martedì 13 novembre 2018

Non pagate e sarete premiati, abusate e sarete condonati

Il colpo di spugna è un regalo per i contribuenti che negli anni dal 2000 al 2010 hanno ricevuto cartelle di pagamento per importi non superiore a mille euro e non le hanno pagate, fidando nel vecchio detto che “per pagare e per morire, c'è sempre tempo”
I contribuenti che non hanno pagato dal 2000 al 2010 centinaia di cartelle di singoli carichi di ammontare non superiore a mille euro, per tassa rifiuti, Ici, Imu, Irpef, addizionali regionali e comunali, o altri tributi e balzelli vari. Grazie alla cosiddetta “pulizia del magazzino” disposta dal nuovo Governo, essi si vedranno cancellati tutti i debiti .
Il Sole 24 Ore 


La morale che discende dalle decisioni dei governi italiani è che si premia il furbo e si gabba la persona ligia alle leggi.
Quindi conviene non pagare.
L'Italia disattende continuamente quanto scritto nella Costituzione.
Non è vero che i cittadini sono tutti uguali davanti alla legge, i governi condonano chi trasgredisce facendo di fatto diventare stupidi e fessi coloro che pagano regolarmente le tasse e costruiscono case rispettando le leggi.
Io sono fra questi ultimi e provo una rabbia terribile verso questo governo che ci tratta da imbecilli: gli scemi che pagano sempre e mantengono i parassiti.
Va da sé che il Movimento 5 Stelle può ormai essere definito il partito a favore dei parassiti, che se la ride alle spalle di quelli come me.
Salvini è il male necessario per arginare il male fatto da gente come Renzi + Gentiloni che hanno riempito l'Italia di clandestini con la pretesa che, sempre quelli che pagano le tasse, li mantengano.
Questo è un Diritto alla rovescia e i governi abusano dei cittadini corretti comportandosi, verso di essi, scorrettamente.
Passiamo agli esempi concreti: l'Ente Locale dove risiedo ha sbagliato, come altri, il calcolo della TARI facendomi pagare circa euro 275 in più del dovuto. Il MEF ha spiegato con una circolare come doveva essere fatto il calcolo e dunque molti cittadini come me hanno chiesto i loro soldi indietro. Volendo basterebbe che i Comuni sanassero con una compensazione sulle nuove emissioni.
Ho chiesto consiglio ad una gentile avvocatessa che ha uno studio a Rocca Priora la quale mi ha confermata nel diritto di fare richiesta di rimborso delle cifre erroneamente conteggiate, valida anche tramite semplice e-mail, e si è offerta di scrivermi la domanda, offerta che ho declinato ringraziandola. Costo della consultazione zero: gratuita. Sotto pubblico la richiesta da me stilata ed inviata datata 5 dicembre 2017.

