giovedì 20 febbraio 2014

Ho un'anima divisa: Beppe Grillo o Matteo Renzi?

Da: IL POST del 22 dicembre 2013

Tre risposte sull’abolizione delle province


Domenica 22 dicembre sulle prime pagine di diversi giornali si torna a parlare di una questione che sembra non finire mai: l’abolizione delle province. Sabato 21 dicembre, infatti, alla Camera è stata approvata l’ennesima legge sull’abolizione. Ecco una breve guida per capire a che punto siamo arrivati.
Che cosa è stato approvato ieri?
Sabato 21 dicembre la Camera ha approvato il cosiddetto “DDL Delrio” – dal nome del ministro per gli Affari regionali, le Autonomie e lo Sport Graziano Delrio – o più precisamente il DDL 1542. Si tratta di un disegno di legge presentato dal governo alle Camere il 20 agosto 2013. Dopo diversi mesi di discussione in commissione, il DDL è stato approvato con i voti del PD, Scelta Civica e del NCD. SEL ha votato contro, mentre Lega Nord, M5S e Forza Italia hanno abbandonato l’aula, in un tentativo di far mancare il numero legale sul provvedimento.
Il DDL, in sostanza, regola tre aspetti pratici dell’abolizione delle province. Il primo: stabilisce che i consigli e le giunte provinciali saranno abolite e sostituite da assemblee di sindaci del territorio della vecchia provincia. In altre parole non ci saranno più elezioni, presidenti di provincia, giunte e assemblee provinciali: l’assemblea dei sindaci sarà costituita da tutti i sindaci dei comuni con più di 15 mila abitanti e dai presidenti delle unioni di comuni con più di 10 mila abitanti.
L’assemblea eleggerà un presidente con un sistema di voto ponderato (ogni sindaco conterà in proporzione al numero di abitanti del suo comune). Le funzioni di questa nuova assemblea saranno essenzialmente di pianificazione in aree per cui in precedenza erano competenti le province, come l’edilizia scolastica e le strade. Gli incarichi nell’assemblea provinciale non saranno remunerati.
Gli altri due aspetti regolati dalla legge sono l’istituzione delle città metropolitane e nuove regole per la fusione dei comuni. Quest’ultimo punto serve in sostanza a rendere più facile per i comuni riunirsi e quindi partecipare all’assemblea provinciale. Il primo punto invece è più importante. Le città metropolitane si sostituiranno alle province dal primo gennaio 2014 a Torino, Milano, Venezia, Genova, Bologna, Firenze, Bari, Napoli e Reggio Calabria (Roma capitale, invece, avrà uno status ancora più particolare).
In queste città, in altre parole, non ci sarà un’assemblea provinciale formata dai sindaci e nemmeno la vecchia provincia. Il sindaco della città metropolitana sarà automaticamente il sindaco della vecchia città capoluogo di provincia. Il sindaco metropolitano sarà affiancato da un consiglio metropolitano – formato da sindaci del territorio eletti dagli altri sindaci – e da una conferenza metropolitana – formata nello stesso modo dell’assemblea provinciale.
In alternativa, ma il punto non è ancora chiaro, il sindaco metropolitano potrebbe essere eletto dai cittadini della ex provincia, diventando in questo modo simile a un presidente di provincia, ma senza un’assemblea di consiglieri eletti (e pagati) dai cittadini. Queste modifiche dovrebbero entrare in vigore dal primo luglio 2014.
Quindi non ci sono più le province?
No, ci sono ancora quasi tutte (poi vedremo perché quasi). Come abbiamo scritto sopra, il DDL Delrio deve essere approvato anche dal Senato. Non solo: il DDL non basta ad abolire le province, bisogna anche modificare la Costituzione. Per questo motivo il governo, il 20 agosto (lo stesso giorno in cui venne presentato il DDL Delrio), ha presentato anche un DDL costituzionale, il 1543, con il quale viene modificata la Costituzione per eliminare tutti i riferimenti alle province.
