martedì 25 aprile 2017

25 Aprile Festa della Liberazione

Rita Coltellese *** Scrivere: Storia dimenticata

Rita Coltellese *** Scrivere: Per non dimenticare mai: il passato si lega al presente

Rita Coltellese *** Scrivere: Per non dimenticare mai

Rita Coltellese *** Scrivere: 25 aprile 2013

Bisogna ricordare tutti gli aspetti della Storia e non una parte soltanto, giacché, anche nella parte che ha sbagliato nella Storia, ci sono aspetti di verità.
Se vogliamo valutare il presente senza dimenticare la Storia dobbiamo non avere preclusioni, idee a senso unico.
Su RAI 3 ho visto poco fa filmati in bianco e nero che ho visto tante volte in questi miei oltre 70 anni.
Con mio marito abbiamo commentato, discusso la Storia, che lui sa meglio di me giacché ne è un cultore, mentre io non l'ho mai amata perché a scuola ce la facevano studiare come una sequenza di guerre, date di guerre, assassini e sopraffazioni.
La Storia l'ho appresa di più dalla voce di mio padre: anche lui un cultore della Storia fino ad  essere abbonato a due riviste che si occupavano di Storia.
Ma quella che grondava sofferenza dalle sue parole era quella che lui aveva vissuto e che oggi si ricorda e celebra.
Per sua fortuna nella sfortuna egli fu ferito mentre lo stavano imbarcando su una nave per Pantelleria. Odiava il fascismo e il dover combattere una guerra che riteneva folle e ingiusta, scatenata, diceva, da un pazzo. Dopo la lunga degenza in ospedale fu mandato a casa in convalescenza, dunque non si trovò come tanti suoi commilitoni con i tedeschi che "ti sparavano addosso senza sapere perché", grazie a "quel porco di Badoglio", l'esercito abbandonato a sé stesso e "Pippetto", quel vigliacco, che scappava a Brindisi. 
Mia madre ricordava la guerra da lontano giacché dalle sue parti, Accumoli, oggi tragicamente famosa per il devastante terremoto, i tedeschi, le bombe e tutto il resto, si erano visti poco o niente. Giusto qualche razzia agli agricoltori per approvvigionarsi per l'esercito in ritirata, e le colonne di soldati che, anche a piedi, passavano sulla Salaria e che mia madre "guardava dall'alto dell'aia come in un film", laggiù nella valle del Tronto...
Per mio padre no, fu diverso. Già dai suoi 16 anni egli viveva a Roma e dunque il fascismo, fino alla dichiarazione di guerra e la costrizione ad andare a combatterla, l'aveva sofferto sulla sua pelle.
Non nascondo che mio malgrado, alla fine del filmato in bianco e nero, avevo gli occhi umidi.
Ma mentre lo vedevo non ho potuto fare a meno di pensare alla menzogna attuale sui "poveri africani che scappano dalle guerre e dalla fame", confrontando il loro florido aspetto, mentre scendono dalle navi che li scaricano tutti qui, anche se sono navi straniere e non italiane, con tutti quegli italiani che scorrevano in quelle immagini storiche: erano tutti magri.




Sbarcati in Sardegna

E c'è chi ancora ci crede...

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