L'Avv. Gianluca Mastrella, con cui ho l'amicizia facebook, consultato per questa via ha detto che il Comune facendo passare del tempo si avvale del "silenzio rifiuto" e che si può fare ricorso alla Commissione Tributaria.
Da:Il Quotidiano della Pubblica Amministrazione
Il giudizio sul silenzio inadempimento (o rifiuto) disciplinato dagli artt. 117 e 31 del Codice del processo amministrativo ha per oggetto l’accertamento dell’illegittimità del silenzio serbato dall’Amministrazione sull’istanza che le è stata presentata e sulla quale doveva provvedere.
Il primo comma dell’art. 31 del codice prevede che "decorsi i termini per la conclusione del procedimento amministrativo, chi vi ha interesse può chiedere l’accertamento dell’obbligo dell’amministrazione di provvedere". Il secondo comma della citata norma prevede poi che «l’azione può essere proposta fintanto che perdura l’inadempimento e, comunque, non oltre un anno dalla scadenza del termine di conclusione del procedimento. È fatta salva la riproponibilità dell’istanza di avvio del procedimento ove ne ricorrano i presupposti».
Tale disposizione stabilisce che l’azione contro il silenzio dell’Amministrazione può essere proposta fintanto che perdura l’inadempimento e cioè fino a quando l’Amministrazione non ha (anche se tardivamente) provveduto, non avendo la legge assegnato al silenzio il significato di accoglimento o di rigetto della domanda.
La Terza Sezione del Consiglio di Stato nella sentenza del 3.3.2015, n. 1050 ha evidenziato come tale disposizioni confermi la natura non perentoria del termine di conclusione del procedimento, fatte salve le possibili conseguenze per il ritardo a provvedere, non essendo stata prevista la consumazione del potere amministrativo allo scadere del termine assegnato per la conclusione del procedimento.
Tuttavia, per evitare una indefinita protrazione della possibilità di proporre la relativa azione davanti al giudice amministrativo, è stato previsto il termine massimo di un anno entro il quale deve essere contestata l’inerzia illegittima dell’amministrazione.
Il legislatore, infatti, al fine di attenuare il rischio che, eliminato l’onere della diffida, il silenzio inadempimento potesse divenire inoppugnabile dopo il decorso del termine (normalmente) più breve previsto per proposizione dei ricorsi davanti al giudice amministrativo, ha ritenuto congruo assegnare alla parte istante il termine di un anno (dal termine assegnato all’Amministrazione per la conclusione del procedimento) per esercitare l’azione tendente ad accertare l’illegittimità dell’inerzia.

Decorso tale termine la parte, se ha ancora interesse ad ottenere una pronuncia dall’Amministrazione, può rivolgere alla stessa una nuova istanza ed eventualmente, se l’Amministrazione non provvede nel termine procedimentale assegnato, può impugnare tempestivamente il nuovo silenzio inadempimento formatosi.
Qui apro una parentesi sulla giungla illogica e direi truffaldina dell'Apparato Statale e delle Leggi di cui si avvale avverso il cittadino. Abbiamo una legge sulla trasparenza della P.A. poi le consentiamo di non essere trasparente affatto barricandosi dietro il "silenzio rifiuto".
Avvicinandosi la data di un anno dalla mia richiesta di avere i miei soldi, carpiti per un loro errore, indietro, mi sono rivolta ad un avvocato della Federconsumatori a cui sono iscritta dal 2010 e grazie alla quale ho vinto tante battaglie di Diritto leso.
Ieri è partita la loro richiesta via PEC con allegata la mia originaria richiesta del 5 dicembre 2017.
Ho chiesto alla brava avvocatessa della Federconsumatori lumi su quanto avevo appreso dall'Avv. Mastrella e lei ha confermato che, qualora il Comune perseveri nel non restituirmi i miei soldi carpiti per un loro errore l'unica via è il ricorso alla Commissione Tributaria, dicendomi, nel contempo, che per sua esperienza di solito le Commissioni compensano le spese di giudizio!
Vuol dire che se le spese di giudizio sono, ad esempio, 100 euro, 50 li paga il comune e 50 il contribuente a cui è stato sottratto del denaro per errore del comune medesimo!!!
Se sarà così, come i casi numerosi prospettano, vuol dire che anche quell'Apparato dello Stato perpetua l'ingiustizia, facendo pagare al creditore le stesse spese del debitore inadempiente!
Di fronte al condono che va a varare questo governo del "cambiamento" (in peggio!) si delinea l'uccisione del Diritto nei confronti del cittadino che rispetta le leggi e le regole, in una situazione direi paradigmatica:
chi non ha pagato viene graziato
chi non solo ha pagato, ma gli è stato fatto pagare in più per errore dell'Ente statale, deve spendere soldi e tempo per recuperare i suoi soldi indebitamente trattenuti dallo Stato senza sapere se mai li riavrà!
Siamo alle beffa, alla rapina senza punizione, il punito è il rapinato, non con la pistola ma con la Legge che imponeva il pagamento della cartella così come emessa! Chi paga per l'errore dell'Ente dello Stato sei tu cittadino onesto, mentre ai cittadini evasori viene dato il premio dell'abbuono dei loro debiti!
Come si può non adattarsi ad un simile indirizzo dato da chi ci governa?

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