fuorviante dell'art. 33 già esaminato che definisce specifiche situazioni.

Questo è il giornalismo del pensiero di sinistra in questo momento storico del nostro Paese.




giovedì 22 ottobre 2020

Costumi attuali ridicoli, assurdi, incongrui

Ogni tempo nella Storia ha avuto i suoi manierismi.
Dal Dizionario: manierismo Disturbo a carico del comportamento e del modo di esprimersi, che diventano innaturali, goffi, artificiali, caricaturali;
Ecco proprio questo intendo: tutti quei comportamenti che la gente assume seguendo una moda del momento senza sottoporla ad un giudizio individuale di critica e assumendo di conseguenza un comportamento personale e non da pecora che segue il gregge. 


Alcuni esempi.
Il saluto che qualche idiota si è inventato per il distanziamento covid-19: gomito-gomito.
Un gesto scomodo, ridicolo, esteticamente brutto e chi lo assume non pensa al volgarotto "darsi di gomito", ma ripete da pecora questo gesto che potrebbe benissimo essere sostituito da un distanziato cenno con la mano da farsi come si vuole: palmo alzato, palmo sul petto. 







Pagliacciata


Idem come sopra


"Poracci!"


Altro manierismo le frasi ripetute in un intercalare quanto mai fastidioso:



 Ci sono giornalisti e altro tipo di personaggi, invitati a vario titolo in TV, che hanno l'abitudine di inframmezzare i loro discorsi con la frase "Come dire" ripetuta e ripetuta che viene da dire: "Dillo come te pare ma dillo senza ripetere questa tiritera!!!" 


Tempo fa andava di moda ripetere: "Un attimino", ad ogni piè sospinto... Da un po' di tempo si sente di meno.

Infine un fenomeno di cui ho già parlato in precedenza: gli applausi ai funerali!
Un fenomeno che nella mia gioventù (anni '60) era impensabile e che se qualcuno avesse applaudito ad un funerale l'avrebbero ricoverato alla Neuro.
Un fenomeno tipico dell'effetto pecora, tanto è assurdo ed incongruente, che suona ancora più allucinante quando le persone, di cui si vuole sottolineare il congedo con questo saluto, sono morte di morte violenta: omicidio, suicidio o disgrazia.


2 settembre 2015 - Un paese intero ha dato l’ultimo saluto a Vincenzo Solano e Mercedes Ibanez, la coppia di anziani uccisa nella propria villetta, a Palagonia, da un ivoriano ospite del Cara di Mineo. Il funerale è stato preceduto da un lungo corteo funebre per le vie del paese. Un grande applauso ha accompagnato le bare dei due coniugi sia all’uscita della camera ardente allestita nel Comune che prima dell’ingresso nella chiesa di San Giuseppe dove la messa è stata celebrata dal vescovo di Caltagirone, Calogero Peri, lontano dai riflettori delle telecamere per volere della famiglia
(di Alessandro Puglia)
 









mercoledì 14 ottobre 2020

Google gestore della piattaforma informatica di questo Blog

 Questo Blog lo creai a fine 2010, sono dunque 10 anni che lo gestisco e vi assicuro, cari lettori, che non è facile perché Google è come chiuso in una torre d'avorio e invia i suoi messaggi all'utente in inglese, raramente nella mia lingua, ed è difficilissimo dialogare  con codesto gestore perché non c'è un indirizzo a cui scrivere ma solo un forum e un sito con risposte precostituite.

Ieri mi arriva la seguente e-mail in italiano:

Secondo i dati in nostro possesso, il pagamento per la registrazione del tuo dominio ritacoltelleselibripoesie.com non è andato a buon fine.

Gli errori legati ai pagamenti si possono verificare per diversi motivi, ad esempio un saldo insufficiente o una carta scaduta. Consulta le soluzioni proposte nell'articolo Risolvere i problemi relativi a pagamento e fatturazione.

Accedi alla Console di amministrazione Google e fai clic su Fatturazione per aggiornare i tuoi dati di pagamento. Se non fai nulla, il giorno 26 dicembre 2020 il rinnovo del dominio non verrà effettuato.

Cordiali saluti,

Il team di Google Workspace

Ora bisogna spiegare alcune cose: una volta registrato il dominio se ne paga il rinnovo una volta l'anno on-line e sempre con Carta di Credito prepagata data l'esiguità della cifra che 10 anni fa era di USD 12,10 e per il 2020 è stata di USD 12,20.

Questo messaggio è incomprensibile dato che il 1° febbraio 2020 risulta incassata la cifra per il rinnovo 2020. Né può riferirsi al prossimo rinnovo per il 2021 visto che, scadendo tale rinnovo il 26 dicembre di ogni anno, sarebbe logico prima l'avviso di rinnovo e ancora siamo a metà ottobre.

Impossibile dialogare con costoro che, peraltro, ogni anno cambiano intestazione: il primo pagamento per il 2011 è stato registrato da Google checkout che fattura scrivendo che "il tuo ordine è stato inviato a Google Apps responsabile dell'ordine e della spedizione".

