martedì 9 settembre 2014

Scozia

Da: EUROPA

Referendum in Scozia, cosa succede se vince il sì all’indipendenza

Il governo scozzese ha già pronto il cronoprogramma della secessione. E pure la Costituzione del nuovo stato
Il governo britannico ha promesso che entro la settimana pubblicherà un cronoprogramma di riforme da applicare nel caso in cui il referendum del 18 settembre sull’indipendenza della Scozia dia esito negativo. Se gli scozzesi decideranno di restare nel Regno Unito – promette Downing Street – otterranno nuovi poteri. Devolution contro indipendenza. I dettagli devono ancora essere diffusi, ma si parla di un maggior controllo sulla pressione fiscale e sul modo in cui vengono spesi i soldi dei contribuenti.
Il governo scozzese, specularmente, sta facendo il possibile per rassicurare i cittadini sul tranquillo svolgimento delle procedure per l’indipendenza, in caso di vittoria dei sì. E, a differenza di Londra, ha già pubblicato l’agenda delle scadenze fondamentali.
Independence day. Il giorno dell’indipendenza scozzese sarebbe il 24 marzo 2016. Con diciotto mesi di tempo – spiega la campagna per il sì – il governo scozzese avrebbe tutto il tempo per negoziare con Londra i dettagli dell’indipendenza: a chi vanno le risorse energetiche? Che quota del debito pubblico resta a Edimburgo? A chi le ambasciate all’estero? Fanno sapere dalla Scozia: mediamente, nel dopoguerra, ci sono voluti 15 mesi a negoziare l’indipendenza di uno stato. Noi ce la prenderemo comoda, per stare sicuri. Le prime elezioni politiche scozzesi si terrebbero il 5 maggio 2016.
Una costituzione per gli scozzesi. Il nuovo stato di Scozia, ha promesso il first minister Alex Salmond, riconoscerà ancora la regina Elisabetta II come suo legittimo sovrano. Ma avrà una costituzione scritta «come la stragrande maggioranza degli stati moderni». Il processo costituente partirebbe dopo l’indipendenza. Ma nel frattempo entrerebbe in vigore una costituzione ad interim. Il testo è già disponibile online: entro il 20 ottobre gli scozzesi possono mandare le loro proposte per emendare il testo. Tra i punti chiave del testo: la Regina resta capo dello Stato, i cittadini scozzesi sono cittadini europei, viene istituita una Corte suprema, la Scozia si impegna al disarmo nucleare.
Che succede al parlamento di Westminter. Questo è il punto meno chiaro. Entro il maggio 2015 il governo britannico dovrà convocare nuove elezioni politiche. Chi voterà? Formalmente, in quella data, la Scozia non sarà ancora indipendente. Ma che senso avrebbe eleggere dei deputati scozzesi a Londra per poi vederli decadere il 24 marzo 2016? Oltretutto, storicamente, in Scozia la gran parte degli eletti è laburista. È possibile che il Labour vinca le prossime elezioni britanniche, ma senza i seggi scozzesi è quasi impossibile che Ed Miliband abbia una maggioranza in parlamento. Sarebbe davvero anomalo, per Londra, veder cambiare la maggioranza tre volte di fila in meno di un anno: liberal-conservatrice, laburista, poi chissà. È possibile, allora, che il voto venga anticipato o posticipato. Il secondo caso si è già verificato durante la seconda guerra mondiale: in quell’occasione si formò un governo di unità nazionale per gestire il paese in vista del ritorno alle urne.
Nell'anno 2000, quando ho fatto un viaggio in Gran Bretagna, sono stata anche in Scozia. La sottostante foto è stata fatta davanti al Castello di Edimburgo.
Avemmo la sorpresa di vederci rifilare una moneta diversa dalla Lira Sterlina che avevamo usato a Londra e a Manchester: la Lira Sterlina scozzese... Al momento di partire abbiamo voluto cambiare tale strana valuta in Lire Sterline normali; ebbene, nella Banca di Edimburgo dove ci eravamo recati, abbiamo incontrato delle resistenze: per loro quella valuta avremmo potuto cambiarla ovunque e sarebbe stata accettata ovunque, dunque..
Ma non ci hanno convinto né punto né poco e abbiamo tenuto duro pretendendo il cambio in Lire Sterline senza simboli scozzesi.
Toccammo quindi con mano fino a che punto la Scozia volesse e sentisse il distacco dalla Gran Bretagna: una moneta loro per noi fu una sorpresa. Oggi, 14 anni dopo, prevedo che il referendum sarà favorevole alla secessione.



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