giovedì 1 novembre 2012

Delitto Rea: Prove scientifiche contro chiacchiere

Da: La Gazzetta del Mezzogiorno

Delitto Rea, Introna: «Ecco gli elementi che inchiodano Parolisi»


di FRANCO GIULIANO -  Ergastolo: Salvatore Parolisi, il caporalmaggiore dell’Esercito, giudicato con rito abbreviato, è stato condannato al massimo della pena per l’omicidio della moglie, Melania Rea, uccisa il 18 aprile 2011 sul Colle San Marco di Ascoli Piceno. «Tre gli elementi scientificamente considerati "oggettivi" che hanno portato il giudice ad emettere la sentenza nei confronti di Parolisi colpevole «di omicidio, aggravato dalla crudeltà, dal vincolo di parentela e dalla minorata difesa».

A spiegarlo alla Gazzetta, il prof. Francesco Introna, ordinario di Medicina Legale dell'Università di Bari, uno dei consulenti della parte civile (insieme a Marina Baldi, Francesco Porcelli e a Giovanni Arcudi), già perito in altri importanti processi nazionali come il caso Claps, quello dei fratrellini di Gravina e dei fidanzatini di Policoro, e consulente di parte per Raffaele Sollecito. 


Professore Francesco Introna, quali sono state le prove che da un punto di vista scientifico hanno inchiodato Parolisi?

«Particolarmente importante da un punto di vista oggettivo - spiega il professore Introna - è stata la perizia entomologica che ha inchiodato l'epoca della morte della Rea, avvenuta nel primo pomeriggio della scomparsa. Nella prima consulenza effettuata dal prof. Tagliabracci non era stata considerata così approfonditamente così come invece lo abbiamo fatto noi. Nella nostra indagine ci siamo concentrati sull'elemento biologico, sull'esame del cadavere. Entrambe le parti, cioe, sia noi del collegio peritale di Melania, sia i consulenti di Parolisi, in fase dibattimentale, ci siamo confrontati su questi elementi biologici, considerati oggettivi». 


Dunque l'esame di elementi oggettivi di natura biologica sono stati determinanti per il giudizio di colpevolezza? 
«Dico che questi elementi sono gli unici che interessano noi medici. Il magistrato si basa su elementi biologioci, e non biologici. Non biologico, per esempio, è la testimonianza del barman che non l'ha mai vista, o la storia dell'altalena; e così via. A noi questi dati non interessano. Noi medici, i consulenti d'ufficio, insieme agli altri consulenti di parte abbiamo esaminato, vagliato e discusso tutti gli elementi che potevano essere desunti dalla autoposia effettuata per conto del Pm sul cadavere di Melania Rea».

Non avete, dunque eseguito voi l'autopsia sul cadavere?
«L'autopsia era stata già fatta dal consulente del pubblico ministero; il cadavere non è mai stato riesumato: non occorreva farlo. Noi ci siamo basati sulle risultanze autoptiche, cioè sui vetrini istologici e riesaminato tulle le analisi del Dna e i vestiti. Il cadavere non è mai stato riesumato perchè non c'era motivo di farlo, poichè la causa di morte era certa».

Chi eseguì a suo tempo le prime verifiche sul corpo?

«Tutte le analisi che furono effettuate a suo tempo dal professor Adriano Tagliabracci, che era il consulente del pubbico ministero, sono state ripetute e ne sono state fatte di nuove. In particolare è stata eseguita una indagine entomologica (analisi dei ditteri cadaverici che colonizzano la salma) da parte del professor Vanin, perito nominato dal magistrato (il consulente per conto di Melania Rea era il prof. Porcelli di Bari): entrambi tra i miglior entomologi italiani. Le risultanze di queste analisi hanno consetito di rilevare con certezza che il pomeriggio della scomparsa Melania Rea era già morta entro le 17,30 - 18».

Da cosa avete desunto con tale precisione questo dato temporale?
«Questo può essere provato scientificamente perchè a quell'ora già vi erano state deposizioni di uova di ditteri cadaverici (mosche che colonizzano il cadavere, n.d.r.). Entrambi i periti di parte hanno concordato sulle stesse conclusioni. A questa analisi dei ditteri si è aggiunta l'analisi del contenuto gastrico che ci ha consentito di poter dire che il soggetto è morto al massimo entro due ore e mezza dalla assunzione di un piccolo pasto a base di farinacei e derivati del latte. Questo confermava indirettamente il dato testimoniale della madre che aveva confermato che alle ore 13-13,30 Melania Rea aveva assunto una piadina con un bicchiere di latte».

L'ultimo elemento?«Il terzo elemento importante è stato il riscontro del Dna di Parolisi sulle labbra e sugli incisivi della Rea. Questo Dna, noi riteniamo che sia stato lasciato dalla mano di Parolisi allorchè tentò di impedire alla vittima di gridare mentre l'accoltellava».

Sono stati questi tre gli elementi i capisaldi che hanno constito di stabilire le responsabilità di Parolisi?
«Sicuramente sì. I ditteri cadaverici, con l'analisi entomolologica, cioè il riscontro del contenuto gastrico che ha stabilito l'epoca della morte e l'elemento del Dna di Parolisi sulle labbra e sugli incisivi anteriori sono certamente gli elementi probanti dell'indagine di laboratorio che hanno indotto la condanna. Questi tre capisaldi, erano peraltro già emersi dalla perizia del prof. Tagliabracci e confermati al termine del dibattimento fra i periti nominati d'ufficio ed i consulenti di parte civile e della difesa. Questi dati incontrovertibili, oggettivi, sono stati elementi probanti ai fini del giudizio».

A fronte di queste prove scentifiche, ritenute schiaccianti Parolisi, l'unica cosa che ha detto ai suoi legali quando ha ormai capito che era finita è stata: «Sono innocente, sono innocente».



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Come tutti sanno le carceri sono piene di persone che hanno commesso efferati delitti e che, di fronte a prove schiaccianti, continuano a proclamarsi innocenti.
Non sono matti, hanno solo una amoralità costituzionale che non consente loro la coscienza del loro misfatto e quindi un qualsivoglia pentimento. Per loro esiste solo la loro individualità da difendere sempre: il loro narcisistico io. Inutile cercare di capire. Anche se il padre di Carmela Rea, lui sì che lo ha amato come un figlio, si chiede con gli occhi pieni di lacrime "Perché l'ha uccisa?" Eppure questo essere dà a queste persone che lui ha tradito, mentendo loro spudoratamente, la colpa della sua incarcerazione. Come se fossero stati loro, i Rea, a condurre le indagini, loro a trovare le prove scientifiche concordanti con tutti gli indizi coerenti fra loro fino a formare la PROVA, come stabilisce il Codice Penale. E' allucinante.   

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