sabato 25 aprile 2015

Cronache di pazzie quotidiane - "Crostate e collane"

Come ho fatto qualche volta, ripubblico ogni tanto qualche novella o racconto già pubblicato su questo blog.

L'ho fatto per: "Il becco rosicone", "Cattiva", "Stranita umanità", Squilli dal passato, Casi simili.
Sono fra le novelle più lette, come si evince dalle statistiche che leggo sulla dash board.
In Italia, si sa da anni, si legge molto poco. Non è un buon segnale. L'editoria è per questo in crisi, ma è anche vero che pubblica tanta carta stampata senza veri contenuti.
Il racconto, fantastico o basato sulla osservazione della realtà, deve riportare storie credibili, personaggi plausibili. Anche se si scrive di fantascienza, la differenza fra la buona e la cattiva fantascienza sta tutta qui: pur se si scrive necessariamente di qualcosa di immaginario deve essere plausibile, non scioccamente superficiale, psicologicamente misero ed infantile.  

"Crostate e collane"

Marilena, sentito il citofono, disse a suo marito: "Giovanni vai ad aprire! Debbono essere Franco e Giovanna!"
Spenti i fornelli andò anche lei incontro agli amici che aveva invitato per il pranzo della domenica. I reciproci figli, tutti grandi, avevano altri impegni con amici e fidanzati vari.
"Ciao!" Li salutò con un sorriso e li baciò sulle guance.
Mentre Giovanni faceva accomodare Franco davanti al caminetto, Marilena disse a Giovanna che recava un involto coperto da un canovaccio di cucina pulito: "Hai portato un dolce! Lo sapevo, per questo non ho fatto torte!" 
"E' solo una crostata." Disse Giovanna sorridendo.
"Sono così buone le crostate che fai tu!" Disse sinceramente Marilena. "Andiamo in cucina... Oppure se vuoi rimani qui con loro e la porto in cucina io!" Giovanna optò per restare in salotto e allora Marilena informò gli amici che aveva invitato anche una coppia di vicini: "Per contraccambiare... loro ci invitano sempre..." Spiegò.
"Chi sono ?" Chiese Giovanna che in quel luogo conosceva tutti. Infatti Giovanni e Marilena avevano conosciuto lei e Franco quando erano arrivati ad abitare in quel posto ameno della campagna romana qualche anno prima.
Giovanna e suo marito erano ospiti ogni fine settimana e poi anche d'estate di una loro vicina, che a Marilena non piaceva molto, infatti l'amicizia con lei era bella e finita a causa delle sue intemperanze, con Giovanna invece continuava alla grande!
"Sono quelli che hanno acquistato la villetta del defunto Sig. Rossi."
"E come sono?" Parlò Giovanni: "Lui è un manutentore dell'Università dove lavoro. Non è una "cima", ma sembra una brava persona, lei... è un poco strana ma..." Non finì la frase che sentirono bussare sul retro, Marilena andò ad aprire e  salutò con un sorriso i nuovi venuti. La donna subito le chiese tutta emozionata: "Sono persone di riguardo?"
La padrona di casa rimase interdetta: per lei non esistevano persone a cui si doveva un particolare riguardo, ma solo simpatia e rispetto se venivano a casa sua. Imbarazzata rispose: "Sono amici, lei è una professoressa e... lui lavora al Ministero del Tesoro... sono amici." Il manutentore sorrideva e non diceva niente.
Li introdusse facendo le presentazioni. L'uomo, pur venendo semplicemente dai vicini di campagna, aveva messo un maglione a collo alto ed una giacca sportivo-elegante, la donna era in tailleur e addirittura recava il soprabito sul braccio a completamento.
Lasciati gli ospiti a familiarizzare in salotto, Marilena si scusò un attimo e tornò in cucina per gli ultimi ritocchi per il pranzo. La crostata di Giovanna troneggiava sul tavolo di cucina.
Tornata in salotto trovò tutti stranamente ammutoliti che guardavano sospesi e meravigliati la nuova vicina di Giovanni e Marilena: tutti tranne il marito di lei che inalberava sempre un sorriso inespressivo.
La donna aveva nelle mani dei fili di perle che aveva sciorinato mostrandole come farebbe un gioielliere: con cura e compiacimento. Aprì un astuccio che conteneva delle chiusure dorate e disse a Marilena che non capiva la scena: "Scegli il filo di perle che preferisci e la chiusura che vuoi, così te la faccio montare dal gioielliere."
Marilena era esterrefatta. Guardò Franco e Giovanna che tacevano in educata e contenuta meraviglia. Pure Giovanni taceva.
"Ma non capisco... Perché?" Fece quasi basita.
"Perché te lo meriti! Dai! Scegli!" Fece quella con aria teatrale e per niente in imbarazzo. 
Chi era in imbarazzo, invece, era la povera padrona di casa. Provò a dire: "Ma non posso accettare un simile regalo! Sono perle vere?" Chiese ancora incredula, anche se quella aveva usato proprio la parola gioielliere.
"Certo che sono vere!" Proferì sicura e padrona della scena la vicina di casa.
"Non potrei accettarle nemmeno se fosse il mio compleanno!" 
Provò a difendersi ancora Marilena, ricordandosi in quel momento che la strana vicina le aveva riferito "di essere delusa da un'altra vicina di casa perché per il suo compleanno lei le aveva regalato una collana di perle vere e quella le aveva detto che non poteva accettarle, alla sua insistenza le aveva detto che allora gliele avrebbe pagate"...
Ma quella insistette sicura, come se fosse normale ed usuale portare, invece che il vino, dei dolci o dei fiori a casa di qualcuno che ti ha invitato a pranzo, collane di perle con chiusura ovviamente in oro.
Costretta e per uscire dall'imbarazzo la padrona di casa scelse una di quelle chiusure che la donna aveva esposto fuori dall'astuccio. 
Pranzarono. Dopo qualche giorno la strana vicina la chiamò e le dette la collana su cui, disse, aveva fatto montare la chiusura da lei scelta.

Qualche tempo dopo l'amica Giovanna e Marilena si incontrarono per andare a teatro insieme.
"Sai, Giovanna, ho grattato con l'unghia una delle perle di quella collana e la vernice di finta madreperla è venuta via." Le disse con sollievo.
"Ma io l'ho vista subito che era pazza: come si è seduta, mentre tu eri in cucina, ha detto con enfasi: "Io comando il sindacato PLIO, (Previdenza Lavoratori Impiegati Operai), di tutta Roma!" Sai, Marilena, in trenta anni di insegnamento mi sono fatta una certa esperienza: sapessi quanti pazzi mi sono passati davanti agli occhi ai colloqui con i genitori! E lì si capivano pure i disagi e i problemi dei loro poveri figlioli!"

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