Le leggi che modificano la Costituzione devono essere approvate per due volte da ciascuna Camera e se nella seconda lettura non ricevono almeno due terzi dei voti devono essere sottoposte a un referendum prima di entrare in vigore (un referendum senza quorum). Si tratta, come è chiaro, di un processo piuttosto lungo e complicato, ma necessario. Senza una riforma costituzionale che elimini le province, la Corte Costituzionale boccerà qualsiasi tentativo di cancellazione, come è successo pochi mesi fa.
Ma le province non le avevano già abolite?
No, ma ci hanno già provato. Il governo Monti adottò diversi provvedimenti per tentare l’abolizione delle province (alcune erano contenuti nel famoso decreto “Salva-Italia”, altri nel decreto sulla cosiddetta spending review). Pochi mesi fa si è già parlato della famosa “riduzione delle province”, delle norme sulle città metropolitane – abbastanza simili a quelle del DDL Delrio – e di altre misure. Il 31 ottobre 2012 due allora ministri del governo Monti, Cancellieri e Patroni Griffi, presentarono persino una mappa che mostrava le “nuove” province, che sarebbero dovute nascere di lì a pochi mesi.
Quella riforma complessiva venne bloccata principalmente perché alcuni dei decreti chiave non vennero riconfermati dal parlamento a causa della caduta del governo Monti nel dicembre 2012. Nel luglio 2013, inoltre, la Corte Costituzionale ha bocciato più o meno tutto quello che era rimasto, sostenendo che non si possono fare riforme importanti utilizzando lo strumento dei decreti legge.
Di fatto, quindi, dopo Monti siamo tornati punto e a capo? Non proprio. Alcuni elementi della riforma Monti sono rimasti in piedi. Forse non lo avete notato, ma è dal novembre del 2012 che in Italia non si vota più alle elezioni provinciali. Nell’ultima legge di stabilità del governo Monti – ma impugnata davanti alla Corte Costituzionale – era scritto che:
Nei casi in cui in una data compresa tra il 5 novembre 2012 e il 31 dicembre 2013 si verifichino la scadenza naturale degli organi delle Province oppure la scadenza dell’incarico di Commissario straordinario delle Province, nominato ai sensi delle vigenti disposizioni di cui al TUEL, o in altri casi di cessazione anticipata del mandato degli organi provinciali, è nominato un commissario straordinario per la provvisoria gestione dell’Ente fino al 31 dicembre 2013.
Attualmente ci sono 20 province italiane commissariate, di solito perché gli organi elettivi sono arrivati a scadenza e la legge ha bloccato l’indizione di nuove elezioni: Ancona, Asti, Belluno, Biella, Brindisi, Como, Genova, La Spezia, Roma, Vibo Valentia, Vicenza, Avellino, Benevento, Catanzaro, Foggia, Frosinone, Massa-Carrara, Rieti, Taranto e Varese (alcune di queste, in realtà, sono state commissariate in seguito alla “fuga dei presidenti di provincia” dell’ottobre 2012). Con il famosodecreto legge sul femminicidio dell’agosto 2013, il governo Letta ha anche prolungato fino al giugno del 2014 la data entro cui scatta il commissariamento, che altrimenti sarebbe scaduto il 31 dicembre, prima che il governo riuscisse a completare tutti i passaggi della sua riforma.
Ho scelto questo articolo de "Il post" perche', come in altre occasioni, informa con chiarezza sugli argomenti che, in genere, dai giornalisti non vengono mai spiegati, ma solo commentati per sommi capi lasciando i lettori in una nebulosa informazione che non consente mai di farsi una giusta opinione delle cosE.
