lunedì 7 gennaio 2013

Ciechi veri e ciechi falsi


EDITORIALE: CECITÀ SOCIALE E CECITÀ LEGALE 

Alcuni nostri soci, e soprattutto amici giornalisti, mi hanno chiesto di scrivere un breve articolo chiarificatore circa il concetto di cecità legale nell'ordinamento giuridico italiano.
Il motivo è semplice: i recenti scandali relativi al presunto continuo smascheramento di fantomatici "falsi ciechi" ci impone di puntualizzare alcuni concetti purtroppo ancora poco conosciuti.
Nel linguaggio comune, e quindi nell'immaginario collettivo, si intende con la parola "cieco" colui che è completamente privo della vista, colui che vive nelle tenebre, che non percepisce alcuna luce. Tipici corollari di questa condizione sono gli occhiali scuri, il bastone bianco e il cane guida.
Se questo però è il significato della parola in lingua italiana, ben diversa appare invece la definizione legislativa contenuta nella legge n. 138 / 2001. Questo testo ha innovato profondamente la normativa precedente introducendo, nella disciplina della disabilità visiva, anche il parametro del campo visivo. Si è trattato indubbiamente di un importante passo avanti in quanto, nel passato, la sola considerazione dell'acutezza visiva o "visus" aveva dato luogo a innegabili distorsioni e penalizzazioni inaccettabili.
Per rendere più comprensibile la situazione creatasi possiamo fare un paragone con la assai più nota definizione di morte. Nel senso comune si definisce morta una persona che non respira più il cui cuore ha inoltre cessato di battere. Alcuni anni fa però il legislatore, allo scopo di favorire la donazione degli organi, ha introdotto nel diritto il concetto di "morte cerebrale". Secondo questa normativa è da considerarsi legalmente morta una persona con encefalogramma piatto da almeno sei ore, anche se il suo cuore continua a battere, il corpo è caldo e il respiro, sia pur aiutato strumentalmente, continua a persistere.
Nessun giornalista si azzarderebbe però a scandalizzarsi constatando il prelievo di un organo da un individuo ancora tecnicamente "vivo". Si possono certamente criticare e non condividere questi artifici giuridici, tipici di una filosofia del diritto chiamata "positivismo". Io sono infatti fra coloro che non amano questi "giochi lessicali". Non è corretto però ignorare che tale prassi è ormai invalsa universalmente nella cultura contemporanea che pare sempre più dilettarsi nel tentativo di modificare la realtà tramite l'uso distorto del linguaggio, anzichè adeguando, come sarebbe giusto, le parole alla realtà stessa e, in fin dei conti,  alla verità.
Questa e però la situazione di fatto è nessuno ha il diritto di negarla. Ebbene, sia chiaro, oggi per la legge italiana la parola cieco ha un significato diverso. Vediamolo più da vicino.
La sopra citata legge n 138/2001 definisce il cieco totale come colui che non vede nulla, o riesce a distinguere la luce dal buio, o riconosce il movimento di una mano mossa davanti al suo viso oppure, e quì sta la maggiore differenza, presenta un residuo perimetrico binoculare inferiore al 3%. 
In altre parole: chi vede come da un buco della serratura, ma in quel pezzettino di campo visivo presenta un'acutezza anche di 10 / 10, è da considerare, a tutti gli effetti, CIECO TOTALE.
Le ragioni di questa disciplina vanno ricercate nel fatto che il campo visivo, al pari del visus, rappresenta un elemento altamente invalidante nello svolgimento delle attività quotidiane.
Ci sono poi anche i cosiddetti "ciechi parziali" che possono vedere fino ad 1 / 20 o avere un residuo perimetrico binoculare inferiore al 10%. Anche costoro, seppure accompagnati all'aggettivo "parziale", sono considerati comunque "ciechi" dall'ordinamento italiano.
Si può certo discutere sulla logicità o sull'opportunità di questa classificazione. Chi volesse però avventurarsi in tali giudizi dovrebbe tuttavia almeno avere un'idea concreta di cosa sia possibile fare o non fare, magari dopo un ciclo di riabilitazione visiva, quando si rientri nei requisiti legali della cecità.  
Ecco qualche esempio in proposito: teoricamente, ammesso che ne esistano, un soggetto con campo visivo inferiore al 3% ma con visus di 10 / 10 potrebbe essere in grado di leggere il testo degli articoli di giornale o i bugiardini dei medicinali. Paradossalmente si troverebbe più a suo agio nel leggere tali piccoli caratteri rispetto ai titoli cubitali.
Un maculopatico grave, al contrario, non leggerà mai nulla ma potrebbe essere in grado di spostarsi, anche con scioltezza, lungo percorsi ben conosciuti.
Ci sono infine attività quotidiane, come cucinare, cucire, alcuni lavori di meccanica o bricolage, fare le pulizie ecc., che si riescono a recuperare attraverso cicli di riabilitazione sanitaria o sociale. Perchè allora gettare la croce addosso a chi, sempre con dolore e sacrifici, è riuscito a rendersi autonomo nonostante una minorazione sensoriale così grave?
La conferma della fondatezza di queste nostre considerazioni la si può trovare, anche se i mass-media non ne riportano le notizie, nel gran numero di archiviazioni ed assoluzioni che fanno seguito alla maggioranza dei casi indagati. Presto speriamo di poter diffondere dati precisi in proposito ma i presupposti vanno indubbiamente in questa direzione. 
Chiediamo dunque, ancora una volta, attenzione ed onestà intellettuale, da parte dei giornalisti come dei magistrati, delle forze dell'ordine come degli operatori  sanitari. Sparare sulla "Croce Rossa" non fa onore a nessuno.

