sabato 16 aprile 2016

Pessima figura




Ho visto in diretta la trasmissione "Chi l'ha visto?" in cui hanno ricevuto la protagonista del filmato accompagnata dal suo avvocato.
La storia, pubblicata in innumerevoli articoli di giornali, ciascuno con qualche particolare in più e qualche particolare in meno, che però fanno la differenza nell'interpretazione della realtà, è la seguente:
una famiglia ha un terreno in cui sono costruite delle loro case ed utilizza lo spazio fra le stesse per parcheggiare l'auto. Questo utilizzo, però, impedisce il passaggio dei mezzi di trasporto di persone abitanti oltre quel terreno della famiglia, ormai diventato un vicolo necessario all'accesso ad altre abitazioni di altri cittadini, i quali, evidentemente, si sono rivolti al Comune di Cerro Veronese, luogo degli eventi, per ottenere la liberazione del passaggio.
Il Comune, si spera in forza di una legale toponomastica, stabilisce che il "vicolo è privato con utilizzo pubblico", e ordina la rimozione del mezzo.
Il carro attrezzi della Polizia Municipale è scortato da una pattuglia dei Carabinieri giacché, evidentemente, si prevede una ostinata resistenza da parte di chi ritiene suo diritto chiudere il vicolo con la propria auto, perché già proprietario del terreno dove tutto è sorto.
Il resto si può vedere nel video: la donna prova a chiamare la Polizia di Stato che, come da lei dichiarato in trasmissione, risponde che in presenza dei Militari dell'Arma loro non possono intervenire. Allora prova ad opporsi all'aggancio dell'auto da parte del carro attrezzi salendo sul tettuccio. Qualche giornale ha scritto "per cercare di prendere il campo del cellulare"... Ridicolo.
Il Carabiniere prova a farla scendere afferrandola alla vita, lei si divincola e lo aggredisce facendogli rotolare via addirittura il cappello della divisa. Il resto è una sequenza di reazioni scomposte ed errate da entrambe le parti, che sono sfociate nell'arresto della signora e dei suoi familiari e successiva condanna di tutti, solo l'anziano padre escluso ma che era stato comunque anche lui rinviato a giudizio, per resistenza e aggressione a pubblici ufficiali. I quali pubblici ufficiali non si sono accontentati della condanna ai resistenti, ma chiedono i danni per le "lesioni" riportate per euro 20.000. 
Ora queste le mie considerazioni: una via o vicolo privato, se dichiarato nelle carte comunali "con utilizzo pubblico" non può essere chiuso proditoriamente da chi ne rivendica la proprietà privata, essendo soggetto comunque al Codice della strada.
Porto come al solito la mia esperienza personale: abitavo in una via di Roma dichiarata privata, fino al punto che dall'Amministrazione Condominiale ci arrivava un bollettino di pagamento a parte, con su scritto "Riparazione e manutenzione strada", spese che pagavano tutti gli abitanti dei palazzi che si affacciavano su detta strada. Una mattina non trovo la mia automobile nel posto dove l'avevo parcheggiata regolarmente lungo il marciapiede. Penso ad un furto, dato che in zona se ne verificavano parecchi. Vado a sporgere denuncia ma scopro con mia grande meraviglia che la mia auto "è stata rimossa dai vigili urbani e trasportata al deposito giudiziario perché parcheggiata NON a 8 metri dall'incrocio come prescriveva il Codice della strada". Ho dovuto pagare la multa e i giorni di deposito per poterla riavere, nonostante l'auto fosse parcheggiata perfettamente allineata al marciapiede lasciando, però, solo due o tre metri liberi prima dell'incrocio e non 8 metri come da codice. Debbo sottolineare che NESSUNO, né in quella strada privata né nelle limitrofe, lasciava uno spazio di 8 metri lungo il marciapiedi prima dell'incrocio. Inoltre di quella strada io risultavo comproprietario con tutti gli altri condomini, tanto è vero che ne dovevo pagare la manutenzione che NON era effettuata dal Comune.
Questa è la folle burocrazia che deforma la Giustizia in Italia.
Dunque la signora e la sua famiglia hanno sbagliato ad ostinarsi a chiudere la stradina vietando il passaggio a chi abitava oltre, in una di quelle ripicche di vicinato che tanto affollano la nostra Giustizia Civile. Ha sbagliato ancora di più a reagire aggredendo il Carabiniere che stava solo facendo il suo lavoro. Se non gradiva il gesto avrebbe potuto dirgli con fermezza: "Non mi metta le mani addosso!" Invece ha compiuto un gesto inconsulto contro un pubblico ufficiale nell'esercizio delle sue funzioni, con l'aggravante di fargli volare via il cappello facente parte integrante della sua divisa, che potrebbe configurare anche l'oltraggio alla divisa, simbolo dell'Autorità dello Stato.
Ma anche il Carabiniere ha compiuto un gesto inconsulto, come si vede nel filmato, e non è giustificabile anche se era per reazione, giacché egli è appunto un  pubblico ufficiale e deve tenere un contegno per rispetto alla divisa che porta. Ha dunque sicuramente sbagliato perché anche lui ha perso il controllo delle proprie azioni. 
Di sicuro tutta la materia legale va rivista, segnatamente per l'inspiegabile agire del giudice che non ha ammesso il filmato come prova dello svolgimento dei fatti.
Dalla visione del video, inoltre, difficilmente risulta credibile il referto medico "su costole incrinate e contusioni toraciche" di uomini così robusti per una breve colluttazione, in cui l'unico elemento forte della controparte  appare essere il fratello della signora. Anche i medici debbono scrivere la verità e non enfatizzare i referti per compiacere una parte...
In questa storia ci rimettono tutti: cittadini, Carabinieri, medici e giudici... Tutti ci fanno una pessima figura. Soprattutto i giudici che hanno condannato anche la povera donna anziana che dal filmato non sembra aver fatto nulla, tranne essere spintonata mentre tentava di difendere i suoi figli. 

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