sabato 8 agosto 2015

Spiagge Libere

Da: ADNKronos

Spiaggia libera, Roma e Sperlonga fuori legge: sotto il 50% minimo

Pubblicato il: 03/08/2015 14:05
Nel Lazio sono due i comuni che non rispettano l'obbligo di mantenere almeno il 50% di litorale libero: Roma con solo il 45% di litorale libero e oltre 610 metri da liberare per rispettare il requisito minimo, e Sperlonga con il 49%. Primato negativo visto che la quasi totalità dei comuni costieri, ad eccezione proprio di Roma e Sperlonga, già ad oggi rispettano il requisito imposto dalla nuova normativa regionale.
Lo rileva Legambiente che ricorda come, pochi giorni fa, la Regione Lazio abbia approvato la legge 26 giugno 2015, n. 8, riguardante le disposizioni relative all'utilizzazione del demanio marittimo per finalità turistiche e ricreative, modificando, inoltre, la legge regionale 6 agosto 2007 n. 13 concernente l'organizzazione del sistema turistico laziale. Secondo la nuova norma ogni Comune dovrà riservare a spiaggia pubblica o pubblica attrezzata almeno una quota pari o superiore al 50% dell'arenile di propria competenza.
Dovrà inoltre essere predisposto il Piano Regionale Utilizzazione Arenili, mai approvato sebbene previsto da una legge del 1993. Inoltre, non sarà più possibile rinnovare automaticamente le concessioni demaniali marittime che dovranno, anzi, essere assegnate tramite procedura pubblica.
“Al mare di Roma servono regole nuove e certe anche per rispondere all'aggressione della criminalità sul litorale, stuzzicata anche dagli appetiti nelle concessioni. La recente delibera regionale pone le basi per invertire una rotta compromessa da troppi anni", dichiara Vittorio Cogliati Dezza, presidente di Legambiente, chiedendo alla Regione di farsi da garante sia del rispetto della legge attraverso controlli e sanzioni, sia premiando, nel rilascio delle concessioni demaniali, chi decide di promuovere un turismo sostenibile.
Nella redazione e attuazione dei Pua regionale e comunali "si devono prevedere interruzioni rispetto alla contiguità degli stabilimenti, con meccanismi come l'obbligo per i concessionari a mantenere una porzione di almeno il 20% a spiaggia libera rispetto alla propria concessione", aggiunge Roberto Scacchi, presidente di Legambiente Lazio che chiede di garantire così l'accesso libero alle spiagge romane come su tutto il litorale laziale.
Per questo Legambiente chiede che si prevedano nel Pua di Roma e di tutti i comuni misure che aumentino le spiagge libere anche oltre la quota d'obbligo minimo di legge. "A Ostia in particolare - sottolinea Scacchi - bisogna mantenere la barra dritta sul ripristino della legalità come precondizione indispensabile e fondamentale, e dopo l'impegno nell'apertura dei varchi, chiediamo all'amministrazione comunale, senza alcuna condizione relativa a prolungamenti di anni nelle concessioni di abbattere il Lungomuro".