Negli anni successivi  la ricevuta del pagamento è arrivata con l'intestazione Google Wallet e dal 2014 non hanno più mandato ricevuta, solo una e-mail di conferma che il pagamento era andato a buon fine, e l'intestazione delle missive sono state di Google Suite che informava che la registrazione era stata rinnovata con Google Daddy... Poi per il rinnovo 2020 la e-mail di conferma è arrivata con l'intestazione di Google Cloud.. Ma cosa sono tutte queste sigle che variano non si sa...

Ora questa novità incomprensibile. Con molta fatica sono riuscita ad arrivare a quella che è la consolle di amministrazione avendo conferma che il pagamento per il 2020 risulta incassato il 1° febbraio di quest'anno. Ho poi tentato di inserire i dati della nuova Carta VISA prepagata dato che quella inserita è scaduta a fine settembre 2020, questo in previsone del pagamento per il 2021... Ebbene appare una scritta che rifiuta la registrazione della nuova Carta perché prepagata! 

Per 10 anni bastava dare l'O.K. al pagamento in automatico ma come pagare se ora il sistema rifiuta la Carta prepagata? Essa  è il sistema più sicuro per chi riscuote (Google) e per chi paga. Non ho alcuna intenzione di dare il mio IBAN on-line per un pagamento così esiguo, consentendo l'accesso al mio c/c, cosa pericolosissima come si sa per le innumerevoli truffe che circolano sul WEB.

Dunque ho tentato di comunicare con Google senza essere sicura che poi questa comunicazione abbia un risultato: 

"Questa è un'email automatica generata da Assistenza di Google Cloud. Il caso #25456723 è stato creato o aggiornato.

Di seguito sono riportate alcune informazioni relative al caso:

Stato: New
Oggetto: Rinnovo annuale della registrazione del dominio
Descrizione:
Ho il dominio ritacoltelleselibripoesie.com dal 2010 e l'ho sempre rinnovato automaticamente con Carta VISA prepagata. Oggi Google Workspace mi scrive che non risulta il mio pagamento annuale 2020 ma dalla mia consolle di administration risulta il mio pagamento di USD 12,20 incassato da Voi il 1 febbraio 2020 e ha la e-mail di conferma di Google Cloud team del buon fine del pagamento. Ho provato ad inserire i dati della nuova carta VISA prepagata, essendo la vecchia scaduta a settembre 2020, per il pagamento 2021 ma il Vs. sistema non l'accetta perché è VISA prepagata. Non capisco dato che ho sempre usato carta prepagata per piccola cifra annuale. Come posso fare per rinnovare il pagamento annuale per il 2021?"

Assistenza di Google Cloud
http://support.google.com/googlecloud/answer/142244

Se questa questione non verrà risolta da Google credo che la piccola voce di questo Blog si chiuderà qui, ma rimane il mistero della odierna missiva: errore loro nell'amministrare i rinnovi con questo sistema oscuro di sigle sempre diverse oppure altro?

Forse questa piccola voce ha dato fastidio a qualcuno e si è trovato questo modo stupido di chiuderla? 

venerdì 9 ottobre 2020

Roberto Alessi

 

Scorrendo con il telecomando in cerca di qualcosa di decente da vedere per distendermi e riposarmi un po' fra una incombenza e l'altra, sono capitata di sovente in programmi in cui si parla di cose leggere e non, salotti televisivi con ospiti che, in presenza o in collegamento, danno la loro opinione su richiesta dei conduttori su argomenti leggeri e non.

Spesso vedevo questo personaggio senza sapere chi fosse. Mi sembrava un tipo molto superficiale dal tono salottiero.

Poi, in un paio di interventi, ha detto cose che mi hanno fatto capire che era persona solida e affatto superficiale e salottiera.

Ne ricordo solo uno: trasmissione condotta da Eleonora Daniele in cui la conduttrice intervista il figlio dell'assassino Antonio Logli nella circostanza che costui ha chiesto alla sua amante, ora convivente con i suoi figli, di sposarlo, nonostante egli sostenga che sua moglie lui non l'ha uccisa e dunque deve essere ancora viva da qualche parte.

Si discute su tale contraddizione del Logli e ci si chiede perché mai questo gesto, stando egli in carcere condannato a 20 anni di galera.

Fra tante sciocchezze Alessi dice semplicemente che per il Logli questo è un modo di gestire dal carcere i suoi beni attraverso la nuova moglie. Un pensiero acuto che a nessuno era venuto in mente.

Ho fatto una piccola ricerca su Roberto Alessi ed ho appreso che è un giornalista, specializzato in notizie sul superficiale mondo dello spettacolo e non solo e, dopo una lunga carriera, ora è il Direttore di Novella 2000, rivista settimanale delle notizie leggere sul mondo dei cosiddetti VIP che spesso VIP non lo sono più e Novella 2000, parlando di loro, rinnova la loro visibilità.

Insomma, dietro l'apparente leggerezza, Alessi con i suoi acuti giudizi dimostra di avere sincera sostanza, molto più di certi giornalisti impegnati che in realtà manipolano la verità al servizio dei vari potentati politici e ad uso e consumo degli sprovveduti che gli credono.