martedì 30 agosto 2022

Non è detto che un Premio Nobel debba piacermi per forza

 L'ho già scritto per il mancato Premio Nobel (così qualcuno ha scritto) Philip Roth http://www.ritacoltelleselibripoesie.com/2018/06/il-teatro-di-sabbath-di-philip-roth.html: mi è bastato un libro per escludere che quello scrittore meritasse il Nobel.

La stessa cosa mi è accaduta con Doris Lessing che, invece, il Nobel l'ha ricevuto.

Doris Lessing sulla soglia della sua casa attorniata dalla stampa subito dopo la notizia dell'assegnazione del Premio Nobel per la Letteratura nel 2007


"Il diario di Jane Somers" è scritto bene, discretamente, ma per quanto nella vita io abbia ormai accettato che la realtà di certe psicologie reali è incredibile ma vera, ho trovato incomprensibile la realtà della protagonista di questo romanzo.

Per confrontarmi con altri lettori ho letto qualche recensione e, come sempre, i pareri sono differenti, confermando quanto ho scritto da tempo, che ogni libro creando un incontro fra due menti, lo scrittore ed il lettore, partorisce un risultato specifico, frutto di quell'incontro e non di un altro diverso.

Quello più vicino al mio punto di vista è di un uomo che ha dimostrato le mie stesse perplessità sulla psicologia del personaggio creato da Doris Lessing.

Doris Lessing in una foto giovanile

Il tema del libro per molti è la vecchiaia, il decadimento e la morte che si sa vicina. Ma, come scrive il lettore che ha notato le mie stesse cose, pur essendo egli vicino a quel tempo della vita, trova che con la vecchiaia il messaggio del libro c'entri poco, vedendoci piuttosto un bisogno di espiazione, quanto mai contorto, da parte della protagonista.

La Lessing ci descrive una donna in carriera, molto soddisfatta del suo lavoro, che ha una grande cura della sua bellezza ed eleganza, vestendo in modo raffinatissimo.

Allo stesso tempo ella è arida fino al punto di non avvertire grande dolore per la malattia crudele che in breve tempo porta suo marito, ancor giovane, a morte e, con mio sconcerto, la Lessing descrive quello che per me è una specie di mostro sul piano psicologico: appena morto il marito lei si porta a casa uomini con cui va a letto fino a dire nel "diario": "Una volta a un party dell'ufficio mi guardai intorno e mi resi conto di essere stata a letto con metà degli uomini presenti."

Ecco, questa persona priva di sensibilità e di sentimenti, egoista con la madre morente le cui cure scarica sulla sorella, sposata e con un carico familiare di marito e figli, all'improvviso diventa nei riguardi di una vecchia sconosciuta, incontrata per strada, brutta, scorbutica e sporca, una specie di suora infermiera pronta ad umiliarsi e sporcarsi le mani per ripulirla anche delle sue maleodoranti feci!

Cosa vuole comunicarci Doris Lessing? Una psicologia malata? Intrisa di masochismo estremo? La descrizione di tutto il libro è su questa sconosciuta di cui lei si prende cura, sentendo un obbligo che mai ha sentito per il marito, che le ha dato un sesso felice per dieci anni, tanto che appena morto lei non poteva stare senza, accattandosi in giro qualsiasi organo maschile a disposizione!

Sconcertante. E questo romanzo non trasmette alcun messaggio sulla vecchiaia. Anche perché non tutte le vecchiaie sono uguali, come le vite... E' solo il diario di una donna che passa dai profumi costosi di cui si inonda alla maleodorante pulizia di una vecchia che si caca sotto e che lei ripulisce in una specie di scantinato dove questa abita usando per di più catini di fortuna!

Roba da Suor Teresa di Calcutta!



Incredibile psicopatologia, come ho detto anche possibile nella realtà, che a quasi 76 anni non finisce di stupirmi tanto ogni essere umano nuovo che incontro dimostra nuove e sorprendenti follie!

Ma Doris Lessing non mi ha trasmesso nessuna emozione con questo libro, solo tristezza e un vago disgusto e come per Philip Roth non leggerò più niente di lei.

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