sabato 5 gennaio 2013

Marò italiani e militari USA: differenze.

Da: Quotidiano.Net

Kochi, riprende la libertà vigilata dei due marò
La stampa indiana loda la correttezza italiana

Il 15 gennaio di nuovo dal giudice



BATTUTE E LA RICONOSCIUTA CORRETTEZZA ITALIANA
Il ritorno dei marò in India ha scatenato una serie di battute su Twitter e commenti lusinghieri sulla stampa indiana.
‘’Così i marines italiani sono tornati a Kochi! Come mai gli italiani sono così attratti dal nostro Paese che non vogliono mai andare via?’’ scherza Suhel Seth, pubblicitario e star dei talk show, alludendo alla potente presidente del Congresso, l’italo-indiana Sonia Gandhi.
Il giornalista del Times of India Anshul Chaturve  invece riflette sulla correttezza dimostrata dai marò e scrive : ‘’Noi non siamo così abituati, vero?’’. In un altro post ci si domanda se il ritorno dei militari ‘’sia dovuto alla fermezza del governo del Kerala o piuttosto all’etica degli italiani’’.
In un lungo editoriale intitolato ‘’Vedete, sono tornati’’, lo storico quotidiano The Telegraph di Calcutta, sottolinea invece il contrasto tra il comportamento degli imputati italiani e quello degli indiani che spesso evadono dalla libertà vigilata. Cita poi l’ex ambasciatore indiano negli Usa, Ronen Sen, secondo il quale l’India ha ‘’un complesso derivante dall’era coloniale secondo il quale c’è la tendenza a pensare che i nostri governanti agiscano dietro pressioni esterne. Ma il mondo è cambiato e l’India è cambiata’’. ‘’Bisogna prendere atto - conclude - che il governo italiano ha agito in buona fede’’.

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Da Wikipedia, l'enciclopedia libera.


Strage del Cermis
EA-6B Prowlers over Mount Rainier.jpg
Coppia di Grumman EA-6B Prowler in volo
Stato bandiera Italia
Luogo Cavalese
Data 3 febbraio 1998
Tipo omicidio plurimo colposo
Morti 20
Responsabili cap. Richard Ashby, pilota
cap. Joseph Schweitzer, navigatore

Il termine strage del Cermis è utilizzato in Italia per identificare la morte di 20 persone ad opera di un aereo statunitense nei cieli italiani.
Il 3 febbraio 1998 alle ore 15:13 un Grumman EA-6B Prowleraereo militare statunitense del Corpo dei Marines al comando del capitano Richard Ashby, decollato dalla base aerea di Aviano alle 14:36 per un volo di addestramento, tranciò le funi del tronco inferiore della funivia del Cermis, in Val di Fiemme. La cabina, al cui interno si trovavano venti persone, precipitò da un'altezza di circa 150 metri schiantandosi al suolo dopo un volo di 7 secondi. Il velivolo, danneggiato all'ala e alla coda, fu comunque in grado di far ritorno alla base.
Nella strage morirono i 19 passeggeri e il manovratore, tutti cittadini di Stati europei: tre italiani, sette tedeschi, cinque belgi, due polacchi, due austriaci e un olandese.

L'inchiesta 

Nonostante la presenza di testimoni, la dinamica dei fatti non apparve subito chiara. Solo la prontezza dei magistrati trentini, che sequestrarono immediatamente l'aereo incriminato nella base di Aviano, ha permesso di chiarire le responsabilità. In effetti l'aereo era già pronto per essere smontato e riparato. La dinamica poté essere provata solo dopo che all'interno del taglio sull'impennaggio di coda furono trovati resti della fune tagliata. Le autorità militari statunitensi, visti alcuni precedenti, provarono a insinuare che la funivia fosse caduta da sola: infatti, vent'anni prima nella stessa zona era accaduta una simile tragedia, il Disastro della funivia di Cavalese, nella quale erano morte 42 persone.