Marco Bongi   



CIRCOLARE INPS: REDDITO FAMIGLIARE PER GLI INVALIDI AL 100%
La circolare INPS n. 149 del 28 dicembre 2012 ha dichiarato che, a partire dal 1 gennaio 2013, per poter fruire della pensione di invalidità civile al 100% non si dovrà superare il tetto reddituale di circa 16.000 euro annui, considerato però cumulativamente con quello del coniuge. La nuova e sorprendente disposizione, che per ora non coinvolge ciechi, sordi e invalidi parziali, prende le mosse da una discussa sentenza della Corte di Cassazione pronunciata nel mese di novembre scorso. La decisione dell'INPS sta suscitando ovviamente notevoli reazioni critiche da parte delle organizzazioni che rappresentano le persone disabili.   
Da parte nostra, anche se la questione non ci riguarda ancora direttamente, non possiamo che esprimere la più viva preoccupazione e la nostra piena solidarietà nei confronti di chi sarà penalizzato dalla nuova normativa. Costringeranno forse gli invalidi civili a separarsi legalmente, magari "pro forma"? provocazione per provocazione, non abbiamo paura di affermarlo. Tanto, a lor signori, cosa interessa delle famiglie e dei problemi reali della povera gente?

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Sempre nell'intento di dare informazioni e spunti di riflessione, pubblico questo editoriale firmato da Marco Bongi dell'Associazione torinese per Ipovedenti A.P.R.I.; in esso vengono chiariti aspetti importanti sul piano legislativo ed oculistico che danno la possibilità di "vederci chiaro" riguardo ai controlli operati dalla Guardia di Finanza sui falsi ciechi e sull'indebita percezione di pensioni di invalidità. 
Prima di proporre le mie riflessioni di invalida civile senza alcuna pensione di invalidità, vorrei commentare l'informazione sulla Circolare INPS. In essa viene scritto: "..per ora non coinvolge ciechi, sordi e invalidi parziali, .." O chi ha scritto questa nota si è sbagliato e voleva dire invalidi totali, oppure non si capisce il senso... Perché mai l'applicazione del tetto di reddito lascerebbe per ora fuori i ciechi, legalmente riconosciuti come tali, ed i sordi (cosa comprensibilissima) e anche gli invalidi parziali? Questi ultimi percepiscono forse una pensione? E qualora così fosse (non ne ho informazione) perché un tale trattamento di favore,(per ora!), come chi è riconosciuto cieco o sordo?
Spero che qualcuno che legge possa illuminarmi in proposito.
Ed ora le mie riflessioni.
Personalmente ho capito molto bene le dotte spiegazioni di Bongi, essendo io affetta dai primi mesi di vita da una corioretinite maculare bilaterale, non dovuta a toxoplasma ma di origine ignota.
Sono stata fortunata e le numerose recidive che potevano portarmi a cecità quasi totale hanno risparmiato, anche grazie a massicce cure cortisoniche, la macula dell'occhio sinistro, consentendomi così di leggere, scrivere, vedere la TV e guidare l'automobile.
Se chiudo l'occhio sinistro con il destro posso certamente muovermi a piedi, ma con molta prudenza se dovessi attraversare una strada ad alto traffico, e non mi avventurerei in bicicletta, come ho visto fare a "non vedenti" che percepivano la pensione di invalidità!
