sabato 18 gennaio 2014

Debolezze letterarie e giornalistiche

Quando sentiamo una notizia o leggiamo un libro ci aspettiamo che chi ha scritto abbia prima acquisito una certezza, altrimenti la sua credibilità non può costituire un riferimento.
Passi per il giornalismo che, data la velocità in cui si svolge, può essere a volte inesatto o peggio... Comunque è sempre passibile di correzione successiva, ma in letteratura, se l'affermazione inserita in un dato contesto si rivela inesatta, lo scrittore perde ogni credibilità.
Debbo dire che mi è capitato raramente di dover dire: "Ma che cavolo scrive questo?" Forse perché scelgo oculatamente le mie letture. Però può succedere anche di leggere libri regalati che ci si sforza di seguire anche se non scelti in prima persona e a me è capitato di leggere un libro scritto da una scrittrice statunitense, di cui non ricordo il nome, che voleva essere un thriller politico e alla fine rivelava chi era l'assassino dimenticandosi che in un capitolo precedente aveva collocato quella persona altrove al momento del delitto. Questo inganno cialtrone del lettore mi ha fatto molto arrabbiare giacché ho sentito di aver perso tempo leggendo qualcosa di malfatto, raffazzonato probabilmente sia dalla Redazione dell'Editore, sia da chi ha revisionato la prima e la seconda bozza e, soprattutto, scritto a più mani che non si sono collegate fra loro... Insomma uno di quei prodotti costruiti per vendere a lettori superficiali e disattenti. 
Ma se leggo qualcosa scritto da Leonida Répaci, per di più un libro grandemente autobiografico, e leggo che "Lina in dicembre ottenne il divorzio e poté risposarsi" mi scandalizzo e sento di aver perso tempo, giacché il fatto è precisamente contestualizzato sul piano storico con date ed ampi riferimenti agli avvenimenti di quel momento della Storia d'Italia: 1913 e dintorni!
Ma di quale divorzio parla questo scrittore che pure è stato molto quotato nel secolo passato?
Il libro è "Storia dei Rupe - Principio di Secolo", è scritto bene, con una prosa ricca ed elegante, anche se a tratti ridondante, e con interessanti descrizioni di fatti storici e politici dell'inizio del secolo scorso. Perché abbia rovinato tutto con un fatto che non poteva esistere in quell'Italia lo sa solo lui... Ma non è più credibile per me.
E' un libro che era di mio suocero, il quale mi parlava con ammirazione di questo scrittore. Non ero mai riuscita a leggerlo, essendo il classico "mattone". Con l'età sono diventata più accogliente nella lettura e, anche saltando alcuni noiosissimi pezzi, avevo trovato interessanti ad esempio le descrizioni della guerra in Libia o gli eventi politici legati a Giolitti... Poi, nel suo magnificare questi Rupe, dietro i quali si nasconde la storia della sua famiglia, ha forse voluto velare con un divorzio che non poteva esistere le intemperanze sentimentali di una delle sue sorelle. Infatti egli magnifica ogni azione, anche tutt'altro che nobile, di questi Rupe, che pure si macchiano di adulteri giacendo con mogli altrui, ad esempio... Arrivando addirittura a giustificare queste tresche perché volute dai mariti delle signore che si congiungevano con il Rupe di turno!  Se veritieri questi consensi rendono ancora più squallide queste relazioni... Ma il Répaci ne scrive come se fossero azioni e sentimenti nobili!
E' sconcertante, ma arrivare ad inventarsi un divorzio che in Italia non esisteva, beh, mi sembra troppo.
Non c'è autenticità e allora non c'è abilità di prosatore che tenga!  
Tornando al giornalismo non dobbiamo stupirci di notizie poco reali, data la manipolazione che si tenta di fare della realtà a fini politici, ma stamane ad un telegiornale della RAI ho sentito una notizia che riguarda Hollande e la sua "love story" che si sposa un po' con lo svarione di Répaci, essendo dello stesso tipo: "Hollande avrebbe fatto firmare a Valerie un documento di separazione."
Ma separazione "de che?", per dirla alla romana! Possono firmare separazioni coloro che non si sono mai sposati e, sembra, neppure abbiano mai firmato neppure un PACS? 

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