giovedì 9 gennaio 2014

Il Commissario Calabresi ucciso a 35 anni

Ho seguito lo sceneggiato televisivo di RAI 1 su uno dei fatti più brutti della nostra Storia Repubblicana: l'uccisione vigliacca del Commissario Calabresi.
Il filo conduttore per raccontare tale tragico evento è un giovane romano che, entrato in Polizia, viene mandato di stanza a Milano. Egli conosce il giovane Commissario e attraverso gli occhi di questo personaggio inventato si raccontano fatti veri.
La ricostruzione si è basata sui fatti documentali ed è stata fatta con misurata prudenza. A quanto sapevo si aggiunge lo scenario in cui Calabresi, uomo credente di fede cattolica, viene giocato dal suo stesso ambiente che avrebbe dovuto garantirlo. Mentre egli cerca gli autori della strage di Piazza Fontana fra gli anarchici, da cui discende la morte per caduta dalla finestra della Questura di Pinelli, si apprende che la sostanza di cui erano fatti gli ordigni era stata fatta entrare in Italia da Ordine Nuovo. Si vede bene, dunque, la matrice di tale strage.
Ai nemici del suo ambiente si aggiungono gli insensati attacchi di Lotta Continua che lo vogliono morto perché, a loro avviso, colpevole della morte di Pinelli.
Ancora una volta si constata che l'uomo in buona fede viene lasciato solo da interessi diversi dai suoi e fra loro opposti. Egli incarna solo l'uomo che serve l'istituzione facendo del suo meglio.
Il dramma atroce della famiglia, per chi ha la sensibilità che fa vedere nell'altro sé stesso, è devastante. Una moglie giovane ed incinta che subisce un tale trauma, l'uomo amato, il padre dei suoi due figlioletti piccolissimi, ucciso in un agguato vigliacco sotto casa: gli spararono alle spalle! E' un miracolo se il piccolo che portava dentro è arrivato a termine ed è nato per apprendere che non avrebbe mai conosciuto suo padre. Ma nemmeno gli altri due cuccioli potranno mai ricordare nulla del suo amore, delle sue cure e parole... Un danno immenso, di cui ho scritto in un mio post che qui ripubblico per coloro che non sanno cercare nell'archivio tramite le etichette sotto i post. 

 17/01/2012  

Da: La Repubblica.it

Adriano Sofri torna a essere un uomo libero
Ha scontato la pena per l'omicidio Calabresi

Luca Sofri - figlio di Adriano                           Adriano Sofri

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Il Commissario Calabresi, invece, è stato "spento" tanto tempo fa. Ha smesso di esistere, di vedere nascere il figlio che sua moglie portava in pancia, di vedere crescere gli altri due figli e amare sua moglie.
La moglie di Leonardo Marino chiamava Sofri "Il Piccolo Principe".
Marino era operaio alla Fiat, avvelenato dalla demagogia che spinge l'operaio contro il padrone... L'intellettuale Sofri lo trattava alla pari e questo lo gratificava... Poi, quando si è ritrovato in mezzo alla strada, al freddo, a vendere frittelle, ha capito. Sofri era sempre nel suo casale sulle colline toscane, circondato da amici noti e importanti, lui invece aveva perso tutto: il posto alla Fiat, lo stipendio sicuro e i contributi per la pensione e la mutua. Al freddo, in silenzio, aspettando gli sparuti clienti, ha capito. Ha capito che come operaio almeno aveva una dignità. Ha capito che l'intellettuale di sinistra, a cui non manca mai l'amico che lo fa scrivere sull'importante giornale, era sempre a galla dopo l'ubriacatura della violenza gridata ed incitata... mentre lui, l'operaio manipolato, illuso, era in mezzo alla strada.
Allora ha parlato.
I signori che gridavano fascista anche a chi non lo era neppure un po', (bastava solo non essere come loro), hanno preso la via della fuga e Sofri, orgoglioso, è rimasto. Ha potuto godere del giudizio di otto diversi processi che hanno acclarato la sua colpevolezza e quella degli altri correi. Ha potuto godere di un carcere che tanti carcerati per reati minori se lo sognano: ha potuto stare a casa sua...
Ora è definitivamente fuori. Calabresi no, non potrà uscire dalla tomba. 
Commissario Luigi Calabresi francobollo commemorativo 
Copertina del libro del figlio di Luigi Calabresi Mario
Nell'immagine la famiglia del Commissario assassinato con l'ultimo nato che non ha mai potuto conoscere il padre

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