venerdì 19 febbraio 2021

Matteo Cagnoni: epilogo

https://www.ilrestodelcarlino.it/ravenna/cronaca/cagnoni-cassazione-1.5956452 

Questo il link ad uno degli articoli di giornale che riportano l'epilogo di questa tristissima e tragica vicenda.

http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2016/11/si-puo-impazzire-per-lamore-tradito.html

Questo il link del post che dedicai al tragico fatto nel 2016.

La riflessione che viene da fare è che in questo caso non si può invocare la mancanza di cultura, di educazione, di benessere a motivazione di una simile esplosione di violenza: qui c'era cultura, buona educazione, agiatezza... bellezza.


Eppure questo uomo bello, fine, elegante, Medico Specializzato in Dermatologia, figlio di un Medico Professore Ordinario ed ex Primario nell'ospedale Careggi di Firenze, ha scelto una strada cruenta per liberarsi della sofferenza in cui il tradimento di sua moglie e la conseguente separazione e fine del suo matrimonio l'avevano gettato.

Non ha pensato quest'uomo, pure intelligente, al dolore dei suoi tre figli, ai suoi anziani genitori ... La sua frustrazione è stata più forte di tutto e, pur di liberarsene, non ha potuto che attirare sua moglie con una scusa in un luogo improbabile dove far ritrovare il cadavere e massacrarla, sfogando su di lei una violenza bestiale, a bastonate, sbattendola violentemente contro un muro... Per poi fuggire all'arrivo della polizia con un moto di incontrollato timore... Per poi negare ostinatamente di essere stato lui..



Ha avuto ragione, ma senza successo, il suo avvocato a chiedere la perizia psichiatrica.. Non perché il Dott. Cagnoni sia pazzo, ma per l'assurdità e la ferocia del suo gesto.

Il suo Ego fragile ferito, il suo narcisismo umiliato dal tradimento della moglie esigevano una riparazione che era più importante di qualsiasi cosa: delle vite segnate dei suoi tre figli, del triste epilogo della vecchiaia dei suoi genitori.. Della sua umiliazione davanti al mondo. Quest'ultima cosa però rimane importante, sempre per quell'Io fragile ed abnorme insieme, frutto forse dei doni che la vita gli aveva fatto, fascino e bellezza, e non accettandola usa come ultima, improbabile difesa, la negazione ostinata di fronte al mondo e dice: non sono stato io.

Non sono stato io, davanti ad ogni evidenza, come il bambino ostinato che nega difendendo il suo piccolo Io chiuso nel suo limitato mondo infantile.

domenica 14 febbraio 2021

Un film bellissimo del 1999: Sunshine sulla Storia di una famiglia ebrea.

 Da: DOPPIOZERO 19 maggio 2018

Sunshine: storia di una famiglia

"il film, che è del 1999 già Orbàn imperante. E lo abbiamo trovato bellissimo. Chi non perdonerebbe qualche difettuccio a un film che dura più di due ore per narrare vicende di due secoli e mezzo?
Non avevo mai visto descritta così bene la drammatica fase dell’assimilazione del popolo ebraico dopo la fine dei ghetti, che fu una sorta di sterminio culturale senza versare una sola goccia di sangue, come ben sapeva Proust; non avevo mai visto un Francesco Giuseppe così com’era, liberal e amico degli ebrei!

Credo che ormai pochi sappiano che lasciando andare il tempo senz’astio né persecuzioni, gli ebrei sarebbero pian piano spariti dall’Europa come lo furono dall’India e dalla Cina. Qualcuno mi ha detto che in Cina non esiste la parola ebreo, al posto della quale si usa “musulmano blu”, appunto perché il colore azzurro caratterizza la religione giudaica, e il verde quella islamica. Viste da Confucio.

 

Per poter cavalcare tanti decenni, il film è costretto a procedere per simboli di ogni epoca che la famiglia ha vissuto, dal tempo dello shtetl nell’Oriente ungherese a quello della parità austroungarica, in apparenza definitiva e con la sola messa in guardia di un nonno che dice simbolicamente: “Noi ebrei dobbiamo sempre limitare le nostre carriere, perché non si sa mai”. E invece quei consanguinei della puszta diventano industriali, e poi giudici della Suprema Corte, e poi infernali spadaccini e vincono la medaglia d’oro di scherma per la Patria ungherese alle Olimpiadi hitleriane della Berlino del 1936. 

