domenica 9 giugno 2013

Una notizia buona e una cattiva

2013
Da: RUSSIA OGGI
Liubov Rogovskaya, una signora minuta e bruna dall’espressione dolce che da trent’anni  dirige l’istituto, non nasconde il proprio orgoglio dando inizio alla visita: attraversiamo locali ristrutturati  da poco, dai teneri colori pastello e dalle  pareti ricoperte da disegni di animali o di paesaggi.
L’orfanatrofio ospita oggi 96 bambini in tenera età ai quali, a prima vista, non manca proprio nulla. Le sale gioco sono stracolme di giocattoli. Le palestre, i locali per le terapie in acqua e di sterilizzazione sono in condizioni eccellenti. Le attività per occupare e far crescere i piccoli sono molteplici, e vanno dallo sport alle attività manuali, al canto.
La maggior parte degli ospiti dell’istituto, come accade in tutti gli orfanatrofi in Russia, è composta da “orfani sociali”. Ciò significa che i loro genitori sono vivi,  ma per svariati motivi si sono separati dai figli. Assai di frequente, si tratta di persone ai quali sono stati ridotti i diritti genitoriali; talvolta ne sono stati privati del tutto.


Di conseguenza i bambini ospiti di questi istituti hanno status diversi: quelli i cui genitori non sono stati privati del tutto della patria potestà non possono essere adottati, ma soltanto ospitati in affido presso le famiglie. Sono dunque adottabili soltanto i bambini i cui genitori non hanno più alcun diritto su di loro, sia che li abbiano abbandonati per scelta, sia che vi siano stati costretti.
“Ventotto bambini si trovano qui soltanto provvisoriamente, in attesa di ritornare nelle loro famiglie naturali. Per tutti gli altri sarà invece indispensabile trovare famiglie alle quali darli in affido”, spiega la Rogovskaya.
A livello federale non esistono normative che prevedono aiuti alle famiglie in difficoltà. In Russia i servizi sociali non fanno niente per incoraggiare le madri a non separarsi dai figli. E non esistono neppure strumenti e metodiche per riabilitare quelle famiglie alle quali i servizi sociali abbiano tolto un bambino, perché “la sua vita o la sua salute erano in pericolo”.
Negli ultimi anni, però, sono proprio gli orfanatrofi ad aver intrapreso un’opera di “prevenzione” nei confronti dell’abbandono dei bambini o della loro entrata in istituto. “Abbiamo perfino un programma di aiuto per le madri, così che possano sviluppare i presupposti necessari a riottenere i loro bambini”, sottolinea la Rogovskaya.
Le madri si impegnano a fare visita regolarmente ai loro piccoli e in queste occasioni sono affiancate da psicologi, medici e pedagoghi. “Il nostro scopo è quello di far sì che tutti i nostri piccoli ritrovino  una casa. La loro o un’altra”, conferma Sofia Valerieva, capo infermiera dell’istituto.
Nel 2012, sono entrati in questo orfanatrofio 92 bambini  e 84 ne sono usciti o per essere inseriti in una famiglia o perché avevano raggiunto l’età per entrare in un istituto per la fascia di età 5-18 anni. Altri 25 hanno ritrovato le loro famiglie naturali.
Per accudire questo centinaio di orfanelli, l’istituto dà lavoro a  197 persone, ma secondo Valerieva sarebbero insufficienti: a fronte di 63 infermieri ne occorrerebbero almeno il  doppio. L’orfanatrofio ha visto il personale ridursi di parecchio ultimamente,  perché gli stipendi sono troppo bassi.
Sofia Valerieva come  capo infermiera guadagna 17mila rubli al mese, ossia 417 euro. Un infermiere semplice non supera  i 220 euro. La direttrice conferma che “questo per adesso è il nostro problema principale, e ormai siamo  anche a corto di personale medico e pedagoghi”.
Tuttavia l’atmosfera generale dell’istituto non lascia trapelare queste preoccupazioni. Ogni gruppetto di sei-sette bambini è affidato alle cure di due adulti.
Vedendo arrivare un visitatore, i piccoli alzano lo sguardo pieni di curiosità, ma restano sulle loro. Sono piuttosto timidi e riservati. Alcuni invece sono molto fieri di mostrare quello che sanno fare: per esempio il piccolo Artem, di quattro anni, dritto in piedi al centro della sala spettacoli, canta a squarciagola e ripete ben tre volte la stessa strofa di una canzoncina sull’albero di Natale.
Nei reparti lattanti, alcune balie si occupano una alla volta di ciascun bebè, soprattutto di quelli che necessitano di cure particolari. “La maggior parte dei bambini ha problemi di salute, congeniti o causati da un cattivo accudimento”, racconta con tristezza Valiereva. Alcuni bambini presentano ritardi nello sviluppo, altri sono arrivati qui dopo essere stati maltrattati a lungo, erano malnutriti o erano rimasti abbandonati a loro stessi.
Certo, l’Orfanatrofio numero 1 sembra un rifugio confortevole e sicuro per i piccoli orfani ai quali non manca niente, tranne l’essenziale: “Niente, nessun confort materiale sostituirà mai il calore di una vera famiglia”, conclude la Rogovskaya.
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Da: Giornalettismo.com
I neonati russi picchiati negli orfanotrofi

di   - 19/04/2013 - Ordinato l'arresto di due infermiere: bambini maltrattati perché piangevano



