domenica 22 febbraio 2015

La Scuola lasciata sola

Da: Il Messaggero - di Raffaella Troili

Torre Maura, pugni a maestra e compagni: bullo di 5 anni terrorizza la scuola

In classe ieri c'era solo Marco (nome di fantasia), perché i genitori dei piccoli della sezione B e i loro figli hanno paura di prendere altre botte. Ha dell'incredibile quel che accade da mesi nella materna ed elementare Bachelet di via del Fringuello, Torre Maura. C'è un bambino di 5 anni che ha girato diverse scuole, che è considerato «violento» e sua madre che non ne vuol sapere e che appena può tira pugni alla maestra, calci ai papà, morsi ai bambini, minacce un po' a tutti. Da ieri le tre classi di materna sono quasi vuote, alla maestra dopo l'ennesimo ko è stato consigliato di mettersi in aspettativa. I carabinieri vanno e vengono dall'istituto. Alle 17 i genitori di materna ed elementare si riuniscono: «Abbiamo paura per i nostri figli, non solo Marco mena a tutti ma sua madre ora li minaccia di morte». Mamme e papà hanno intenzione di picchettare la scuola, finché «la preside non attiverà il servizio di vigilanza del Provveditorato agli studi». Intanto la direttrice ha inviato una relazione ai carabinieri dell'Alessandrino. Sempre ieri un papà e una nonna aggrediti sono stati refertati all'ospedale Villa Irma. Il bambino è arrivato a settembre, la situazione è presto degenerata. Pugni, sassi e forbici verso i bambini, sembra impossibile eppure un piccolo fomentato dalla mamma è in grado di tenere sotto scacco una classe.
«TORNANO IN LACRIME»
«Finché la preside non prende provvedimenti non li mandiamo più a scuola: hanno paura, tornano piangendo, alcuni hanno ricominciato con il pannolino. Il problema è che il ragazzino viene istigato dalla mamma, è lei che gli dice vai a colpire il figlio di quello o di quell'altro. Ha girato le scuole del quartiere, anche alla Corradi ha collezionato denunce: spintona, prende per il collo, tira quel che capita». Serve un sostegno, un supporto, alla famiglia, alla scuola, al bimbo, prima che accada qualcosa di più grave. Se il bambino se la prende soprattutto con i piccoli, la mamma pensa ai grandi: la maestra ha rimediato due pugni allo stomaco, è svenuta, sporto denuncia. Altri genitori dopo aver incassato testate e braccia rotte, sono andati dai carabinieri: si è scoperto che il compagno della donna, romeno, aveva tre procedimenti di custodia cautelare e pur latitante, era presente al consiglio di classe dove sono andati ad arrestarlo. Da allora la signora gira minacciando: «Io non ho più il marito, voi non avrete più i figli». «E noi bloccheremo la scuola, quella dice che va ad ammazzare i bambini». Intanto è saltata la festa di Carnevale, le aule sono deserte, qualcuno ha attivato Save the children.
Venerdì 13 Febbraio 2015, 05:54 - Ultimo aggiornamento: 14 Febbraio, 01:41

Roma, «mio figlio autistico chiuso in un'aula». La denuncia della mamma: «Negata anche la gita»