Ed è qui che l’ebreo schermitore diventa simbolo anche lui con il suo martirio. Lui, di una famiglia che ha cambiato cognome da due generazioni, cattolica da una, campione di scherma, avvocato, capitano dell’esercito magiaro, dopo le dimissioni dell’Ammiraglio Horty nel 1944 viene torturato a morte dai nazisti ungheresi perché dice: “Sì, sono ebreo” e invece lui, il simbolo, non lo dice fino alla morte, ripetendo la sua identità acquisita ma vera che è diventata la sua e che è irrinunciabile.

La storia diversa del fratello comunista, medico, eroe della Resistenza francese, che sfiora il trionfo nel 1945 quando viene richiamato in patria come tanti altri ebrei ungheresi per collaborare alla costruzione del socialismo. I comunisti ungheresi si rivelano presto però infide bestiacce, cinici e crudeli anche se la loro miseria storica è differente da quella dei diavoli nazisti.

 

 E così il film arriva al fatidico 1956, quando l’ultimo erede del volto austroungarico giudaico, il figlio dello spadaccino, schiva la marea dei carri armati sovietici, corre all’anagrafe e torna al vecchio cognome yiddish abbandonato da quasi due secoli. Ed è allora che comprendiamo questo simbolo: senza più l’impeccabile scriminatura nei capelli biondastri, lo vediamo con i capelli rossi scarmigliati dell’avo mescolato all’anonima folla di Budapest, con il volto finalmente sereno della sua Aurora, quella del titolo.



Ho cercato invano una recensione particolareggiata di questo film che mi è capitato di vedere per caso ieri sera scorrendo i canali dove c'era il nulla, approdando per caso su Canale 10, mi sembra, dove il film era già iniziato.

Di nuovo si parla di ebrei e di nuovo la mia mente si chiede quale follia accompagni la persecuzione nel tempo e in ogni Paese verso chi è ebreo.

Non comprendo, non capisco, trovo solo che questo fatto storico che si ripete ovunque insensatamente mi toglie ogni speranza residua che l'Uomo sia un animale superiore agli altri su questo piccolo e bel pianeta.

L'Uomo, questo mammifero, ha un'intelligenza apparentemente superiore agli altri animali della Terra, ma in realtà egli è e rimane una bestia in molto del suo modo di essere e di pensare.

Rimane il riscatto dell'individualità ed io, individuo, da quando ho scoperto l'orrore dei campi di sterminio nazisti a 14 anni fino ad ora, 74 anni compiuti da un po', non comprendo come si possa pensare che un individuo sia diverso da me perché di cultura ebraica. Lasciando perdere la religione che attiene ai credenti. Essere ebreo vuol dire avere abitudini, tradizioni, costumi della propria famiglia come tutti.. Come io posso avere quelli della mia famiglia cattolica, pur nella mia evoluzione che mi ha condotta a capire che Dio non c'è e ad essere quindi atea.

Posso aborrire qualsiasi persona, di qualsiasi cultura, se agisce in modo da nuocere agli altri... Ma non perché appartiene a quel tipo di cultura, di tradizione, di usi e costumi..

La discriminante è legata solo al comportamento individuale di ogni essere umano per me.

Ed è sempre stato così, fin da piccolissima quando giocavo nello spazio fra la Fontana di Trevi e i sedili di pietra intorno ad essa con la mia amichetta dai capelli ricci e dalla pelle nera. Percepivo solo che era più educata di me.. Altra differenza non c'era per me.

E il senso di disagio e di imbarazzo, quasi di vergogna in cui mi metteva la maestra Lelli quando creava una discriminazione fra me, le altre compagne di classe e Disegni, la mia compagna dell'ultimo banco, rivolgendosi a lei come se fosse diversa e in difetto rispetto a noi che dovevamo dire la preghierina ad inizio lezione. Non volevo sentirmi io a posto, secondo la maestra, e lei in colpa non si sa di che. Chi mi aveva messo dentro quel sentimento? Nessuno. Me  lo sono ritrovato dentro: da piccolissima.

Perché tanti non sono come me?

Cosa hanno nella testa questi esseri appartenenti alla mia specie?

Ora, leggendo questo commento sul Film bello e doloroso, scopro che persino in Cina hanno la loro parte di antisemitismo folle.

L'essere umano in gran parte è rimasto una bestia feroce che si riconosce solo in un certo branco e discrimina gli altri... Forse è così.