Conseguenze immediate 

Il presidente degli Stati Uniti d'America Bill Clinton si scusò per l'incidente alcuni giorni dopo, e promise alle famiglie delle vittime risarcimenti in denaro. L'episodio creò un clima di tensione tra statunitensi e italiani. Il primo ministro italiano Romano Prodi presenziò dopo pochi giorni una rappresentanza del governo in terra statunitense.
I media italiani diedero forte risalto all'episodio[2][3].
I pubblici ministeri italiani richiesero di processare i quattro marine in Italia, ma il giudice per le indagini preliminari di Trento ritenne che, in forza della Convenzione di Londra del 19 giugno 1951 sullo statuto dei militari NATO, la giurisdizione sul caso dovesse riconoscersi alla giustizia militare statunitense.
Inizialmente tutti e quattro i membri dell'equipaggio furono indagati, ma solo il pilota cap. Richard Ashby e il suo navigatore cap. Joseph Schweitzer comparirono effettivamente davanti al tribunale militare americano per rispondere dell'accusa di omicidio colposo.

L'equipaggio del Prowler 

Processo 

Il processo contro Ashby fu celebrato a Camp Lejeune nella Carolina del Nord. La Corte militare accertò che le mappe di bordo non segnalavano i cavi della funivia e che l'EA-6B stava volando più velocemente e a una quota molto minore di quanto permesso dalle norme militari. Le prescrizioni in vigore al tempo dell'incidente imponevano infatti un'altezza di volo di almeno 2000 piedi (609,6 m). Il pilota dichiarò che egli riteneva che l'altezza di volo minima fosse di 1000 piedi (304,8 m). Il cavo fu tranciato ad un'altezza di 360 piedi (110 m). Il pilota sostenne che l'altimetro dell'aereo era mal funzionante, e affermò di non essere stato a conoscenza delle restrizioni di velocità. Nel marzo del 1999 la giuria assolse Ashby, provocando l'indignazione dell'opinione pubblica italiana ed europea. Anche le accuse di omicidio colposo nei confronti di Schweitzer non ebbero seguito.
I due militari furono nuovamente giudicati dalla corte marziale USA per intralcio alla giustizia per aver distrutto un nastro video registrato durante il volo nel giorno della tragedia. Per tale capo d'accusa furono riconosciuti colpevoli nel maggio del 1999. Entrambi furono degradati e rimossi dal servizio. Il pilota fu inoltre condannato a sei mesi di detenzione, ma fu rilasciato dopo quattro mesi e mezzo per buona condotta.
Nel febbraio 2008 i due piloti hanno impugnato la sentenza e richiesto la revoca della radiazione con disonore, allo scopo di riavere i benefici finanziari spettanti ai militari; hanno anche affermato che, all'epoca del processo, accusa e difesa strinsero un patto segreto per far cadere l'accusa di omicidio colposo plurimo, ma di aver voluto mantenere l'accusa di intralcio alla giustizia «per soddisfare le pressioni che venivano dall'Italia». È comunque stato riconosciuto che l'aereo viaggiava a bassa quota e che la velocità era eccessiva considerati gli ostacoli presenti in zona.

La confessione di Joseph Schweitzer 

Nel gennaio 2012, un'inchiesta di National Geographic fa luce su alcuni retroscena della vicenda grazie alla testimonianza inedita degli investigatori americani che tentarono invano di far condannare i responsabili e di Joseph Schweitzer, navigatore dell'aereo, che per la prima volta parla e descrive il video turistico distrutto per impedire che si arrivasse alla verità (e per la cui distruzione fu accusato di intralcio alla giustizia): «Ho bruciato la cassetta. Non volevo che alla Cnn andasse in onda il mio sorriso e poi il sangue delle vittime».

Risarcimenti ai familiari 

Nel febbraio 1999 il Senato degli Stati Uniti ha stanziato circa 40 milioni di dollari per i risarcimenti ai familiari delle vittime e per la ricostruzione dell'impianto di risalita, ma nel maggio dello stesso anno lo stanziamento, respinto da una commissione del Congresso, non è stato confermato dal governo nella persona del ministro della difesa William Cohen.

Dei risarcimenti hanno quindi dovuto farsi carico, quantomeno in prima istanza, la Provincia Autonoma di Trento e il Parlamento Italiano.

Nell'immediatezza del fatto, la Provincia Autonoma di Trento ha stanziato cinquantamila euro per ogni vittima come concorso alle spese immediate, ed è intervenuta per finanziare la ricostruzione dell'impianto di risalita. Tali somme sono state rimborsate alla Provincia dallo Stato italiano nel settembre del 2004.