Parto da questo argomento perché è uno dei pochissimi che sono stati trattati nei 10 minuti dell'incontro fra Matteo Renzi e Beppe Grillo, presente Luigi Di Maio che poi dichiara: 
Luigi Di Maio : Oggi il Movimento 5 Stelle è andato alle consultazioni di Renzi. Non avevamo niente da dirgli e questo già lo sapevamo: le consultazioni si fanno per formare un Governo (noi non abbiamo nessuna intenzione di appoggiare l'avatar di De Benedetti). Soprattutto dopo che lui ha citato il provvedimento "Delrio" sulle province che alla fine non abolisce le province. Non c'era nient'altro da dire: sono persone senza credibilità che aspetteremo alla prova dei voti in Aula.Chi si aspettava altro credo che non abbia capito lo spirito di questo Movimento. Noi alle loro balle non crediamo. E a voi noi non ne raccontiamo. Chi invece mi parla di "forma" forse non ha percepito la rabbia del Paese verso questa gente che ci ha ridotti in mutande (inclusi i renziani).
Ora che avete letto la spiegazione, per me chiara, dell'articolo de Il POST potete farvi un'idea personale sulle parole di Di Maio e dunque sulla posizione del Movimento 5 Stelle su uno specifico argomento.
Personalmente ho capito che il Decreto Del Rio tende a non fare più elezioni (sempre costose per noi popolo) per gestire il territorio che ricade sotto le ex-province, eliminando la moltiplicazione della spesa e lasciando ai sindaci dei comuni facenti parte di quel territorio la gestione dello stesso con il mezzo di consigli, variamente regolamentati per le città metropolitane, non remunerati.
L'iter fino ad ora adottato è ben spiegato nell'articolo, come anche le ragioni tecniche dell'eliminazione delle Province, dato che, appunto, sono stabilite nella Costituzione Italiana, dunque la loro eliminazione non può avvenire con un semplice DDL ma deve seguire un cambiamento costituzionale.
Dunque quello che dice Di Maio è vero, il DDL è uno schema di abolizione della spesa dei Consigli Provinciali, a cui deve seguire necessariamente la votazione prevista per i cambiamenti degli articoli della Costituzione con la maggioranza prevista per tali casi.
Ma ha ragione anche Del Rio che, nelle more dell'immobilità da palude, tenta di cambiare almeno il peso della spesa pubblica.
Allora il Movimento 5 Stelle vuole aiutare questo cambiamento o preferisce limitarsi a criticare dicendo: "Avete detto il falso, perché non è vero che con questo decreto le Province vengono abolite."
Credo nell'onestà intellettuale di Di Maio e di Beppe Grillo ma allora se non è disonestà è ottusità, chiusura a priori.
Chi vi ha votato come me non può accontentarsi di una ottusità quasi infantile che si traduce in impuntature illogiche.
Sempre restando su questo argomento come campione di ragionamento, che senso ha dire "che alla fine non abolisce le province?", quando lo sapete benissimo quale deve essere il necessario passo del cambiamento della Costituzione?
Ecco, questo atteggiamento assolutamente non collaborativo non porta nulla di buono.
Aspettiamo di avere un plebiscito elettorale che ci consenta di fare un Governo monocolore? E intanto cosa ci facciamo con oltre 8 milioni di voti?
Le perplessità su Renzi, se non farà quello che ha detto, diventeranno fatti che si concretizzeranno con elezioni inevitabili ed allora il Movimento 5 Stelle davvero spazzerà via il PD. Ma ora bollarlo come il pupazzo di Di Benedetti, di gente come Verdini... mi fa rabbrividire. Speriamo che Renzi abbia applicato la filosofia del suo conterraneo Machiavelli: che il fine giustifica i mezzi e che di questi "mezzi" egli si serva pragmaticamente per raggiungere i suoi fini.   

