sabato 1 dicembre 2012

Sallusti pericoloso criminale?


Da: La Stampa

Sallusti, arresto ed evasione simbolica - Il direttore del Giornale ai domiciliari

Gli agenti entrano nella sede del quotidiano. Il direttore torna a casa della Santanchè.

Milano
Lui lo aveva detto: «Dovranno venire a prendermi in redazione». È così è stato. Agenti della Digos di Milano sono andati a prelevare Alessandro Sallusti, direttore de “Il Giornale”, direttamente nella sede del quotidiano milanese. E aveva anche detto: «Dai domiciliari evaderò». È così ha fatto, finendo arrestato per evasione. Dopo un passaggio in questura, accompagnato in Tribunale per la convalida dell’arresto, è stato nuovamente scortato a casa dove, ha promesso al magistrato, rimarrà senza violare le prescrizioni. 

Di certo per Sallusti quello di oggi è stato il giorno più lungo, e in un certo qual modo lo è stato anche per la categoria dei giornalisti, che si è trovata inevitabilmente di fronte ai tanti interrogativi che la vicenda pone. Una storia che è lontana dall’essere conclusa, con il processo per direttissima previsto la prossima settimana, la probabile condanna, e la questione “carcere o casa” (i suoi legali hanno fatto istanza di revoca dei provvedimenti domiciliari) ancora tutta da risolvere. 

«Notte al giornale. Se vogliono mi arrestano qui. Grazie a tutti»: così aveva twittato poco dopo la mezzanotte di ieri Sallusti, condannato definitivamente a 14 mesi di carcere per diffamazione e destinato a scontare la pena agli arresti domiciliari come disposto dal magistrato di sorveglianza. Nel corso di una concitatissima mattina, poi, il direttore del Giornale aveva proposto una sorta di soluzione alle forze dell’ordine che dovevano eseguire l’ordine di carcerazione. «Voi - era la proposta - non violate la sede de “Il Giornale”, io mi consegno a San Vittore e poi fate quel che volete». All’Ansa, durante le lunghe ore dell’attesa, nella sede di via Negri, aveva spiegato: «Mi costituisco io perché non voglio che venga violato il giornale. Non “Il Giornale” in quanto tale, ma un quotidiano». «È ovvio - aveva proseguito - che la mia è una provocazione politica. Qualcuno potrebbe dire “ma se stai lì dentro ti sottrai alla pena». E allora io esco. Però non vado a casa. Vado a San Vittore. Che mi registrino lì. Poi mi porteranno dove vogliono». 

Però non è andata così. La polizia è entrata nella sede del quotidiano e lo ha portato via sotto gli occhi dei collaboratori. Sallusti è stato prelevato lasciando a metà la riunione di redazione che stava conducendo, stabilendo con grande freddezza proprio i titoli e le pagine da dedicare al suo caso. Due funzionari della Polizia di Stato gli hanno notificato il provvedimento di detenzione domiciliare davanti alle telecamere e ai fotografi. L’unico suo commento è stato per la libertà di stampa: «Arrestato in un giornale...certo se questa categoria.. Beh dovrebbe avere un sussulto, no?». Poi lo hanno portato via tra gli applausi dei colleghi. Poco prima aveva confidato all’Ansa «La prossima riunione la farò da evaso». E così è quasi stato, dato che appena lasciato solo nel suo domicilio dai poliziotti, è subito uscito di casa, finendo ovviamente per essere scoperto e arrestato per evasione. Aveva lasciato “Il Giornale” poco dopo le 12, e prima delle 13 era già evaso. 

Il giudice delle direttissime ha convalidato l’arresto per evasione e ha disposto gli arresti domiciliari. Sallusti ha giustificato l’evasione definendola «un gesto simbolico» e spiegando che non voleva certo darsi alla latitanza. Poi ha promesso di rispettare le prescrizioni del provvedimento di detenzione domiciliare (che comunque gli permette di scrivere e telefonare, e di uscire di casa dalle 10 alle 12) ed è stato riportato a casa, dove vive con la compagna, Daniela Santanché. Tra i tanti commenti e le reazioni suscitate dalla vicenda, spicca quella dell’editore del quotidiano milanese, Paolo Berlusconi: «L’arresto di un direttore di giornale, proprio nella sede del suo quotidiano, per una diffamazione neppure da lui commessa: un caso unico nella nostra storia, che ci marchia vergognosamente ed indelebilmente come vero paese da terzo mondo». Gli ha fatto eco il presidente dell’Ordine dei giornalisti, Enzo Iacopino: «Qui occorrerebbe riflettere su una condanna che passa da 5.000 euro di multa a 14 mesi di reclusione...Sallusti con la sua scelta continua a sottolineare l’esistenza di un problema reale che riguarda migliaia di giornalisti che non hanno la sua notorietà» .

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In un Paese dove criminali incalliti stanno a spasso e possono così delinquere ancora ed ancora, si arrestano i giornalisti.
Fa paura.
Il suo giornale ha pubblicato un articolo che diceva una sciocchezza sull'operato di un giudice del Tribunale di Torino.
Era giusto condannare chi ha scritto la stupidaggine e il responsabile del giornale, cioè il Direttore.
Ma non con la RESTRIZIONE DELLA LIBERTA' PERSONALE! Perché gli arresti domiciliari questo sono!
La LIBERTA' PERSONALE è qualcosa di molto serio in DEMOCRAZIA e va tolta là dove il crimine lede la società.
Ma una volta che uno è stato condannato per calunnia e/o diffamazione a mezzo stampa e gli è stato fatto pagare un risarcimento alla parte lesa con obbligo di pubblicare la sentenza, che rende pubblico che quel che si è scritto è una sciocchezza, BASTA!
Perché qui siamo arrivati a questo?
Non sarà perché è stato toccato un magistrato?
E i politici fautori di codesta pena, non sarà che è perché hanno la coda di paglia?
A me Sallusti non sta simpatico e nemmeno la sua convivente, la Santanché, proprio per questo quel che scrivo ha più valore: perché non è di parte.
Mi sta succedendo qualcosa però di fronte a tanta assurdità: mi sta diventando simpatico, perché ha fatto quello che avrei fatto anch'io, per estremizzare un fatto che così appare meglio in tutto il suo stridore.
Ho militato in un partito creato da un ex-magistrato che predicava, e continua a farlo, che bisogna fidarsi dei giudici. Debbo dire che con i fatti che accumulavo con l'esperienza questa fiducia non mi sembrava sempre ben riposta.
Su questo blog ho affrontato spesso questo tema e non è colpa mia se abbiamo una strana giustizia che scontenta la maggior parte della gente. Non a caso gran parte degli italiani votò a favore della responsabilità civile dei giudici in un referendum disatteso da chi ha poi legiferato.
Termino ripescando dalla mia memoria un altro processo per diffamazione a mezzo stampa: un critico e giornalista, ora defunto, querelò Dacia Maraini che lo aveva definito "stronzo" in un suo articolo. Se non ricordo male era Oreste Del Buono.
La Maraini fu assolta.