Il 13 luglio 1998, la Federazione italiana lavoratori trasporto della provincia di Trento e altri avevano convenuto in giudizio davanti al tribunale di Trento gli Stati Uniti d'America, chiedendo che fosse accertato e dichiarato che l'attività di addestramento svolta dai velivoli militari statunitensi sopra il territorio della provincia autonoma arrecava grave pericolo all'incolumità fisica degli abitanti, chiedendo in via principale la pronuncia di una condanna del governo statunitense alla cessazione immediata dell'attività pericolosa accertata, e in particolare il sorvolo del territorio con i caccia militari, e in via subordinata l'adozione di ogni più opportuna cautela per limitare tale attività, al fine di escludere qualsiasi pericolo per la vita, la salute e l'integrità fisica dei lavoratori addetti ai trasporti su fune. Tuttavia, con regolamento preventivo di giurisdizione, gli Stati Uniti d'America e il Governo italiano proposero ricorso alla Corte di Cassazione perché dichiarasse il difetto assoluto di giurisdizione del giudice italiano, in forza del principio di diritto internazionale generalmente riconosciuto della cosiddetta immunità dalla giurisdizione civile dello Stato estero; le Sezioni Unite della Corte di Cassazione, con la sentenza n. 530/2000, in accoglimento del ricorso, pronunciarono il difetto assoluto di giurisdizione e la condanna della Federazione dei lavoratori trentini a rifondere le spese di lite. La Suprema Corte precisò nella circostanza che, in base all'art. 10, comma 1 Cost., le consuetudini internazionali formatesi anteriormente all'entrata in vigore della Costituzione, come l'immunità dalla giurisdizione civile dello Stato estero in relazione alle attività in cui si esplica il suo potere sovrano (acta iure imperii), sono recepite automaticamente e senza limiti nell'ordinamento interno, sicché doveva essere dichiarato il difetto di competenza giurisdizionale del giudice italiano, che non poteva quindi entrare nel merito e concedere il provvedimento inibitorio urgente richiesto.

La legge del Parlamento italiano su risarcimenti 

Nel dicembre del 1999 il Parlamento Italiano ha approvato una legge, che prevedeva un indennizzo per i familiari dei deceduti, pari a 4 miliardi di lire per ogni vittima. In conseguenza di tali provvedimenti delle autorità italiane, e in ottemperanza ai trattati NATO, il governo degli Stati Uniti ha dovuto risarcire allo Stato italiano il 75% delle somme complessivamente erogate.

Vittime 

  • Hadewich Antonissen (24, Vechelderzande), belga;
  • Stefan Bekaert (28, Lovanio), belga;
  • Dieter Frank Blumenfeld (47, Burgstädt), tedesco;
  • Rose-Marie Eyskens (24, Kalmthout), belga;
  • Danielle Groenleer (20, Apeldoorn), olandese;
  • Michael Pötschke (28, Burgstädt), tedesco;
  • Egon Uwe Renkewitz (47, Burgstädt), tedesco;
  • Marina Mandy Renkewitz (24, Burgstädt), tedesca;
  • Maria Steiner-Stampfl (61, Bressanone), italiana;
  • Ewa Strzelczyk (37, Gliwice), polacca;
  • Philip Strzelczyk (14, Gliwice), polacco;
  • Annelie (Wessig) Urban (41, Burgstädt), tedesca;
  • Harald Urban (41, Burgstädt), tedesco
  • Sebastian Van den Heede (27, Bruges), belga;
  • Marcello Vanzo (56, Cavalese), manovratore della Cabina in discesa, italiano;
  • Stefaan Vermander (27, Assebroek), belga;
  • Anton Voglsang (35, Vienna), austriaco;
  • Sonja Weinhofer (22, nata a Monaco, domiciliata a Vienna), austriaca;
  • Jürgen Wunderlich (44, Burgstädt), tedesco;
  • Edeltraud Zanon-Werth (56, nata ad Innsbruck, residente a Bressanone), italiana.  
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L'incidente di oggi sul Cermis, provocato da imprudenza nella guida di una slitta da neve, ha riportato alla memoria dei telegiornali gli incidenti di vario genere avvenuti in quei luoghi e, fra questi, principalmente quello provocato da incoscienti e spericolati piloti di aerei militari statunitensi.
Inevitabile l'accostamento alle vicende in cui, loro malgrado, perché non si sa nemmeno se sono stati proprio loro gli autori dei colpi che hanno ucciso i due pescatori indiani, sono stati coinvolti i due corretti militari italiani.