I neonati russi picchiati negli orfanotrofi

Le autorità russe hanno ordinato l’arresto di due infermiere, accusate di aver picchiato tre bambini in un orfanotrofio, dopo una notte passata a ubriacarsi. A riportare la notizia è il New York Times, che spiega come le donne avrebbero aggredito i piccoli per farli smettere di piangere.
LE INFERMIERE E L’AGGRESSIONE AI BAMBINI - Una delle vittime, che aveva soltanto 7 mesi, è stata ritrovata avvolta in un lenzuolo in modo che le sue urla fossero soffocate. Inizialmente in come, le sue condizioni sono ancora riservate. Gli altri bambini, un ragazzino di tre anni e una di 10 mesi, sono stati ricoverati con lesioni multiple, così come hanno spiegato gli investigatori. Tutto è avvenuto in un orfanotrofio nella regione orientale di Khabarovsk, lo scorso primo aprile: soltanto una settimana dopo l’aggressione è stata segnalata ai funzionari di polizia, tanto che le infermiere sono adesso scomparse.
ORFANI E RUSSIA – Il dramma degli orfani è diventato un tema sensibile e molto politicizzato in Russia, soprattutto dopo la decisione da parte del Cremlino di vietare le adozioni alle famiglie americane. Una risposta alle misure prevista dalla lista Magnitsky, con il mancato visto e sanzioni previsti per i funzionari russi che si sono macchiati di violazioni dei diritti umani. Prima ancora, alcuni casi di morte di bambini russi adottati negli Stati Uniti e in altri paesi aveva spinto le autorità a limitare l’accesso alle adozioni. Poco è stato però fatto per migliorare le condizioni di vita all’interno degli orfanotrofi russi o per promuovere le adozioni tra le stesse famiglie russe. Più di 600 mila bambini russi vivono al di fuori della custodia dei loro genitori biologici, molti confinati in “case-famiglia”. Circa 130 mila soffrono di problemi fisici e psichici, ma spesso negli orfanotrofi mancano strutture e personale adatto. Anzi, a volte vengono anche trascurati e maltrattati. “Non è chiaro – si legge sul Nyt – quanti bambini vivevano nell’orfanotrofio della regione di Khabarovsk o se ci fossero precedenti di abusi e violazioni”.
GLI ABUSI – Secondo quanto hanno spiegato gli investigatori, i pestaggi sarebbero iniziati quando diversi bambini si sarebbero svegliati durante la notte, iniziando a piangere. Picchiati dalle due infermiere, i piccoli sono stati trovati in condizioni gravi soltanto il mattino successivo, quando sono arrivati gli altri infermieri. Solo allora sono stati sono stati portati in ospedale.
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2012
Da: TM News

Cina/ Nuovo scandalo sul web: bambini incatenati in orfanotrofio

Avviata indagine dopo lo sdegno espresso sui social media


Roma, 6 lug. (TMNews) - Ancora una volta sono stati internet e i social media a denunciare una vicenda di abusi in Cina, questa volta ai danni di bambini con problemi psichici ritratti ammanettati in un orfanotrofio della contea Cangnan, nella provincia orientale di Zhejiang. La vicenda è emersa alla fine del mese scorso, quando sulla rete ha cominciato a circolare la fotografia di due bambini, di 6 e 9 anni, costretti a mangiare legati a una panca di legno, uno con una catena di metallo, l'altro con una stoffa blu al collo.

L'immagine ha subito scatenato la reazione indignata degli utenti dei social media, che ha indotto le autorità locali ad avviare un'indagine per maltrattamenti nell'orfanotrofio che accoglie 21 bambini, di cui 19 con problemi psichici o fisici. Secondo quanto riferito dall'agenzia di stampa ufficiale Xinhua, le autorità locali hanno ammesso che le quattro donne che gestivano l'istituto "hanno usato le catene per separare i due bambini, entrambi affetti da disturbi mentali". Il più piccolo, precisa l'agenzia di stampa, è sordo-muto e affetto da epilessia, mentre il più grande sarebbe affetto da schizofrenia e tenderebbe ad azioni violente. Le catene servivano quindi a "evitare che i bambini defecassero senza controllo e che facessero del male agli altri minori".

La vicenda ha fatto tornare in primo piano i problemi di gestione degli istituti di cura in Cina, dopo che le autorità hanno deciso di affidarle o venderle a privati, ha sottolineato Xinhua. Ma anche sull'assenza di controlli da parte dello Stato, ha sottolineato all'agenzia di stampa un ricercatore dell'Accademia di Scienze sociali della provincia, Zhong Qi: "Non dobbiamo dimenticare un fattore importante in questa tragedia: l'assenza di supervisione e il fallimento del governo nel suo ruolo nel settore di asssistenza".

Una lettrice che ha lasciato un commento sotto il mio post del 16 ottobre 2011 sugli "Orfanotrofi Lager",(che riportava 2 notizie:in Russia nel 2011 e in Cina nel 1996), chiedeva se oggi tali situazioni limite sono ancora presenti.
In Russia sembra di sì e la notizia cattiva riguardava un caso brutto come ne sono capitati anche da noi recentemente negli Asili Nido...
Però c'è anche la notizia buona su un orfanotrofio modello.
In Cina, invece, sembrano esserci ancora dei problemi.

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