giovedì 10 ottobre 2013

Malattie mentali nella narrativa

Dal sito della Dott.ssa Liliana Matteucci - Psicologa e Psicoterapeuta

La Mitomania 

La pseudologia di cui la mitomania fa parte, è la tendenza abituale ad inventare bugie, a cui spesso crede l'autore stesso allo scopo di destare ammirazione, compassione o comunque interesse negli altri. Rientrano in questo ambito l'esagerazione, la millanteria, il falso ricordo, frequenti in soggetti sicuri e fantasiosi, in realtà bisognosi di rassicurazione e conferme che ottengono riducendo gli altri al ruolo di spettatori incantati.
La pseudologia è stata considerata da K. Jaspers tra le forme di isteria, altri autori l'hanno considerata come un meccanismo di difesa anticonflittuale che consente di respingere, e nello stesso tempo di vivere in modo gratificante, un avvenimento ambivalente, mitomaniacalmente distorto. La mitomania, o mendacità patologica, è indotta dal bisogno che un soggetto ha di valutarsi di fronte agli altri cercando, con storie fittizie o fantasiose, di crearsi una sua notorietà. 
Il mitomane talvolta è cosciente della natura fantastica del suo racconto, talvolta invece finisce con il crederci tanto è viva la sua partecipazione affettiva. Fisiologica nel bambino che ancora confonde fantasia e realtà, la mitomania diventa patologica in soggetti adulti costretti a sostituire una realtà esterna o interna insopportabile con una fittizia.
Il mitomane, esperto nella suggestione e nell’inganno, evita di esporsi al crollo depressivo che può sortire dal deludente impatto con la vita reale. Questa patologia dell’immagine di sé si trova spesso nelle personalità isteriche-istrioniche, caratterizzate da mancanza di autonomia e forte suggestionabilità, tendenza a lasciarsi andare alla propria immaginazione e deboli tendenze alla sublimazione. 
Dal punto di vista diagnostico il DSM IV classifica la mitomania fra i disturbi del cluster B tra i disturbi narcisistici e quelli istrionici, in cui nel primo la preoccupazione per l’immagine è principale, nel secondo nell’interazione sociale l’istrionico vuole apparire unico e positivo
Dal punto di vista psicoanalitico l’essenza di questa patologia dell’immagine del sé è attribuita all’ideale dell’Io, vale a dire quella percezione di se stessi che si vorrebbe avere per sentirsi adeguati sia alla oggettiva realtà sociale, sia al sistema soggettivo dei valori e dei giudizi. L’ideale dell’Io ha origini narcisistiche e indica l’aspetto del Super-io preposto all’idealizzazione, cioè alla formazione e al sostegno di quegli ideali verso cui tende ogni soggetto nelle proprie rappresentazioni mentali e orienta le scelte in modo realistico. Nell’idealizzazione più primitiva, il soggetto si propone di riconquistare lo stato di onnipotenza narcisistica infantile, così l’ideale dell’Io diventa l’Io ideale patologico, perché costruito sul modello di narcisismo infantile.
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Per chi scrive narrativa è importante l'indagine delle psicologie dei personaggi e, in particolare, le psicopatologie.
Il mitomane da manuale, come quello scientificamente descritto nel testo sopra riportato, crea diverse reazioni.
A me è capitato di conoscere un soggetto precisamente aderente alla descrizione scientifica e, passato il primo momento in cui mi ha suscitato umana comprensione e pietà, ho capito che questi soggetti possono essere anche pericolosi e perniciosi, anche a causa delle diverse reazioni che creano nelle persone.
Molti, considerando con superficialità la loro evidente patologia, sono portati a prenderla con leggerezza, a minimizzarla, trovandola solo una bizzarria caratteriale di cui sorridere o deridere. Per questo si sottovaluta il danno che questi soggetti possono fare giacché non tutti hanno intelligenza e cultura sufficienti a sapersene difendere.
Riescono ad ottenere la credulità dei più sprovveduti e là dove sentono di non poter avere credibilità, ("spettatori incantati"), possono diventare ossessivi e violenti usando ogni mezzo per screditare chi non si piega ad accettare le proprie follie fantasiose, primo fra tutti il mezzo della calunnia che, nel mitomane millantatore, è terreno di facile esercizio. 
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 Dal sito di Nicola Ghezzani - Psicoterapeuta

...il mitomane, esperto nella suggestione e nell’inganno, evita di esporsi al crollo depressivo che può sortire dal deludente impatto con la vita reale.
Egli preferisce fasciarsi di fantasie, ingannare sistematicamente gli altri eludendo ogni possibile confronto; ma alla fine la vita reale o comunque quella psicologica gli chiedono un conto che egli non è mai in grado di pagare.

A questo punto il suo destino è in tutto identico a quello del megalomane: l’esaltazione maniacale di sé cede alla più nera depressione...
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I familiari del mitomane non hanno vita facile. Debbono mantenere un difficile equilibrio fra la malattia del familiare e l'ambiente sociale intorno. Spesso scivolano nella patologia cercando di accettare come normali i comportamenti patologici del mitomane: fingendo che tutto sia normale rimuovono la realtà, sempre in fuga dalle situazioni ridicole, ansiogene, in cui l'agire del mitomane-familiare li mette esponendoli a figuracce. A volte ne finiscono a loro volta influenzati, stanchi di cercare di arginare le sue bugie arrivano ad assecondarlo per non vivere in un conflitto continuo, sicuramente stressante, e per evitare che cada in depressione. 
Dal punto di vista narrativo possono essere interessanti da raccontare ma umanamente, come tutti i malati mentali, sono difficili da accettare ed amare.



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