Dunque qualche truffatore che percepisce indebitamente la pensione di invalidità c'è di sicuro, a giudicare dai filmati trasmessi da tutte le TV. 
Il mio occhio destro, oltre a lesioni alla periferia della retina, ha una lesione sulla macula, dove c'è la visione centrale, quella della messa a fuoco per capirci. Al posto della visione centrale c'è una macchia scura che occupa tutto il campo visivo. Con quell'occhio vedo con la periferia della retina dove non ci sono lesioni... Insomma è come una pellicola che ha preso luce ed ha alcune parti semicancellate e sfuocate. Con il sinistro, quello che chiamo l'occhio buono, ho solo lesioni periferiche.
Questa disabilità ha consentito alla Commissione medica per gli invalidi civili di darmi un'invalidità del 37%. Che non mi è mai servita a nulla. Nemmeno per il lavoro. Essendo stata in graduatoria, nei vari concorsi esterni ed interni alla Pubblica Amministrazione che ho dato, sempre con un punteggio non pari a quello di eventuali altri concorrenti: unico vantaggio che avrei potuto avere era solo su un altro concorrente a parità di punteggio.
Questa  invalidità, insieme ad una grave forma di osteoporosi, non è stata sufficiente, ormai ultrasessantenne, a farmi ottenere la cosiddetta Legge 104: I lavoratori che sono riconosciuti portatori di handicap ai sensi della legge 104/92 comma 3, possono usufruire di n. 3 giorni di permesso mensile.
La Commissione medica della ASL Roma H, preposta a giudicare, ha ritenuto che non ne avessi il diritto. 
Però, un'altra Commissione medica, quella per il rinnovo della patente per gli invalidi civili, ha ritenuto che dovessi stare un anno ferma e di ripresentarmi per il rinnovo un anno dopo!!
Naturalmente, in questo secondo caso, ho fatto ricorso!
Ma non si può non fare alcune riflessioni sulla totale inaffidabilità di codesti medici messi nelle Commissioni!
Come può essere possibile che uno stesso invalido è ritenuto non bisognoso di riposo per i suoi occhi (lavoravo sul PC per diverse ore al giorno), ma bisognoso di star fermo un anno per la guida??!! 
Quest'ultima follia, poi, meriterebbe una Commissione d'inchiesta (se si fosse in un Paese in cui il Diritto del Cittadino venisse rispettato) per capire come può un malato di corioretinite maculare MIGLIORARE in un anno!
L'oculista che ha scritto questo dovrebbe essere richiamato dall'Ordine Provinciale dei Medici in cui è iscritto per valutarne le capacità professionali!
La retina è un tessuto nervoso che, una volta leso e cicatrizzato come avviene nella mia malattia, non può rinnovarsi! Magari si potessero cancellare le lesioni ed al loro posto rinascere il tessuto retinico! SAREBBE UNA SCOPERTA DA PREMIO NOBEL!!
Dunque, perché teniamo questi soggetti nelle Commissioni? Perché li pagano anche con le mie tasse?
Come tutto in Italia la risposta è: per vessare il suddito-cittadino che non ha alcuno strumento di difesa contro codesti soprusi.

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