lunedì 29 luglio 2013

Isola del Giglio

Mentre si celebra il processo di I grado del disastro della nave Concordia della Costa Crociere, mi è capitato di andare all'Isola del Giglio.

Odio il turismo di morte e condivido il giudizio che giornalisti intelligenti ne hanno dato: imbecilli che vanno a fotografare la nave naufragata facendosi immortalare con sullo sfondo la sua tragica e triste sagoma.

Impossibile non vederla quando si arriva a Giglio Porto: intorno ad essa è sorto un funereo ma necessario cantiere.

Pudicamente e per rispetto ai due cadaveri che ancora racchiude, non volevo fotografarla, come già facevano in molti dal traghetto che da Porto S. Stefano ci conduceva all'Isola.
Poi ho pensato che avrei scritto qualche considerazione su di essa ed allora ho preferito mostrarla ora, come la vedevo.



Da qualsiasi posto ameno della costa est dell'isola si vede il triste spettacolo.




La sua sagoma enorme riempie il paesaggio intristendo la meravigliosa vista.

Poco distante, qualche decina di metri a sud della lunga nave (m. 290 di lunghezza!) sorgono gli scogli Le Scole: eccole fotografate fra l'albero ed i cespugli... Colpisce la loro vicinanza alla costa! Colpisce l'estrema vicinanza alla nave stessa! Praticamente, se andava a sedici nodi (gli esperti dicono una velocità alta), frenata dallo scoglio per m. 70 della sua lunghezza, si è fermata subito ruotando poi su sé stessa e puntando la prua a sud, indi inclinandosi...

Il processo chiarirà tutto con le varie relazioni tecniche... ma è chiaro anche visivamente che la nave ha fatto pochi metri di mare e poi si è adagiata. Se si fossero tirate subito giù le scialuppe i morti non ci sarebbero stati: troppo il tempo trascorso dal momento dell'impatto ad aspettare non si sa cosa... a nascondere o coprire l'incopribile...
L'inclinazione ha creato i morti, e non c'è stata immediatamente...
Dopo le scialuppe non potevano più essere scese su un lato... e dopo due ore sull'altro lato i corridoi sono diventati dei pozzi in cui le vittime sono scivolate senza speranza. Il freddo di gennaio, il buio, l'agitazione, hanno fatto il resto.
L'irresoluto Comandante non può che pagare per quello che ha fatto.

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