martedì 17 luglio 2018

Perché la scorta a Saviano si e ad Alessio Viola no?

Saviano ha la scorta perché ha scritto sulla Camorra, organizzazione criminale volta a lucrare sulla società con il traffico di droga, l'imposizione del pizzo sulle attività produttive, l'imposizione di appalti mediante violenza, intimidazione e corruzione pagando, con i suoi soldi sporchi, pubblici rappresentanti e pubblici amministratori.
Ma prima che ne scrivesse Saviano non si sapeva?
Le organizzazioni criminali sono infastidite se si parla dei loro affari dato che le loro attività si sviluppano meglio nel silenzio e nell'omertà, voluta o impaurita che sia. 
Ma uccidono quando il giornalista, lo scrittore, hanno un segreto un'informazione in più sui loro affari.
Non è il caso di Saviano.
Ha scritto il libro in cui descrive l'orrore dei metodi di quella società camorristica, altri ne ha scritti dopo, sempre incentrati sulla droga, in particolare cocaina, ma nel contempo la sinistra ne ha fatto un simbolo da consultare su tutto e per tutto. Non c'è notizia del TG, ad esempio sulle persone che tentano l'ingresso nel nostro Paese pagando i criminali dell'immigrazione clandestina, in cui non infilano: "Saviano ha detto"..
Ma chi se ne frega dell'opinione di Saviano, come di altri che circolano nelle TV, la gente pensa con la propria testa, a parte una minoranza indottrinata che però, per vivere, ha bisogno di essere indottrinata, essendo incapace di formarsi un'idea personale e dunque cerca sempre "un centro di gravità permanente che non gli faccia mai cambiare idea sulle cose sulla gente", per citare Battiato.
Ho appena finito di leggere un libro di un autore che non conoscevo, che scrive bene di criminalità organizzata: Alessio Viola. Ha scritto diversi libri su questo argomento incentrati soprattutto sulla criminalità organizzata pugliese. Quello che ho appena finito di leggere si intitola "Dove comincia la notte" e descrive quel mondo di organizzata prepotenza che uccide chiunque non stia agli ordini del boss e voglia mettersi in proprio nello spaccio della droga.
Anche qui, come scrive e dice Saviano, chi alimenta economicamente questo traffico sono i consumatori. Gente insospettabile, gente che ha due facce: una per il giorno e una per la notte, in senso figurato e anche reale.
Non ci sono eroi. Anche il poliziotto non lo è: è dalla parte della legge ma la contiguità con la criminalità, unita alle sue debolezze psicologiche, ne fanno un soggetto che è l'immagine nello specchio del delinquente: freddo esecutore di omicidi oltre che spacciatore di professione. 
La descrizione di Bari e della rete di criminalità che da lì si dirama anche nei luoghi circostanti Viola non la inventa, ma la desume da documenti, migliaia di pagine di Atti Giudiziari.
Alessio Viola, nella sua attività giornalistica, ha scritto numerosi articoli sull'economia sommersa della malavita barese e sugli aspetti di quella "in doppio petto".
Eppure nessuno lo minaccia o vuole ucciderlo. Non ha scorta.
A Saviano è bastato un libro scritto 12 anni fa per costituire un "pericolo" anche attuale per la camorra?
Eppure il Capo della Mobile di Napoli, Vittorio Pisani, incaricata la struttura che all'epoca dirigeva di verificare se le minacce a Saviano avevano un fondamento reale di pericolosità, così rispose:
«A noi della Mobile fu data la delega per riscontrare quel che Saviano aveva raccontato a proposito delle minacce rice­vute. Dopo gli accertamenti demmo parere negativo sull’assegnazione della scorta»

Da: Voce di Napoli
Ha vinto lo Stato, lo Stato vince sempre“, sono queste le parole che Michele Zagaria ha pronunciato nei confronti di Vittorio Pisani il capo della Squadra mobile che ha coordinato il suo arresto. Era il 7 dicembre del 2011 quando gli agenti della Polizia hanno fatto irruzione nel bunker costruito sotto terra a Casapesenna, in Provincia di Caserta. La cattura dell’ultimo super boss dei Casalesi, latitante per ben 16 anni, oltre a dare un colpo alla camorra ha permesso di sviluppare un immaginario intorno alla figura dei due protagonisti, concretizzatosi con la mini serie tv “Sotto copertura: la cattura di Michele Zagaria“.

La fiction targata Rai ha avuto un gran successo, dopo quello ottenuto dalla prima edizione basata sulla cattura di Antonio Iovine, arrestato il 17 novembre del 2010 dopo 14 anni di latitanza.
Dunque questi i fatti: un avvocato che difende dei camorristi dice in Aula che il processo deve essere trasferito altrove giacché l'ambiente lì può essere influenzato da vari fattori fra cui quello che ha scritto Saviano e questa è una minaccia meritevole di ben 5 uomini di scorta. Poi un ispettore di polizia dice che ha ricevuto una confidenza da Schiavone, camorrista, che la camorra vuole uccidere Saviano e la sua scorta entro quel Natale, circostanza che Schiavone smentisce,  Il pubblico ministero titolare dell'indagine ha chiesto e ottenuto l'archiviazione dopo che la notizia si è rivelata infondata,  ma Saviano si serve di questo per volere essere scortato, per poi lamentarsene "perché è una brutta vita vivere scortati". Ma la Mobile accerta quello che Pisani rende noto a domanda dei giornalisti. Saviano però, protetto da noti partiti di sinistra, in mezzo a tanti scrittori e giornalisti che si occupano e scrivono di criminalità organizzata è diventato "lo scrittore per antonomasia", colui a cui ci si rivolge per essere illuminati e per questo paghiamo 5 stipendi ad altrettanti poliziotti auto e carburante compresi. Intanto lui si fa ricco, non tanto con i suoi libri pochi e mediocri, ma con le apparizioni televisive in cui afferma che quasi tutti assumono cocaina e che la soluzione è liberalizzare la marijuana.
Ma Vittorio Pisani, con il suo stipendio di Dirigente della Polizia di Stato che certo non lo fa ricco, fa i fatti e ha fatto arrestare quelli di cui Saviano scrive, ma giustamente dice:
 «Resto perples­so quando vedo scortare per­sone che hanno fatto meno di tantissimi poliziotti, magistra­ti e giornalisti che combatto­no la camorra da anni». Nem­meno di Gomorra pare entu­siasta: «Ha avuto un peso me­diatico eccessivo rispetto al valore che ha per noi addetti ai lavori».

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