La parte del film in cui il capo del poliziotto ebreo pretende che faccia confessare ad un suo superiore, ebreo anch'egli, ciò che non ha mai fatto è roba già letta, non ricordo in quale libro... Ricordi di letture in cui si documentava quello che accadeva nell' U.R.S.S.: chiunque, ebreo e non, pur appartenendo all'apparato, poteva essere accusato di cospirare contro il governo, senza prove, solo per false delazioni e testimonianze, e arrestato, fatto sparire in Siberia o in qualche prigione o giustiziato. Un clima di terrore e di sospetti, un orrore diverso dal nazismo ma non minore orrore. 

domenica 7 febbraio 2021

Tristezza infinita e orrore

 DA: IL GIORNO

Bolzano, 6 febbraio 2021 - Poco più di un mese dopo la scomparsa, Laura Perselli è stata trovata. Senza vita, purtroppo. A far emergere il cadavere che poi si è scoperto appartenere proprio alla donna scomparsa il 4 gennaio sono state le ricerche nel fiume Adige. Il corpo di una donna è stato ripescato dall' Adige tra gli abitati di San Floriano e Laghetti, a sud di Bolzano. Nel letto del fiume Adige da mattina è stato abbassato il livello dell'acqua di una trentina di centimetri per consentire le ricerche da parte di investigatori e inquirenti. Le ricerche riguardano Peter Neumair e Laura Perselli, 63 e 68 anni, entrambi insegnanti in pensione ed entrambi scomparsi dal 4 gennaio.  Proprio queste ricerche hanno fatto emergere una prima, terribile verità: il corpo ripescato nel fiume è quello di Laura Perselli. Il ponte sull'Adige a Laghetti, sponda a sud di Bolzano, è stato bloccato. Le indagini proseguono. Le ricerche si sono concentrare nella zona a sud di Bolzano, tra Vadena e Egna.

Il ponte sull'Adige in cui gli inquirenti suppongono che il figlio abbia gettato i cadaveri dei genitori



Ad un mese di distanza dal giorno in cui i due poveri genitori sono scomparsi gli inquirenti hanno trovato la prima tragica conferma alla loro ipotesi investigativa.

Questi orrendi fatti sono sempre accaduti ma ogni storia è una storia a sé.

A volte ci sono comportamenti dei genitori che provocano sofferenza nei figli e scatenano il delitto... Ma spesso non è così.

Da quanto riportato dai giornalisti della impagabile trasmissione "Chi l'ha visto?" il padre è stato visto nella cittadina fino alle h. 16:30, mentre la madre è rientrata in casa alle h. 18:30 dopo essere stata ad assistere a casa la madre 96enne insieme alla sorella.

Presumo che quando è rientrata abbia trovato il delitto contro suo marito già compiuto, forse c'era stata una discussione fra il padre e questo figlio, ormai trentenne, problematico.. E per nascondere l'assassinio del padre il mostro ha ucciso anche la madre.

Le due sfortunatissime vittime: Laura e Peter

Ma lo faranno parlare questo mostro che continua a dichiararsi innocente, soprattutto dopo i risultati dell'autopsia... Il sangue del padre, ritrovato sul ponte da cui presumibilmente l'ha gettato, fa pensare che la mia ipotesi sia possibile: non li ha uccisi sopraffacendoli entrambi nello stesso momento.. E forse nemmeno nello stesso modo... Quando la madre è rientrata ha ucciso anche lei.. Povera sorella innocente a cui è crollata sulle spalle questa immane tragedia.

Il tratto del fiume Adige dove il corpo di Laura è stato trascinato nel tempo di un mese per una ventina di chilometri circa. Forse il padre è stato gettato per primo e per questo bisognerà cercare più a sud del punto in cui è stata ritrovata la mamma. Da quel che è trapelato il corpo non sarebbe stato zavorrato. Qualora il corpo del padre lo fosse sarebbe più a fondo, ma forse la corrente ha avuto più difficoltà a portarlo lontano. Il corpo della madre potrebbe essere rimasto nel portabagagli per non prolungare la scena sul Ponte Vadena alle h. 21:00 - 21:30 circa del 4 gennaio, quando si presume abbia gettato il corpo del padre. Questa ipotesi spiegherebbe perché il figlio sia andato via dalla casa dell'amica, in cui era giunto in ritardo per la cena alle h. 22:00, con il buio la mattina del 5 gennaio alle h. 05:00, con la scusa di portare fuori il cane dei genitori, in realtà a disfarsi in Adige anche del corpo della madre rimasta nel portabagagli.



lunedì 1 febbraio 2021

Lo Stato contro Fritz Bauer

Lo Stato contro Fritz Bauer : Lo Stato contro Fritz Bauer   Il racconto della vicenda del magistrato le cui indagini portar...