Quello che si evince dall'accostamento fra le due vicende è che paghiamo sempre noi, anche quando non abbiamo fatto niente:
1 - I marò italiani difendevano una nave commerciale, che trasportava materiale importante per il nostro Paese, da attacchi di pirati.
1 - I militari statunitensi scorrazzavano per i nostri cieli senza rispettare nemmeno le regole di quota e solo per divertimento.
2 - I marò italiani hanno sempre dichiarato, insieme a tutti coloro che sono stati testimoni dei fatti e che erano sulla nave italiana, di aver sparato in aria e l'ora in cui hanno incrociato una barca, presumibilmente di pirati, non corrisponde con quella in cui sono morti i due pescatori. C'erano altre navi nella zona e l'unica che ha accostato in porto quando le autorità indiane hanno segnalato l'avvenimento è stata quella italiana.
2 - Sia i militari autori della strage di 20 persone, sia le autorità sopra di loro, hanno cercato di non assumersi la responsabilità del fatto eclatante e addirittura di nascondere le prove.
3 -  Da un anno i due marò, pur avendo avuto fiducia nella giustizia indiana, insieme alle Autorità italiane, aspettano che si faccia chiarezza che, pur essendoci i mezzi per farla, non si fa, congelando la loro libertà personale, tenendoli lontani dalle loro famiglie, chiedendo soldi per la nave costretta in porto e per i militari stessi detenuti. 
3 - Gli irresponsabili militari statunitensi furono rimandati a casa pur essendo provata la loro responsabilità della strage.
4 - Le Autorità italiane, pur non essendoci ancora prova che gli spari che hanno ucciso i 2 pescatori siano partiti dai fucili italiani, hanno rifuso le famiglie per la parte pecuniaria.
4 - Le Autorità USA, addirittura dopo la parola del Presidente, hanno deciso di non pagare le vittime, quasi tutte di Paesi europei, oltre ai pochi italiani! E i primi risarcimenti li ha pagati il popolo italiano con le proprie tasse!

Potrei continuare con questo parallelismo perdente...
Ma perché stiamo sempre dalla parte dei fessi? Con gli scorretti e prepotenti statunitensi come con gli indiani!
Che razza di classe politica abbiamo sempre avuto e continuiamo ad avere?!
La summa dell'ignominia è: la condanna della Federazione dei lavoratori trentini a rifondere le spese di lite! Dopo che: gli Stati Uniti d'America e il Governo italiano proposero ricorso insieme!!!

Vergogna governo italiano! Vergogna! 
Governo D'Alema (21.10.1998 - 22.12.1999).
  





3 commenti:

Silvia O. ha detto...

Più che star dalla parte dei fessi a me sembra che ci venga imposto di accettare un ruolo di sottomissione.
La tragedia del Cermis e i militari USA ,“protagonisti” della tragedia mi hanno fatto ricordare la vicenda di Nicola Calipari, ucciso da soldati americani. All’epoca avevo seguito le inchieste, le testimonianze, le ricostruzioni. Le versioni dell’accaduto erano discordanti , le ricostruzioni pure . Calipari aveva fatto scudo con il suo corpo a Giuliana Sgrena , “forse” il vero bersaglio da colpire. Alla Sgrena, al momento della liberazione, i rapitori avevano detto che Gli Stati Uniti non gradivano il ritorno a casa della giornalista. Quando ci sono di mezzo investigatori, servizi segreti, corpi diplomatici, ministri degli Esteri, Capi di Stato, emergono le verità “concordate”. Non viene fatta chiarezza completa e trasparente. Quando la moglie di Calipari era stata nominata senatrice ed era entrata nel Parlamento , dentro di me avevo pensato che si fosse trattato del risarcimento pagato dallo Stato alla vedova… Mia pensiero personale, ovviamente!
L’Italia si sottomette a testa bassa…non ha potere “contrattuale” per alzare la testa? Mah! Misteri!

Rita Coltellese ha detto...

La faccenda Calipari è più intricata di come l'hanno fatta apparire gli statunitensi e gli stessi italiani.
Leggi su Wikipedia alla voce "Nicola Calipari". La testimonianza di un ingegnere informatico che lavorava per i nostri Servizi è da brividi.

Silvia O. ha detto...

Ho letto tutta la pagina che hai indicato. Alcuni "dettagli" non li ricordavo.Il ricordo era un po' sbiadito nella mia mente. Adesso mi è tutto più chiaro...La testimonianza dell'ingegnere informatico è da brividi...
Povero Nicola Calipari.... un eroe che non ha avuto giustizia.
Nel cable di wikileaks in poche righe c'è scritto tutto.
Mi fermo qui.