mercoledì 22 aprile 2015

Italia matrigna dei suoi figli

Il recentissimo episodio della nave portoghese entrata in collisione con la carretta del mare dei trafficanti di esseri umani, affondando circa 900 persone, ha fatto tornare alla memoria analogo fatto avvenuto nel 1997 in Adriatico fra una corvetta della nostra Marina Militare e una barca di criminali che traghettavano disperati albanesi verso le nostre coste.

Da: Wikipedia
La Katër i Radës[era stata rubata al porto di Saranda da gruppi criminali che gestivano il traffico di immigrati clandestini.6] Partì da Valona nel pomeriggio del 28 marzo 1997 carica di profughi che cercavano di raggiungere le coste italiane, per fuggire dall'Albania in preda all'anarchia.[7] Sulla piccola imbarcazione, progettata per 9 membri dell'equipaggio,[8] avevano trovato invece posto verosimilmente 142 persone.
Alle 17:15 fu avvistata dalla fregata Zeffiro,[10] impegnata nell'operazione Bandiere Bianche, nome in codice con cui era nota l'operazione di blocco navale realizzata per limitare gli sbarchi delle cosiddette carrette del mare provenienti dalle costealbanesi. La Zeffiro intimò alla Katër i Radës di invertire la rotta, ma la nave albanese proseguì.[1]
Quindici minuti più tardi la nave viene presa in consegna dalla corvetta Sibilla, più piccola ed agile, che si occupò di effettuare le manovre di allontanamento, avvicinandosi in cerchi sempre più stretti alla Katër i Radës.[10]
Alle 18:45 avvenne l'urto;[8] alle 19:03 la nave affondò.[10] Secondo i giudici la colpa era da dividere tra i comandanti delle due imbarcazioni: sia la sentenza di primo grado, giunta nel 2005, che quella di secondo grado, del 2011, hanno stabilito che il comandante della Katër i Radës aveva effettuato delle manovre scorrette, non ascoltando le intimazioni, mentre la corvetta italiana cercava energicamente di impedire il passaggio. La condanna per Namik Xhaferi, alla guida della nave albanese, fu a quattro anni di carcere, poi ridotti in appello a tre anni e dieci mesi; quella per Fabrizio Laudadio, comandante della Sibilla, ammontava a tre anni, poi ridotti a due anni e quattro mesi.[1] Il relitto della nave, recuperato, è diventato a Otranto un monumento ad opera dell'artista greco Costas Varotsos.[3]
Il 26 gennaio 2000 è stata presentata alla Camera, l'interpellanza parlamentare (2-02197) a firma Nardini, Giordano,Vendola, Mantovani, De Cesaris per chiedere al Presidente del Consiglio e al Ministro della Difesa di riferire in merito al "verbale della testimonianza del capitano di corvetta Angelo Luca Fusco i cui contenuti – se confermati – indicano una grave responsabilità dei vertici militari e politici nell'affondamento della nave albanese".[11] In una puntata della trasmissione televisiva Ballarò di qualche anno fa, viene riportata una dichiarazione di Romano Prodi, all'epoca dei fatti Presidente del Consiglio: "La sorveglianza dell'immigrazione clandestina attuata anche in mare rientra nella doverosa tutela della nostra sicurezza e nel rispetto della legalità che il governo ha il dovere di perseguire".
La corvetta Sibilla




Triste genìa questa italica: a differenza di altri popoli è sempre pronta a dare addosso ai propri connazionali, come e più di chi italiano non è.
Basta confrontare questi due episodi per capire il basso autolesionismo italico.
Come ricordano le cronache riportate sopra, il Governo italiano di allora aveva cercato di difendere le coste italiane dall'invasione degli albanesi attuando un blocco navale, dunque i comandanti delle unità navali interessate cercavano di attuare il blocco ubbidendo agli ordini. Come si legge il processo ha acclarato che chi comandava il traghetto illegale non ha obbedito all'alt facendo manovre che, contrastate come doveva essere dalla corvetta italiana, hanno portato all'urto.
Fa vergogna all'Italia leggere che la condanna del povero Comandante della corvetta, che faceva il suo dovere, è stata di poco inferiore a quella del criminale che aveva caricato 142 persone su una carretta abilitata per 9 e che non si era fermato all'alt intimatogli dall'Autorità italiana avente giurisdizione su quelle acque.
E' avvilente questo ingiusto trattamento che l'Italia riserva alle sue persone migliori, anche quando fanno il proprio dovere contro chi infrange regole e leggi con irresponsabile protervia.
Mi viene da scrivere che questa è la psicologia dei vigliacchi: piegarsi vilmente alle critiche ingiuste dei cani che abbaiano e per questo mettere sullo stesso piano chi agisce secondo le regole e chi le infrange.
All'epoca ci fu una invereconda campagna di stampa contro il povero Comandante della Corvetta italiana.
Oggi, invece, la colpa è tutta dei criminali che conducevano la carretta proveniente dall'Africa: la nave è portoghese e dunque nessuno la incolpa di incaute manovre e di concausa!!!

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