I Film vedibili e apprezzabili la RAI li manda in onda in tarda serata ma, proprio perché veri bei film, tengono desta la mia attenzione.
Su RAI 5 ieri sera ho visto questo film bellissimo ed interessantissimo.
E' un Film che parla di Storia, che io non conoscevo, dell'orrendo periodo hitleriano, di una figura importante, Fritz Bauer, ebreo tedesco come lo era Einstein, che ebbe un ruolo importante nel suo Paese dopo la prima Guerra Mondiale nella Repubblica di Weimar e dopo la fine della Seconda Guerra Mondiale fino alla sua morte nel 1968.

Trama

Germania, 1957. L'autista del procuratore tedesco Bauer trova il suo capo privo di sensi nella vasca da bagno. Viene portato in ospedale, mentre la polizia, politicamente motivata, sospetta un tentativo di suicidio. I suoi avversari - in particolare il procuratore generale Kreidler e Paul Gebhardt dell'Ufficio federale di polizia criminale (BKA) - hanno la meglio. Durante il recupero di Bauer, un dossier scompare dal suo ufficio. Egli, una volta ristabilito, convoca quindi i pubblici ministeri e chiede loro i progressi nella persecuzione dei criminali nazisti che si rivelano praticamente inesistenti.

Il giovane procuratore Karl Angermann gli ricorda di aver ricevuto il fascicolo in questione da parte dello stesso Bauer, con la richiesta di redigere una dichiarazione. Bauer ha la sensazione di poter contare sul giovane e lo invita ad un incontro nel fine settimana a casa sua, poiché immagina nella sua autorità come "nel paese nemico". Bauer vuole portare Adolf Eichmann, nascosto in Argentina, in un tribunale tedesco. Tuttavia, dal momento che la BKA e l'Interpol non sono responsabili per i crimini politici, Bauer prende in considerazione il coinvolgimento del servizio di intelligence israeliano Mossad.

Ricevendo una lettera dall'Argentina, Bauer scopre che Eichmann vive lì con un nome diverso. Passa quindi la lettera al Mossad e parla anche con i vertici dell'intelligence. Il boss del Mossad, Issel Harel, ha già controllato questa pista, ma vuole che Eichmann venga rapito solo se Bauer ha una seconda prova. Contemporaneamente Angermann chiede a Bauer un consiglio sulla sentenza in un processo omosessuale. Grazie al riferimento di Bauer ad un processo simile, Angermann richiede quindi una pena sensazionalmente bassa. Victoria, amica dell'imputato, ringrazia Angermann e lo invita al night club "Kokett", dove l'uomo si innamora della donna, che risulta essere una cantante transgender. Allo stesso tempo la BKA scatta delle foto di attività sessuali tra di loro e cerca di ricattarlo con loro.

Quando Bauer scopre che l'ex capo nazista Schneider lavora nel dipartimento delle risorse umane della Daimler-Benz per il Sud America, lo mette sotto pressione per ottenere il nome in codice di Eichmann in Argentina. Passa poi le informazioni ricevute al Mossad, confermando quanto affermato nella lettera. Eichmann viene quindi rapito dal Mossad e condotto in Israele. La richiesta di Bauer di estradizione di Eichmann viene respinta dal governo federale di Konrad Adenauer, in quanto vi sono ampi accordi sulle armi tra Germania e Israele e sono temute le possibili dichiarazioni di Eichmann di fronte a un tribunale tedesco, a cui potrebbe seguire una crisi del governo, dato che molti ex nazisti sono rappresentati nell'apparato statale fino al Consiglio dei Ministri. Angermann, ricattato dalla polizia per il suo legame con la cantante transessuale, si costituisce per non tradire i rapporti di Bauer con il Mossad. Bauer, che pensò temporaneamente di arrendersi, si rituffa nell'inchiesta nazista, che alla fine portò al processo di Francoforte.

Burghart Klaußner

Burghart Klaußner interpreta il giurista tedesco ebreo Fritz Bauer e, riscontrando la sua trasformazione nel personaggio con la figura reale, si resta impressionati.

La sua interpretazione è eccezionale per bravura.

Del contesto storico quello che mi colpisce è la realtà, mai abbastanza ricordata, che in Germania come in Italia nazisti e fascisti che si erano macchiati di vari crimini, invece di essere in galera, occupavano posti di rilievo nell'apparato dello Stato e posizioni apicali in Società del mondo produttivo.

Il vero Fritz Bauer giovane


Fritz Bauer anziano: è morto all'età di 65 anni.