giovedì 3 gennaio 2013

Quasi un anno per una decisione

Da: Il Messaggero.it

Licenza finita, i marò tornano in India. Ora la decisione della Corte suprema






di Roberto Romagnoli

ROMA Licenza finita. Massimiliano Latorre e Salvatore Girone tornano in India. I due marò, autorizzati a partire dall’Alta Corte del Kerala dietro il pagamento di una cauzione di 820mila euro e una serie di garanzie del nostro governo, erano atterrati a Roma il 22 dicembre. Faranno ritorno a Kochi, nell’albergo che li ospita in condizioni di libertà vigilata, dal 2 giugno. Il 15 gennaio dovranno presentarsi davanti al tribunale di Kollam dove è in sospeso l'inizio del processo di primo grado nei loro confronti, imputati per la morte di due pescatori indiani.

Uno stop dovuto alla necessità di attendere che la Corte Suprema di New Delhi si esprima sulla questione della giurisdizione che deve essere applicata nel loro caso, indiana o italiana. Un parere che l’Italia riteneva potesse arrivare prima delle feste natalizie e che invece è inspiegabilmente slittato. Ieri la Corte Suprema, dopo la pausa per le festività di fine anno, ha riaperto i battenti e ora è ripartita l’attesa dei marò per una decisione che potrebbe rispedirli subito in Italia oppure spalancargli le porte di un processo-incubo. Rinviati a giudizio con quattro capi di imputazione (omicidio, tentato omicidio, associazione per delinquere, danneggiamenti) potrebbero anche essere condannati alla pena di morte. Un’eventualità che il governo italiano, strafiducioso delle proprie richieste, esclude.

LE FAMIGLIE
Le due settimane in famiglia sono trascorse nel più rigoroso riserbo e anche alla vigilia della partenza per l'India i marò non sono venuti meno alle consegne di riservatezza e di sobrietà imposte loro dalla precarietà della vicenda che stanno vivendo prima ancora che dai consigli delle autorità italiane. Per questo hanno preferito non parlare. Ieri però, parlando con l’agenzia Ansa, qualcosa è emerso dal loro circolo familiare.

«La licenza di due settimane - ha detto la moglie di Salvatore Girone, Vania - scade tra due giorni. Loro hanno una parola: rientreranno in India con l'auspicio che, in breve tempo, la loro vicenda possa avere una soluzione positiva. Siamo sempre stati fiduciosi - ha aggiunto - e continuiamo assolutamente a esserlo perché confidiamo che questa brutta storia possa avere al più presto termine». «Partiranno perché sono militari - ha sottolineato il nipote di Latorre, Christian D'Addario -. La speranza è che questa vicenda possa concludersi presto e bene».

Una vicenda cominciata il 15 febbraio scorso davanti alle coste del Kerala, nell’India meridionale. Quella sera Salvatore Girone e Massimiliano Latorre, assieme ad altri 4 marò, si trovano a bordo della petroliera italiana Enrica Lexie in servizio di antipirateria. Poco prima del tramonto, questa le versione di Latorre e Girone, viene avvistata in avvicinamento un’imbarcazione che si teme possa essere di pirati.

Nonostante gli avvisi lanciati dalla Lexie, l’imbarcazione non si ferma. Girone e Latorre affermano di aver sparato colpi di avvertimento in aria. Dopo alcune ore dal porto di Kochi giunge la notizia della morte di due pescatori indiani a bordo di un peschereccio. Il presunto incidente avviene in acque internazionali ma stupidamente, o per calcolo commerciale, la Lexie, su invito della autorità portuali, torna a Kochi. Quattro giorni dopo Latorre e Girone vengono prelevati dalla polizia di Kochi.

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L'Italia mantiene la parola. L'Italia ha sopportato rinvii su rinvii inspiegabili.
Basta un'immagine satellitare per vedere dove stava la nave Enrica Lexie.
Le Autorità Italiane hanno avuto un profilo di grande responsabilità ed autocontrollo per salvare i nostri due militari e loro altrettanto.
Sono ottimi militari: obbediscono.
Non capisco il capo di imputazione "associazione per delinquere": militari a difesa della pirateria, dati di scorta ad una nave commerciale che trasporta materiale importante per il nostro Paese, non sono delinquenti associati per compiere azioni criminali... E' l'ennesimo affronto che stiamo sopportando e che fa tremare per la sorte di questi due giovani. 

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