martedì 23 agosto 2011

"Le verità nascoste" - Raccolta di racconti in preparazione

In attesa di mettere insieme un consistente numero di racconti, che verranno pubblicati con il titolo "Le verità nascoste", pubblicherò su questo sito alcuni di questi racconti, per ora inediti. Chi mi legge forse si meraviglierà del taglio diverso di questi racconti rispetto al mio stile. Sono infatti, e vogliono essere, più crudi nel linguaggio e con un contenuto più satirico che comico. Spero di riuscirci.
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Il becco rosicone

- “Ma dai! A me fa pena poveraccio!”
- “A me no.”
- “E’ una vittima. Lo dice pure lui!”
- “Lo so, l’ho sentito dirlo anch’io, dunque è pienamente cosciente.”
- “E allora!! Che pretendi. Sapessi quanti vivono così! Sono umiliati ma non trovano il coraggio di andarsene.”
- “Guarda per me vivesse come gli pare ma, a parte che io non so fare finta di niente… e perché poi…, perché mai dovrei fingere di non sapere, essere ipocrita e poi farmi quattro risate dietro le sue spalle? Ma a parte tutto questo, che lo debbo a me stessa, alla mia dignità di persona perbene….”
- “Oh, ma ora esageri! Allora siamo tutti ipocriti secondo te perché non gli diciamo in faccia: “Sei un cornuto!” ?”
- “Eh sì che lo siete, scusa!”
- “Ma fammi il piacere, dai! Bisogna anche saper vivere!”
- “Io ho scelto di vivere essendo sincera sempre!”
- “Ma non si può dire in faccia a tutti quello che sono, dai, se no sei pure cafona!”
- “Per questo evito di frequentare persone che non stimo, così non debbo fingere. Poi non è solo un cornuto, è anche una persona rosicona, nel senso che rosica, si rode, anche se freddo e moscio come è non te lo fa vedere, ma ha dei rigurgiti di meschino veleno dietro la sua apparente flemma…. Finge gentilezza, disponibilità, perché è costretto dalla sua condizione umiliante a mostrarsi servizievole e amabile con tutti, e un po’ lo sarà pure di carattere, ma molto secondo me se lo impone e dietro questa maschera c’è una persona che striscia davanti alla sua aguzzina e odia chi sa, chi è consapevole della sua condizione. Su di me ne ho sentite….”
- “Eh, ma tu glielo hai fatto capire troppo bene quanto lo disprezzi.”
- “Fa le viste di fregarsene, però….”
- “Se ne frega, ma non tanto. Certo è una psicologia complessa da capire…. Lei si lamentò che l’ha anche picchiata… Però forse all’inizio, poi deve essere successo qualcosa… Non so neppure immaginare cosa… Io l’ho sempre visto paziente con lei, servizievole….”
- “Dì pure schiavo.”
- “Ma cosa hai sentito su di te?”
- “Se debbo cominciare dall’inizio, quando ancora pensavo che sopportasse perché, un po’ per la sua nevrosi ossessiva e un po’ per gli evidentissimi disturbi psichici di lei, non poteva fare altrimenti, ti racconto questo episodio: stavo tentando di raccogliere delle ciliegie e lui, dal suo giardino, vedendomi in difficoltà, mi ha chiesto se avevo bisogno di aiuto, gli ho risposto di no, ringraziandolo naturalmente, poi ha squillato il telefono e mi sono scusata e sono dovuta correre dentro casa per rispondere. La finestra era aperta e deve aver sentito la conversazione: era uno dei miei figli.”
- “E allora?”
- “Dopo una mezz’oretta squilla di nuovo il telefono e indovina chi era?”
- “E che ne so?”
- “Era quella squilibrata della moglie che mi chiamava dall’ufficio con l’aria di prendermi in giro sul banale episodio appena accaduto.”
- “Ma non mi dire!! E come faceva a saperlo se era in ufficio?”
- “Si telefonano. Lui la informa di tutto. Pure delle scemenze. L’ho notato anche in un’altra circostanza; senza che ti racconto pure questa ora…. Se no la facciamo troppo lunga.”
- “Va bèh, va bèh! Ma che c’era da prendere in giro?”
- “Ma figurati! Chi possono prendere in giro quei due visto quel che sono?!! E’ una lesa al cervello, che ti aspetti? Mi ha preso in giro accomunandomi a sua madre, dice che è depressa e pure lei passa il tempo sotto un albero ad attendere una telefonata dei figli!”
- “Che stupida! E scemo lui che le telefona per raccontarle un episodio inconsistente. Me lo immagino: “Stavo parlando con la vicina che stava sotto un albero a raccogliere le ciliegie, poi ha suonato il telefono ed è corsa a rispondere e ho sentito che era uno dei figli..” Ma questi sono matti bella mia!”
- “Sono matti ma dicono che matti sono gli altri cara mia.”
- “E’ ovvio. Se fossero coscienti di ciò che sono non potrebbero vivere così. La strada più facile è dire che i pazzi sono altrove. Ma perché dicevi che è rosicone?”