Questo articolo sembra dimostrare che la cosa sui litorali a sud di Roma sia di molto migliorata rispetto ad alcuni anni fa.
Devo averlo già scritto in qualche post riguardante l'Ambiente o Servizi e Cittadino, ma voglio ricordare un episodio che ho vissuto insieme a mio marito più di 10 anni fa sul litorale che ricade sotto il Comune di S. Felice Circeo.
E' un litorale molto vicino a Roma ed esploravamo la possibilità di acquistare una casetta al mare, dunque giravamo anche nella parte a nord di Roma. 
Quel giorno d'estate eravamo a sud: spiagge di S. Felice Circeo. Con stupore notammo una ininterrotta serie di stabilimenti balneari. Ci fermammo non per fare il bagno, ma per riposarci un po' sulla battigia, mettendo un asciugamano da mare per non sporcarci troppo di sabbia.
Dopo un po' si avvicinò un tizio molto abbronzato che ci disse che non potevamo sostare lì perché la spiaggia era in concessione al suo stabilimento. Purtroppo per lui aveva incontrato dei cittadini che conoscono molto bene la Costituzione Italiana, dunque non solo non si fecero intimidire dal suo tono intimidatorio, ma gli risposero civilmente che "i primi 5 metri dalla battigia non possono essere dati in concessione a nessuno, essendo patrimonio di tutti". L'ignorante, in quanto ignorava la Legge, insistette fino a minacciare di chiamare i Carabinieri che stazionavano (li avevamo visti noi stessi arrivando) sul lungomare. Ben felici di questa sua proposta lo invitammo a farlo: "Così saprà direttamente da loro cosa dice la Legge." A quel punto l'abbronzato gestore iniziò a tentennare, pur tenendo sempre in mano la carta della sua concessione che era andato addirittura a prendere e, desistendo dal suo minaccioso proposito di scomodare la vicina pattuglia della Benemerita, assunse un atteggiamento un poco bullesco dicendoci: "Ma io ve lo do gratis il lettino, anzi, guardi, ve lo faccio portare."
Ma i due irriducibili difensori del diritto gli risposero che non volevano alcun lettino, né a pagamento né gratis, né da lui né da altri: volevano stare dove stavano in pace, sul loro asciugamano, avendone il diritto e dunque lui doveva smettere di molestarli. Si aprì anche un breve dibattito sulla spiaggia libera del litorale del Comune di S. Felice Circeo, in quanto avevamo scelto di non usufruirne giacché trattavasi di un corridoio di spiaggia, delimitata da due muri in cemento, non più larga di una decina di metri, dove la gente stava necessariamente ammassata.
Poco prima io mi ero rivolta ad una signora molto corrucciata, che stava con i suoi bambini in quello stretto corridoio, chiedendole se c'era altra spiaggia libera su quel litorale. La signora mi aveva detto di no, che il Comune concedeva solo quel breve tratto e, nel parlarne, aveva assunto un tono circospetto, temendo chissà quale ritorsione per aver espresso una critica sull'agire dell'Amministrazione Comunale.
Aveva lì una casa e si vedeva che non era contenta affatto della faccenda, esprimendo il suo sconcerto per la conseguente costrizione a dover pagare ogni giorno lo stabilimento, se non voleva tenere i suoi bambini in quell'angusto spazio. Al mio invito a far valere il diritto protestando in Comune, scosse la testa rabbuiandosi ancora di più e facendo capire che, secondo lei, c'era dietro una voluta concessione all'illegalità.
Purtroppo tale italica illegalità è consentita anche da atteggiamenti come quello assunto dalla gentile e fine signora. La sottoscritta, invece, ritiene che il diritto va ricordato, qualora eluso o disatteso, a chi lo elude o lo disattende. 
Tornata a casa presi carta e penna e scrissi alla Capitaneria di Porto per competenza riportando l'episodio e le Leggi, firmando e dando tutti i miei recapiti.
L'anno dopo (sarà stato un caso?) la spiaggia libera del Comune di S. Felice Circeo era stata aumentata di almeno il doppio. 

Morale: gli italiani debbono imparare a far valere civilmente i loro diritti, informandosi prima e documentandosi. Senza scenate e senza insulti: il diritto è stato scritto e se è stato scritto così com'è deve essere rispettato, in primis dalle Istituzioni che debbono imporne il rispetto a tutti.

Quello che mi lascia sconcertata da ciò che apprendo da questo articolo è che servono sempre Leggi nuove su Leggi già esistenti per affermare quello che è già scritto nella Costituzione...  

Da: Studio Cataldi - Il Diritto Quotidiano
     

Il demanio marittimo

Secondo quanto stabilito
dall'art. 882 del codice civile, il lido del mare e laspiaggia fanno parte del demanio marittimo dello Stato: sono, cioè, beni di proprietà dello Stato (o delle Regioni, delle Province, dei Comuni),inalienabiliinespropriabili e destinati a servire bisogni della collettività. E se è vero che lo Stato può affidare le spiagge in concessione a privati, i poteri dei concessionari incontrano però il limite invalicabile della libera fruibilità da parte dei cittadini della 'battigia'

Lo stabilisce l'art. 1, comma 251, della legge 296/2006, che fa obbligo ai titolari delle concessioni "di consentire il libero e gratuito accesso e transito, per il raggiungimento della battigia antistante l'area ricompresa nella concessione, anche al fine di balneazione"; e lo ha ribadito più recentemente la legge 217/2011, dove - alla lettera d) dell'art. 11, II comma - si legge che: "fermo restando, in assoluto, il diritto libero e gratuito di accesso e fruizione della battigia, anche ai fini di balneazione," (occorre) "disciplinare le ipotesi di costituzione del titolo di uso o di utilizzo delle aree del demanio marittimo".

Definizione di battigia e ampiezza del diritto "libero e gratuito"


Con il termine battigia, si intende "quella parte di spiaggia contro cui le onde si infrangono al suolo, che si estende per circa 5 metri dal limitare del mare" (ma per le spiagge di ampiezza inferiore ai 20 metri, le Capitanerie di Porto possono ridurre l'estensione della battigia fino a 3 metri). Ciò significa che non solo l'accesso all'acqua è sacrosantamente libero e gratuito per chiunque, ma tale è anche il passaggio, il passeggio, e lostazionamento sopra quei cinque metri (o tre) di suolo, nonché - dalla chiusura dell'eventuale stabilimento privato fino all'alba successiva - la possibilità di pescare dalla battigia stessa. 
Nessun concessionario di stabilimento privato insistente su una spiaggia può impedire tali attività né sottoporle al pagamento di un qualsivoglia pedaggio


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