mercoledì 26 ottobre 2016

Giallo su uccisione Prof.ssa Gianna Del Gaudio

Da: Il Giorno Ultimo aggiornamento: di FRANCESCO DONADONI E GABRIELE MORONI









Il Dna sui guanti non è del marito di Gianna Del Gaudio: si cerca tra amici e parenti
Seriate (Bergamo), 25 ottobre 2016 - Come una costante nei gialli, nei delitti bergamaschi. Il Dna a lungo indicato come “Ignoto 1” rappresentò il tassello decisivo per risolvere l’enigma della fine di Yara Gambirasio. Un Dna maschile sconosciuto spariglia e potrebbe aprire nuovi scenari nell’enigma della morte di Gianna Del Gaudio, l’ex professoressa sgozzata nella sua casa di Seriate la sera del 26 agosto. Il marito Antonio Tizzani, 68 anni, ferroviere in pensione, è l’unico indagato (a piede libero) per l’omicidio della moglie. Il Dna non gli appartiene e Tizzani segna un punto a suo favore. Le indagini del Ris hanno segnato una svolta. I risultati.
Un sacchetto delle mozzarelle ritrovato il 6 ottobre nella siepe di un piccolo condominio a 400 metri dalla villetta dei coniugi Tizzani. Nel sacchetto un cutter da elettricista e un paio di guanti in lattice. Da questi ultimi è uscita la nuova tessera del rebus. Il sangue sull’esterno dei guanti appartiene alla vittima. C’è però una traccia mista: al sangue della professoressa è sovrapposto un Dna maschile (nonè sangue, forse di saliva o di sudore). Questo codice genetico non porta ad Antonio Tizzani né ai figli, Paolo e Mario. E’ il Dna dell’assassino? Da ricordare che Antonio Tizzani ha parlato di un killer incappucciato e privo di guanti, tanto che notò la pelle scura. O il Dna è trasmigrato dal sacchetto ai guanti e allora potrebbe appartenere a chi ha venduto il sacchetto o a chi lo ha ritrovato? E quale è stato il percorso del sacchetto fino alla siepe dove è stato lasciato? Quanto al taglierino solo certezze. Quello sulla lama e sull’impugnatura è sicuramente sangue di Gianna Del Gaudio e ha contaminato anche il sacchetto. Non ci sono tracce biologiche, né impronte digitali di altri.
Si apre una nuova, complessa fase investigativa. Come per il caso Yara c’è un Dna senza nome da attribuire. Per questo viene messo a confronto con quello di parenti, amici, vicini, persone comunque in rapporto con i Tizzani. Una cerchia di una trentina di persone. Per il momento. «Abbiamo sempre proceduto - dice il colonnello Biagio Storniolo, comandante provinciale dei carabinieri - con prudenza, senza mai tralasciare la pista dell’incappucciato. E’ chiaro che i risultati del Ris aprono un nuovo scenario».
Giorgio Portera, genetista del Dipartimento di biotecnologie mediche dell’Università Statale di Milano, è il consulente della difesa di Tizzani: «L’ultimo accertamento genetico sui guanti in lattice evidenzia la presenza di un soggetto maschile diverso dall’indagato. Questo dato è ovviamente a favore della posizione da indagato di Antonio Tizzani. Il risultato genetico conferma quanto emerso subito dalla scena del crimine. Ricordiamo che i vestiti dell’indagato sono privi di qualsiasi traccia ematica, in una scena del crimine interessata invece da numerose perdite e schizzi di sangue. E’ ovvio che adesso si cercherà chi ha depositato questa traccia e quali sono le circostanze in cui è avvenuto il deposito».
Quello che sembrava semplice prende la connotazione di un vero e proprio giallo.
Una rispettabile signora anziana viene uccisa in casa sua, quasi sotto gli occhi del marito, in modo efferato, tagliandole la gola fino quasi a staccarle la testa dal collo.