di Lorenzo De Cicco
«Mio figlio disabile vive a scuola isolato da tutti, costretto a stare in una classe separata dai compagni. E ora non potrà neanche partecipare alla gita scolastica che la sua classe farà in Vaticano». Questa è la denuncia della mamma di un bambino di 11 anni, Christian, affetto da una grave forma di autismo, che studia alla scuola elementare Sant'Anna di Valmontone, in provincia di Roma. La preside della scuola, Antonietta Fusillo, respinge le accuse: «La malattia del bambino è molto grave. Putroppo è molto irrequieto, in passato ha lanciato sedie contro i suoi compagni. Per questo, insieme alla neuropsichiatra della Asl, abbiamo deciso di spostarlo in un'aula dedicata a lui. In ogni caso speriamo di riuscire a portarlo in gita in Vaticano, ci stiamo organizzando».
IL RACCONTO
Due versioni discordanti. Una, quella della mamma di Christian, che mette duramente sotto accusa l'istituto. Dall'altra quella degli insegnanti e del Comune che respingono con forza l'idea della discriminazione e parlano di «una soluzione nell'interesse primario del bambino».
La mamma di Christian racconta che il figlio è costretto a studiare da solo in un'auletta separata da tutti. La chiama «stanza del silenzio degli innocenti», per rendere l'idea quasi di una reclusione. «Lo tengono lontano dai suoi compagni per tutto il giorno» ha detto la donna al portale dei disabili ”Redattore Sociale”. «Finché andava a scuola a Ostia era ben integrato: passava tutto il tempo in classe. Solo quando aveva una crisi l'insegnante lo portava fuori e, appena si calmava, rientrava in classe. Da quando ci siamo trasferiti a Valmontone, due anni fa, la scuola è diventata una tragedia. Dicono che disturberebbe e che è pericoloso». Per questo la psichiatra della Asl ha suggerito di farlo studiare in un'aula separata. «Ma mio figlio non è pericoloso - ribatte la madre - Il pomeriggio va ad atletica e nessuno si lamenta».
La denuncia della famiglia del bambino non si ferma qui: «A maggio, la classe di Christian andrà in visita al Vaticano, ma ci è già stato detto che lui dovrà restare a casa, perché farebbe troppa confusione. La psicologa, poi, vuole che Christian resti alle elementari altri due anni. In questo modo, passerebbe alle medie a 13 anni. A me non sembra giusto, non credo che gli farebbe bene restare così indietro. Voglio che vada avanti fino al liceo, insieme ai suoi compagni». La preside della scuola, Antonietta Fusillo, fornisce una versione diversa: «Quando è arrivato il bambino ha lanciato sedie contro i suoi compagni. C'era una situazione di pericolo. La stessa Asl ci ha suggerito di dedicargli una stanza a parte, che peraltro è proprio accanto a quella dei suoi compagni. E non è un bunker: c'è lo stereo, il lettore dvd, i colori».
«L'aula - spiega Giulio Pizzuti, delegato alla Scuola del Comune di Valmontone - è stata anche foderata di cuscini l'anno scorso, su suggerimento della Asl, perché altrimenti il bambino rischiava di compiere atti di autolesionismo». Del caso ora si occuperà la Commissione parlamentare per l'infanzia.
Domenica 22 Febbraio 2015, 06:18 - Ultimo aggiornamento: 12:49
La scuola esiste principalmente per dare una formazione culturale ed educativa agli Italiani e agli immigrati regolari. Ma anche ai figli dei nomadi, sia di nazionalità italiana che non.
Tutto questo ha un costo enorme e richiede un impegno umano enorme.
Come molte cose di questa nostra Italia, che sembra aver smarrito il buonsenso per scivolare sempre più in una follia sociale, la scuola va male. 
Qualche volta per incapacità professionale e/o umana di qualche suo componente: maestri, professori, presidi... Ma queste persone, che esistono in ogni categoria di lavoratori, possono essere arginate in parte dai meccanismi correttivi dell'organizzazione nel suo insieme... Quello che sfugge a chi emana regole e decreti dall'alto però è la realtà nella quale educatori e presidi si trovano ad operare.
Si può chiedere e pretendere l'impossibile?
Penso di no. Visto che i primi a non chiederlo a sé stessi sono proprio coloro che decidono Leggi, Regole e Normative.
Gli esempi riportati in questi due articoli sono all'ordine del giorno nelle nostre scuole e creano situazioni al limite. Perché se è vero che il bambino alterato da genitori anormali sfoga la sua aggressività in classe, è altrettanto vero che i genitori dei bambini aggrediti hanno il diritto di mandare i propri figli a scuola serenamente ad imparare qualcosa e senza rischio per la loro salute ed incolumità.
Come possono gli insegnanti trasmettere il sapere se debbono fronteggiare scene di violenza quotidiane?
Dove finisce il diritto di integrazione del bambino disturbato nel comportamento? Penso dove inizia il diritto di un altro bambino di stare sereno in classe, in modo da apprendere quello per cui va a scuola, e di non essere aggredito e ferito.
Come possono degli insegnanti, presidi, psicologi della ASL di competenza, fronteggiare questi problemi confliggenti dei diritti degli uni e degli altri?
Scaricare tutto sulle spalle dei Presidi a cui il governo Renzi ora ha tolto anche la figura del Vicepreside per me è pura follia sociale. 
Siamo passati nell'arco di poco più di 60 anni dalle ghettizzanti "classi differenziali", in cui veniva messo sia il bambino un poco più tardo nel rendimento scolastico sia il bambino che ne sapeva più delle maestre, all'immissione totale di bambini e adolescenti a cui la sorte ha inflitto gravi carenze psichiche e comportamentali al punto tale che non riescono neppure a giovarsi della sacrosanta integrazione.
Dalle stalle alle stelle, ma queste stelle debbono davvero essere utili per brillare, e non lo sono per certi casi in cui l'esserino disturbato non è proprio raggiungibile dal contorno e dunque non può averne miglioramento per sé, mentre il resto dei bambini ne ha un abbassamento di serenità e di apprendimento.
Gli insegnanti ed i presidi, anche i migliori e motivati, non sono ancora attrezzati per i miracoli, dunque chi stabilisce Leggi, Regole e Norme inizi col mettere i piedi per terra.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Condivido pienamente. Nel vuoto istituzionale della società italiana la Scuola è rimasto l'unico sostegno per le famiglie lasciate sole. La Scuola, quella statale, non può rifiutare un bambino perché difficile o con una patologia grave. Ma non ha risorse - umane, logistiche, strumentali - per gestire le situazioni limite. Alla Scuola si chiede tutto, dalla Scuola e da chi ci lavora si pretende a gran voce e a suon di denunce, ma non si dà nulla. L'integrazione, che è di per se sacrosanta, se gestita senza mezzi somiglia sempre più ad uno scaricabarile. E mentre le misere risorse vengono utilizzate per gestire le situazioni limite, che ormai sono numericamente tutt'altro che residuali, trascuriamo quella che deve essere la funzione primaria della scuola: la formazione dei cittadini. Si dice che la Scuola italiana sia in agonia, ma probabilmente è già morta da un pezzo e chi ci ha governato e ci governa non lo sa (oppure sì?).