giovedì 6 dicembre 2012

Disabilità


Da: La Stampa 03/12/2012 

“Siamo tutti imperfetti, ecco perché”




A Torino un grande evento contro i pregiudizi sulla disabilità: 
“Ognuno è portatore di talenti”
GIANLUCA NICOLETTI
TORINO
Per la prima volta in Italia si sentirà parlare di disabilità come di un tema che interessa tutti, non solo chi la soffre sulla pelle o chi ne ha «in appalto» la gestione materiale. Questa sera a Torino - in occasione della Giornata internazionale dei diritti delle persone con disabilità istituita dall’Onu - vede la luce ufficialmente una «macchina da guerra»: aiuterà a diffondere il concetto che non esiste uno «stato di natura perfetto», a cui debba tendere chiunque, e che diverse possono essere le proprie risorse psico-fisiche. 

Una rete di 220 università, italiane e di altri 45 Paesi europei e dell’area del Mediterraneo, garantirà la diffusione del principio secondo il quale nessuno deve essere messo in difficoltà di fronte a un modello di «normalità» per lui irraggiungibile, ma ognuno deve essere valutato come portatore di un patrimonio sorprendente di talenti, anche se «fuori standard», sia nel suo fisico sia nella sua capacità cognitiva o relazionale.  

E’ finalmente un salto avanti fondamentale, fuori dalla stagnazione, di un pensiero civile sull’umanità «imperfetta» e che non può essere limitato a un solo e concreto problema di welfare. Capita spesso, in ognuno di noi, di sentire riaffiorare un ottuso pregiudizio: è quella rassicurante certezza che il «diverso» sia figlio di un dio minore e che non debba interferire con il nostro, già problematico, quotidiano. E’ un inconfessabile pensiero che mai pubblicamente nessuno esternerebbe, ma che galleggia spesso nel sentire comune, anche se avevamo sperato di poterlo seppellire sotto la calce del politicamente corretto. La cosmesi lessicale, quella che ci fa dire «diversamente abile» o «neuro-diverso» o «non vedente», poco ha cambiato nella sostanza la nostra cultura generale sulla diversità.  

Ora il progetto torinese della Fondazione Ircdd -Istituto di ricerca per la comunicazione della disabilità e del disagio - potrebbe essere una risposta concreta all’indifferenza che, per esempio, costringe i malati di Sla a fare lo sciopero della fame in diretta streaming, perché i media ufficiali si accorgano di loro. Il presidente della Fondazione è il professor Liborio Termine, che racconta di aver avuto l’ idea dopo aver letto un’intervista alla cantautrice inglese Corinne Bailey Rae: lì l’artista diceva che, per lei, il vero tabù sarebbe stato l’essere disabile. Tutto nasceva da un sondaggio fatto nel Regno Unito tra i bambini con handicap, in cui molti si dicevano convinti che, crescendo, sarebbero guariti o morti. E questo solo perché in televisione non era mai capitato loro di vedere un adulto disabile.  

E’ perciò importante che nasca proprio da un network di università il pensiero di una nuova comunicazione tra mondo della «normalità» e quello della «disabilità e del disagio». Oggi è fatale che le risorse pubbliche siano alla lesina, ma questa situazione deve attivare il principio di una risposta specializzata, non puramente assistenziale, ma dotata di strumenti culturali capaci di valorizzare ogni talento ed esperienza che il diverso può offrire ai cosiddetti normodotati. 

Lo spauracchio della congiuntura economica non deve ingenerare un atteggiamento selettivo, basato su parametri di normale efficienza: sarebbe figlio di quella mentalità distorta, secondo la quale nella Germania del 1936, in un libro scolastico, si poneva questo problema di matematica: «Sono 300 mila i malati mentali di cui si prende cura lo Stato. Quanto costano in tutto queste persone a 4 marchi a testa? E quanti prestiti matrimoniali a 1000 marchi l’uno potrebbero venire concessi, utilizzando questo denaro?». 

Nessuno porrà mai più la questione in termini così crudi, ma, perché non ci sia nemmeno un’eco dell’idea che il disabile sia un peso, non basterà commiserare e predicare una caritatevole comprensione. La Fondazione si propone di elaborare modelli e canali di comunicazione nei due sensi: dalla «normalità» alla «disabilità» e dalla «disabilità» alla «normalità», con l’ambizione di diffondere la percezione che tutti noi abitiamo un universo condiviso, le cui dinamiche più felici non sono generate dall’omologazione, ma dalla «varietà». Solo così essere disabile per qualcosa significherà essere abile in qualcos’altro. Nulla di meno di una delle tante possibili maniere di sentirsi comunque parte dell’umanità. 


Questa sera alle ore 20.30 al Teatro Carignano di Torino si terrà una serata-spettacolo per la presentazione della Fondazione Istituto di ricerca per la comunicazione della disabilità e del disagio – I.R.C.D.D. Con il titolo «Punti di vista» saranno presentate opere realizzate per l’evento da grandi artisti come Bernardo Bertolucci, Pippo Delbono, Franco Fontana. Interverranno anche Martina Caironi, Giancarlo Caselli, Alessandra Comazzi, Ernesto Ferrero, Gianluca Nicoletti (autore dell’articolo di questa pagina), Amara Lakhous, Gianluca Pessotto, Gustavo Zagrebelsky: personaggi provenienti da mondi professionali diversi che porteranno il loro contributo sul tema della disabilità e del disagio. Lo spettacolo di questa sera intende costituire un primo momento di apertura e avvio di confronti e colloqui tra realtà strettamente connesse e tuttavia percepite come separate. La serata è gratuita e aperta al pubblico fino a esaurimento posti. 

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L'evento era a Torino, dunque poteva andarci solo chi era in quella città. La Fondazione però ora c'è e questo conta. 
La persona disabile può avere doti che chi non è disabile magari non ha.
Le disabilità possono essere di tante specie.
La disabilità psichica, ad esempio, non vuol dire necessariamente che chi ne è affetto non possa essere migliore di chi ha la fortuna di essere sano.
Ho conosciuto una madre affetta da una forma di schizofrenia che ha saputo dare a sua figlia valori e insegnamenti che madri sane, ma meno intelligenti e moralmente meno dotate, non hanno saputo dare alle loro figlie.
Nella persona disabile si nascondono tesori...

4 anni, disabile, ma guardate che sorriso

E' disabile mentale, ma è felice con il suo PC
  

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