Donna come tante, in cui tante persone possono identificarsi per stile di vita: dedita al lavoro e alla famiglia; affettuosa con figli ormai fuori di casa ma sempre in rapporto con lei e con il padre; innamorata dei suoi nipotini che le abitano vicino.. Gentile con la nuora e con la nuova compagna del figlio separato dalla moglie, avendo portato loro dei doni da un viaggio anche religioso: da Padre Pio!
Chi può volere il male di una donna del genere, una donna come tante?
Il marito parla di un ladro che egli ha colto in azione e che poi è fuggito. Potrebbe essere un pazzo, un drogato, non si spiegherebbe altrimenti un simile cruento omicidio per rubare poco o niente..
Ma chi indaga dice che non è possibile, giacché le telecamere intorno avrebbero dovuto registrare la fuga dello sconosciuto e, invece, non hanno registrato nulla.
Ma i giornalisti vengono a sapere che dal 6 ottobre scorso chi indaga aveva un elemento importantissimo: un sacchetto, inequivocabilmente proveniente dalla casa della povera uccisa, rinvenuto a 400 metri circa dalla casa del delitto, gettato dentro una siepe. Dentro oggetti che analizzati riportano senza dubbio il sangue della professoressa. Dunque non può che essere stato occultato dall'assassino o da un suo complice.
Ma se il sangue è certamente della vittima, ora viene fuori da altre analisi che non vi è traccia del DNA del sospettato: il marito.
Come poteva egli toccare il sacchetto, l'arma rinvenuta all'interno con il sangue di sua moglie, i guanti di lattice, senza lasciare alcuna traccia biologica di se?
Chi indaga parla di contaminazione riguardo al DNA maschile ignoto invece rinvenuto.. Analizzeranno ancora.. Ma di chiunque sia come può essersi cancellato quello del marito mentre è rimasto quello dell'ignoto soggetto maschile? Se, come riflettono gli inquirenti, può essersi cancellato per effetto degli agenti atmosferici in più di un mese, perché sui guanti è rimasto quello del soggetto ignoto?
E ancora: se le telecamere quella sera, a quell'ora, non hanno visto il ladro che invece il marito ha descritto, non hanno visto nessun altro però.. Allora il sacchetto con il suo macabro contenuto non ha viaggiato dalla casa del delitto al luogo dove è stato ritrovato quella sera, altrimenti le telecamere lo avrebbero visto. 
Dunque il sacchetto viene sicuramente da quella casa ma altrettanto sicuramente, se gli inquirenti escludono il ladro per via delle telecamere in cui non vi è nulla, è giunto nel luogo del ritrovamento in un momento successivo a quello del delitto.  
Sicuramente chi indaga ha chiesto al figlio Mario e alla sua compagna, che avevano cenato con la povera vittima e con il marito ed erano appena usciti da quella casa, se gli abiti indossati da Antonio Tizzani dopo il delitto erano gli stessi che aveva prima del delitto. Secondo tale risultanza si ha o una prova a carico o a discarico, data l'abbondanza di sangue che fuoriesce al taglio di arterie del collo a cuore battente.
Altrettanto sicuramente gli inquirenti avranno mostrato l'arma del delitto rinvenuta nel sacchetto ai figli, chiedendo loro se il padre ne possedeva una simile: un cutter da elettricista, in uso anche a chi non lo è per lavoretti e riparazioni casalinghi.
In ultima riflessione, alla luce dell'assenza di DNA di Tizzani e alla presenza di DNA ignoto maschile, può ravvivarsi la pista del ladro incappucciato: ma allora forse va rivista anche la ritrattazione della nuora che ha detto di esserselo inventato. 
Il luogo del ritrovamento del sacchetto
Pensierino della sera: non sarà che qualcuno della mortuaria o degli addetti ai rilievi ha dimenticato in qualche angolo della casa un paio di guanti di lattice? Sicuramente chi indaga l'avrà già pensato e a tutti coloro che sono stati a vario titolo in quella casa verrà fatto il DNA per esclusione...




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