- “Segue in tutto e per tutto le invidie ossessive di sua moglie.”
- “Si sarà ammalato dietro a lei: chi va con lo zoppo…ecc. ecc.” “
- “Il marito della figlia bivaccava all’università dopo la laurea, pagato quando se ne ricordavano e con la speranza di un posto di ricercatore universitario…..”
- “…che non è venuto mai!” Sogghignò la vicina di casa.
- “…e lui già strombettava ai conoscenti che “si era inserito all’università” tutto tronfio e vanesio.”
La vicina scoppiò in una fragorosa risata:” Te lo dico io dove si era inserito quello: in quel posto! Ah, ah, ah!!! Pensa che mi fece ridere quella folle della moglie perché, per tentare di aiutarlo quando partecipò ad un concorso di ricercatore, disse che aveva “fatto una telefonata”! Ah, ah, altro che telefonata ci vuole! Ma questi sono proprio suonati se pensano che diano un posto di ricercatore con una telefonata di raccomandazione! Là dentro è tutto un do ut des  e, o ti fai il culo in anni ed anni di schiavismo intellettuale e ti rendi utile, quasi indispensabile e stai prono, oppure devi essere figlio di… , parente di…e così via col tango!”
- “Oppure chi fa la telefonata deve anche promettere in cambio qualcosa di molto, molto grosso e la telefonata è solo per ricordare un colloquio che deve esserci stato prima, con accordi precisi.”
- “Quella povera scema, matta più che scema, perché è mentalmente instabile ma gli affari suoi se li sa fare molto bene, pensa di risolvere tutto chiedendo la “telefonata” a tutti gli omuncoli a cui si struscia, più o meno importanti, ma sono solo mezze tacche.”
- “Può trovare qualche lavoretto, questo si, infatti poi un lavoro a quel deficiente del genero l’ha trovato… Perché da solo non era buono a niente. Ma un posto di ricercatore universitario è un’altra cosa. Eppure anche su questo…”
- “Cosa?” Chiese la vicina piena di curiosità.
- “Un giorno stavo parlando con mio marito che, lo sai, è dell’ambiente, e dicevo che un ricercatore universitario non conta niente, mentre quelli degli Enti di Ricerca sono più autonomi, in generale, perché all’università contano solo i professori ordinari, e solo quelli più potenti… Ebbene, lo sai, lei si è sempre messa  ad origliare dall’altra parte del confine… e deve aver sentito. E’ andata in crisi si vede, perché quello era il periodo che per il genero ci sperava…”
- “Eh certo!! Si era inserito!! Ah, ah, ah!!”
- “Ho sentito allora lui che la tranquillizzava dicendole: “Ma che ne sa questa, che ne sa questa, che ne capisce.”
L’altra rise di gusto. “Sono venti anni che lavori dentro l’università e non ne sai niente! Certo, come no!”
- “E sono quaranta anni che vivo nell’ambiente attraverso mio marito.”
- “Dunque che ne puoi sapere tu!” E rise ancora di cuore.
- “Comunque è maligno il cornuto, credimi. Quando mio figlio lavorava alla Metro come Responsabile di Stazione la squilibrata disse che sicuramente avevamo avuto una raccomandazione e lui assentiva.”
- “Se loro vivono così, chiedendole… E’ come per la pazzia… Che vuoi che pensano?”
- “Con una laurea, povero figlio mio, aveva preso quel lavoro, passando una selezione, solo perché il lavoro non si trovava… Pure raccomandato doveva essere?”
- “Che schifo.” Scosse la testa la vicina.
- “Poi la squilibrata si preoccupava, chissà perché, di cosa avrebbe potuto farle mio figlio quando avesse preso la Metropolitana e lui, il cornutone, con aria sorniona e cinica le disse: “E che te pò fà? Te controlla er bijietto!”
- “Pronto a pompare quello stupidone del genero e a prendere in giro il lavoro degli altri.” Disse seria la vicina.
- “Capisci perché non merita pietà?”
- “E’ un viscido, certo. Un verme che accetta tutto e nasconde nell’animo la sua miserabile vergogna, da cui pensa di rifarsi provando soddisfazione per le difficoltà degli altri.” Assentì la vicina.
- “Ma ha avuto da ridire anche sull’altro mio figlio, il medico. Era all’inizio della carriera e aveva un contratto a tempo determinato presso un pronto soccorso di un ospedale. Un giorno ci stava raccontando uno dei tanti interventi che aveva fatto: un incidente stradale in cui una madre era morta e lui aveva stabilizzato la sua bimba di cinque anni, prestandole le prime cure di urgenza, poi l’aveva fatta trasferire presso un altro grande nosocomio, specializzato per le lesioni che la bambina aveva riportato nell’incidente. In seguito l’era andata a trovare per sapere se si era ripresa bene. Sai è un animo generoso…. Poi quando si è giovani, all’inizio, si resta colpiti di più… Insomma il cornuto di là, nel suo giardino, ha sentito e si è permesso di commentare: “Sta facendo il teatro!”