4 commenti:

Silvia O. ha detto...

Renzi è un personaggio carismatico dotato di una dialettica eccezionale che sa vendere al meglio la propria immagine. Su questo non ci piove! Non ho alcun pregiudizio su di lui, lo sto osservando e studiando …..alcuni suoi scivoloni non mi sono piaciuti , hanno fatto emergere un'incoerenza che definire inopportuna è un complimento. Per non parlare della riabilitazione del Signor B. …. vederlo entrare nelle istituzioni con i corazzieri sull'attenti è da volta stomico.
Ieri ho ascoltato in diretta il “dialogo” tra Renzi e Grillo. L'ho riascoltato successivamente per ben tre volte per rivivere ogni momento: le parole, i sospiri, le pause e i silenzi dei due. Ho ascoltato la conferenza stampa di Grillo, ho letto il testo del suo intervento con la stampa. Non mi hanno affatto stupita i giudizi negativi e velenosi riportati ovunque sul comportamento “inqualificabile” di Grillo, fanno parte della propaganda mediatica al contrario. Ho analizzato a fondo il comportamento di Grillo...può piacere o non piacere il suo modo di rapportarsi ma bisogna dargli atto che , nonostante sia stato bastonato a destra e a manca, ha fatto centro. Lui si che ha applicato la filosofia machiavellica: il fine giustifica i mezzi. Ha accusato Renzi di rappresentare i cosidetti poteri “marci”. Dopo il colloquio Renzi è andato dai poteri “marci”...costoro erano molto preoccupati delle parole di Grillo...chissà cosa si sono detti! Nel giro di un paio di ore tutti i giornali hanno pubblicato che era stata sospesa la norma mostruosa della ritenuta automatica del 20% sull'importo dei bonifici provenienti dall'estero. Tale norma, scritta dalle solite menti diaboliche, costituzionalmente illegittima, era entrata in vigore il due febbraio. Grillo ne aveva parlato sul blog, ne ha parlato in conferenza stampa ieri e dopo un paio di ore i poteri forti l'hanno sospesa. Sarebbe accaduto senza lo “spettacolo” di Grillo? Penso proprio di no.
So bene che aspettano che le acque si calmino per rimetterla....a meno che venga bocciata dall'Europa in quanto non è ammessa la doppia tassazione sullo stesso importo. Se uno fa un bonifico dall'estero di 1.000 Euro (su cui ha regolarmente pagato le tasse) a favore di un parente residente in Italia, la Banca gli accredita solo 800 Euro, 200 Euro se li prende l' erario in automatico. A che titolo? E' anche vero che il beneficiario può dimostrare con un'autocertificazione che si tratta di una donazione e che quindi può chiedere il rimborso della cifra trattenuta automaticamente ma sappiamo come funzionano i tempi della burocrazia.....
Se questo non è un furto legalizzato che colpisce i poveri cristi onesti, che cos'è?
La gente ne ha le scatole piene di questi “meccanismi” distorti , mostruosi e spregiudicati che vigono solo sul suolo italico.
Vediamo se Renzi farà seguire i fatti alle parole...i venditori di fumo non sono più credibili!
I passi falsi non se li può permettere, deve stare attento a non perdere l'orientamento, lo sa benissimo che si gioca tutto....vedremo!

Rita Coltellese ha detto...

Anch'io sono in attesa: vedremo. Quello che scrivi sul prelievo del 20% sui bonifici esteri è uno dei tanti assurdi tentativi ingiusti di spremere al massimo il cittadino italiano. Personalmente stiamo vivendo una vicenda fresca fresca di come l'arroganza della politica, unita all'arroganza di una burocrazia che non paga mai per i suoi errori, spremano il cittadino. Il riassunto è in questa e-mail che abbiamo inviato anche al Presidente della Regione Zingaretti:
Da: (omissis)
Inviato: domenica 16 febbraio 2014 20.01
A: A. B.
Cc: A. Z.
Oggetto:registrazione servitu' di passaggio
A: Regione Lazio A. B.
Struttura ufficiale Rogante e Contratti

