venerdì 27 ottobre 2017

Marco Vannini come la Concordia

Chi non segue la trasmissione di vero Servizio alla gente, ma anche alle Forze dell'Ordine, che si chiama "Chi l'ha visto?", può non conoscere la triste sorte di un giovane di 20 anni, bello e sano, figlio unico, che è morto per l'errore di una specie di Schettino il quale, fatto l'errore, invece di rimediare prontamente cercando di limitare il danno, ha cercato stoltamente ed irresponsabilmente di non ammetterlo, di nasconderlo, provocando la fine di una vita!
Da: Ultimenotizieflash.com
E’ il 17 maggio del 2015. Marco chiama a casa intorno alle 23 per dire che, dopo aver cenato a casa della sua fidanzata, si sarebbe anche fermato a dormire lì. Come raccontano i suoi genitori Marco spesso dormiva da lei, stanno insieme da tre anni e passano molto tempo nelle rispettive famiglie. Dopo questa chiamata però in casa succede qualcosa: intorno alle 23,40 il 118 riceve una telefonata. Un uomo chiede aiuto, un ragazzo ha avuto un malore. Il ragazzo è Marco. Quando al telefono l’operatore chiede maggiori informazioni, il suo interlocutore dice che l’allarme è rientrato e che non c’è più bisogno del loro aiuto.
Ma la persona del 118 ricorda di aver sentito delle strane urla in sottofondo come di una persona che dicesse di voler parlare con i suoi genitori. Passano circa 30 minuti e al 118 arriva una nuova chiamata: questa volta si chiede l’intervento dell’ambulanza. L’uomo al telefono dice che il ragazzi si è ferito alla schiena con un pettine appuntito. E’ un codice verde non c’è bisogno che a bordo dell’ambulanza ci sia anche un medico. E così l’ambulanza arriva a sirene spente preleva Marco ma i soccorritori si rendono subito conto che c’è qualcosa che non va. Secondo la loro descrizione Marco è vestito, ha una maglietta e sulla schiena un forellino come se ci fosse una bruciatura da sigaretta ma non riescono a capire cosa ha. Arrivati in ospedale si rendono conto che la situazione è davvero grave.
Intanto i genitori della fidanzata di Marco hanno chiamato la mamma e il papà del ragazzo. Hanno detto al telefono di andare in ospedale a Ladispoli ma di non preoccuparsi perchè Marco era solo caduto dalle scale. La mamma e il papà di Marco arrivano persino prima dell’ambulanza al centro di primo soccorso e vedendo che il mezzo del 118 ha le sirene spente si rassicurano pensando che non sia nulla di grave. Ma appena vedono Marco, incosciente, capiscono che c’è qualcosa che non va. Nel frattempo si avvicina il fratello della fidanzata di Marco e dice: “Stavamo solo giocando è partito un colpo”. Questo è il ricordo che ha il padre di Marco mentre il padre della ragazza si decide finalmente a dire ai medici che è partito un colpo dalla sua pistola e che Marco quindi è stato ferito. Secondo le parole dello zio del ragazzo, intervenuto nella puntata di Chi l’ha visto in onda il 27 maggio, il proiettile sarebbe entrato da sotto il braccio avrebbe forato il polmone, trapassato il cuore e sarebbe poi uscito dall’altra parte. I dottori capiscono che la situazione è gravissima. Viene chiamato l’elisoccorso per arrivare al Gemelli di Roma ma il cuore di Marco si ferma i medici cercano di fare il possibile. Sono le tre di notte quando Marco arriva in ospedale a Roma ma è già morto. E’ bene ricordare che in casa al momento del famoso “incidente” c’erano Marco, la sua fidanzata, il fratello di lei con la compagnia, la mamma e il padre della ragazza. Quattro testimoni che non parlano.
I genitori del ragazzi vogliono sapere che cosa è successo in quella casa: se è stato solo un banale e tragico incidente, perchè aspettare tanto tempo prima di far intervenire i soccorsi? Perchè raccontare tante versioni diverse e perchè Marco se era davvero cosciente non ha chiamato loro per chiedere aiuto? Il padre della fidanzata di Marco è indagato, le indagini vanno avanti e i genitori del ragazzo sperano di avere al più presto le risposte che cercano.
Nella trasmissione di mercoledì 25 ottobre sera, presenti in studio gli sfortunati genitori di questo unico amatissimo figlio, sono state mandate di nuovo le registrazioni del 118 in risposta alle chiamate fumose, elusive, dei componenti della famiglia che ha causato la morte di Marco. In sottofondo ho risentito di nuovo chiarissime le urla di dolore del povero ragazzo. Eppure quella gente ha continuato a tenerlo lì, nel tentativo folle di nascondere quanto accaduto, a coprire l'incopribile... E mi è tornato in mente Schettino, lo stesso insensato tentativo di nascondere il macroscopico errore commesso, comunicando alla Capitaneria di Porto "che avevano solo un guasto all'impianto elettrico", mentre già gli era stato comunicato che ben 5 compartimenti della nave erano allagati  (il responsabile delle macchine l'ha informato subito)  e la nave iniziava ad inclinarsi. Egli aspettava, aspettava.. ma cosa? Di confrontarsi con il mondo per quello che aveva fatto, fino a che la situazione è arrivata ad un punto che tanta gente, che avrebbe potuto salvarsi qualora avesse dato l'allarme prima, è morta precipitando nei corridoi diventati pozzi data l'inclinazione raggiunta dalla Concordia.
Il processo mentale di chi ha volontariamente o involontariamente (dovrebbe accertarlo il processo in atto) sparato a Marco è lo stesso di Schettino.
Il bel sorriso di Marco Vannini ucciso a 20 anni

Erano una famiglia felice: l'hanno distrutta

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