- “Nooo!!!! Ma che miserabile! Ma se c’è qualcuno che fa il teatro, recitando dalla mattina alla sera la parte del marito sereno e contento, è proprio lui?!! Incredibile!”
- “Incredibile ma vero, mia cara.”
- “Comunque hai visto? Ora si sono fatti la piscina.” Sogghignò la vicina.
- “Avrà cambiato idea la moglie, perché di sicuro l’ha voluta lei.”
- “Ci puoi giurare: lui non conta niente, decide tutto lei. Ma perché dici che avrà cambiato idea?”
- “Perché criticò la piscina dell’architetto con cui confina di là. Lo derideva perché diceva: “La piscina, la piscina, che ci fa con la piscina qui, in questo posto?!”  “
- “Certo, qui fa freddo, al massimo la puoi usare un paio di mesi l’anno.”
- “Ma l’architetto aveva comperato quella villa da un privato che l’aveva fatta costruire. Già c’era, dunque perché deriderlo.”
- “Perché rosica, è invidiosa in modo malato, e lui è come lei, ma di riflesso, lui non ha niente di suo, vive di riflesso tutte le ossessioni della moglie.”
- “Più le sue, che la moglie critica!”
- “Ha ragione la loro serva ad ore che dice che è un marito eccezionale!” E la vicina rise di nuovo.
- “Comunque è carina, la piscina, l’hanno messa bene.”
- “Più che una piscina è un vascone verniciato di azzurro. Uno che sa nuotare con tre bracciate già è arrivato dalla parte opposta e se non sta attento sbatte pure la testa!”
- “Va beh! Però è meglio così che quelle vascone fuori terra che sono proprio brutte. Almeno è uno specchio di acqua in cui rinfrescarsi; io non ne sento l’esigenza e ritengo che richieda tempo per la manutenzione, però se a loro piace…”
- “Basta mettere una doccia in giardino, come ha fatto tuo marito, per quando vuoi prendere il sole in costume e dopo vuoi rinfrescarti.”
- “Sì, ma io non ho mai usato neppure quella. E’ una questione di esigenze. Se a loro piace così…”
- “Ma è lei, la pazza fedifraga, che ha le manie di grandezza, lo sai.”
- “Si lo so, ma qui intorno, se vedi le foto della zona prese dall’alto, per esempio sulle mappe di Google, scopri che di piscine, vere, grandi, ce ne sono molte sparse per le ville. Quindi in questo è in buona compagnia. Comunque anche su questo ne ho sentita una su di me dal cornuto rosicone.”
- “E cosa?”
- “Stavano interrando il vascone prefatto e ha detto con aria di importanza: “Poi qui intorno mettiamo una siepe, così “la matta” non ci vede.”
La risata della vicina fu fragorosa.
- “E che non lo sai che mi chiamano “la matta” ?” Chiese con un lieve sorriso.
Continuando a ridere la vicina rispose: “Sì che lo so, ma è veramente comico… Lo scemo pensava che tu ti mettevi a guardare loro che facevano il bagno… Soprattutto lui…. Un vero Adone!” E non smetteva di ridere.
- “Una quindicina di anni fa mi è capitato di vederlo in costume, al mare, dove, ahimé, quella folle della moglie mi aveva trascinato per una breve gita giornaliera. Era uno schifo già allora, figurati adesso. Aveva le gambe bianchicce, molli, sembravano gonfie e con delle vene quasi varicose.”
- “Ma dai! – Scherzò la vicina. – Dì la verità che ti piace! Lui l’ha capito e per questo paventa che lo scruti mentre è in costume!!!”
L’altra sorrise. “I soldi, non si sa come, l’ha detto tante volte, li porta lei per condurre il livello di vita che conducono. E questo spiega tante cose. Anche che il genero incapace, beccandola mentre da dietro la siepe ci origlia, le dica: “E’ pazza eh?”  “
- “Lei origlia e sei pazza tu?” Disse seria la vicina.
- “Ma non capisci? La deve giustificare. Lei dirà che si mette in ascolto perché si diverte a sentire, perché io sono pazza e chissà che scemenze posso dire.”
- “Ma lo sa il genero che sua suocera gira per le case, qui e altrove, dicendo bugie e follie di ogni tipo? Che è una vera barzelletta per chiunque abbia un minimo di discernimento? Oppure è matto pure lui?” Continuò seria la vicina.
- “Non lo so. Penso lo faccia per i soldi che lui non ha e lei elargisce: villa, piscina sia pure piccola, lavoro, casa in città….. Deve tutto a lei, certo poco allo stipendio o pensione del cornutone.”
Si salutarono. La donna tornò a casa. Di là della siepe si sentiva un rastrello passare e ripassare sempre sullo stesso punto: un uomo impassibile, con un lungo viso, con un naso all’ingiù e gli occhi sporgenti pure, era intento in un inutile ed ossessivo lavoro. Cominciava a piovigginare sempre più, ma il rastrello non smetteva.


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