Ricevo dal Geom. A. Z., Direttore dei Lavori del completamento della mia abitazione, la sottostante e-mail facente seguito alla precedente del 14/01/2014 con allegato Mod. F23 per un importo totale di euro 400,00 in cui dichiaravate un invio ancora precedente in data 10/12/2013 che personalmente NON ho mai ricevuto e il Geom. Z. dichiara di NON aver mai ricevuto.
Dato che dichiarate che la disposizione per la quale debbo pagare un'imposta di registro di molto maggiorata è in vigore SOLO dal 1° gennaio 2014 ritengo di aver ricevuto un danno per un ritardo della pratica non a me attribuibile.
Per tale motivo ho posto il quesito all'Avv. G. V. della Federconsumatori che ha rilevato le seguenti criticità, nello svolgimento della pratica, attribuibili ai preposti Uffici della Regione Lazio:
in ordine di data
a) il 26/07/2013 il geom. A. Z., per nostro conto, ha inviato con racc. con R.R. tutta la documentazione richiesta dalla Regione e che la Regione ha ricevuto tale raccomandata in data 2 agosto 2013.
b)l'11 settembre 2013 la Regione chiedeva un ulteriore documento, ad integrazione per loro dimenticanza,costituito da una autocertificazione di "NON INTERDIZIONE DAI PUBBLICI UFFICI, DI NON ESSERE PREGIUDICATO, DI NON AVERE CARICHI PENALI PENDENTI". Abbiamo fornito immediatamente l'ulteriore documento richiesto il giorno stesso, ma questa dimenticanza ha spostato la firma del contratto fino all' 8 ottobre 2013.
c)l'invio dichiarato dalla Regione di una missiva il 10/12/2013 con allegato il Mod. F23 non ha riscontro di ricevimento e l'Avv. V. dichiara che ho diritto ad avere una prova di tale spedizione, vista la negazione del Geom. Z. ad averla mai ricevuta e il fatto che il nostro Ufficio Postale (qualora la spedizione fosse avvenuta con questo mezzo) è particolarmente sensibile alla mia posta, dopo che una consegna in ritardo mi ha procurato un danno ed è stata denunciata ai Carabinieri che hanno fatto un'indagine in proposito.
Per tutto ciò sopra esposto chiedo quanto suggerito dall'Avvocato della Federconsumatori per un danno di ben euro 650,00, per cause non a me dovute dato che ho fornito per tempo ogni documentazione.
A tale scopo prego di dichiarare il nome del Responsabile del Procedimento Amministrativo per richiamarmi alle norme che regolano detta materia.
In attesa di un riscontro, porgo
Distinti saluti.
Prof. Dott. G. N.
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Ho omesso i dati sensibili, ovviamente. Il succo è che invece di circa euro 400,00 dovremo pagarne 1.050,00 perché dal 1 gennaio 2014 l'aliquota di registrazione è stata aumentata. Il contratto di servitù con la Regione era stato firmato (grazie ai ritardi che si possono notare dalle date) l'8 ottobre 2013. Loro sostengono di aver inviato una lettera per fax al Geom. A.Z. il 10 dicembre 2013. Il Geom. A.Z. non poteva riceverla in quanto a quel numero di telefono, a cui dicono di averla inviata, non c'è mai stato un fax. Dunque non possono neppure avere un rapporto trasmissione. Questa sciatteria ad un cittadino costa euro 650,00 di imposte in più.
Debbo dire che la Segreteria di Zingaretti ci ha inviato una e-mail ieri ed oggi ci hanno telefonato, avendo con mio marito una lunga conversazione. Il male, dunque, non è soltanto nella politica, ma anche in una burocrazia arrogante ed autoreferenziale.

Silvia O. ha detto...

La burocrazia arrogante ed asfissiante è una conseguenza di leggi, leggine regolamenti che si sovrappongono tra di loro , molte volte insensati e di difficile interpretazione, che , di fatto, complicano la vita dei cittadini. Chi scrive queste leggi? Si parte sempre da lì.
Il cittadino comune deve produrre auto certificazioni per qualsiasi cosa alla faccia della semplificazione propagandata in lungo e in largo. Se poi, in certi uffici pubblici, c'è carenza di produttività, elasticità mentale, competenza, capacità di gestire ed evadere le pratiche dell'utenza, il quadro è veramente desolante! Il tuo esempio è lampante!
Si parla tanto di evoluzione dell'informatica, di sistemi sofisticati all'avanguardia da cui attingere per acquisire tutti i dati possibili e immaginabili per snellire la burocrazia.... e si finisce immancabilmente nella solita carta bollata, autocertificazione, dichiarazione di responsabilità, reclamo , ecc....una montagna di carta. Se si protesta, ti rispondono:” è la legge a, il regolamento b, la circolare c.”....

Rita Coltellese ha detto...

Quello che manca è la reale assunzione di responsabilità di chi, all'interno della Pubblica Amministrazione e dei carrozzoni di cui la politica decide le nomine dei vertici, lavora male al punto da creare danno al cittadino.
Loro hanno sempre ragione, fanno corpo e il cittadino per tentare, solo tentare, di avere giustizia, deve spendere soldi in avvocati e i Tribunali finiscono intasati.
Tutti i politici continuano a dire che oltre alle tasse ed imposte asfissianti e, come nel mio caso, ingiuste, il male è la burocrazia lenta e soffocante, ma non fanno nulla per difenderci. Lo stesso Presidente della mia Regione, per bocca della sua Segreteria, ha solo potuto ammettere che "certo abbiamo ragione", ma non può imporre una sanzione a chi ci ha creato il danno? Quando vogliono gli strumenti per le cose che interessano loro li trovano. Nel mio caso i 650 euro li dovrebbe pagare la Regione che ha sbagliato, per poi rifarsi sul Responsabile del Procedimento Amministrativo di cui venga accertata la lentezza e l'errore nell'esecuzione della pratica.