giovedì 22 dicembre 2011

Notizia poco chiara


Da: La Repubblica.it

Quindici milioni dichiarano zero
scatteranno i controlli sui conti

Si prepara il provvedimento che consentirà il travaso periodico delle informazioni dalle banche all'Agenzia delle entrate. Passera: "Il nostro impegno contro l'evasione sarà senza pace, sono soldi rubati". Il Fisco può adesso incrociare le dichiarazioni Isee per accedere ai servizi agevolati con i dati bancari di VALENTINA CONTE

ROMA - Un italiano su quattro dichiara zero attività finanziarie. Zero titoli di Stato. Zero obbligazioni. Zero libretti di risparmio. Ma anche zero depositi bancari. Uno zero tondo. Possibile? Possibile che quasi 15 milioni di persone, oltre cinque milioni di famiglie, non abbiano neanche un conto corrente? Secondo la Banca d'Italia, no. Non è possibile. Visto che il 90 per cento delle famiglie italiane ne possiede almeno uno. E vi custodisce quasi 500 miliardi di euro.
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Confesso la mia incapacità a capire certe notizie: sono date male? Oppure sono io che non comprendo? Sottopongo dunque a chi legge questo blog la riflessione: "Ma chi ha un c/c in banca non ha anche una ritenuta fiscale?" 
Io possiedo un c/c in cui mi viene accreditato lo stipendio (come molti), stipendio già tassato alla fonte e riportato sulla Denuncia dei redditi annuale tramite il CUD e  in cui vengono dichiarati anche i beni immobiliari eventualmente posseduti e, dal sommarsi del tutto e dalle detrazioni concesse, ripago o non ripago altre tasse.
Sul c/c, esattamente sugli interessi maturati annualmente, ho una ritenuta fiscale del 27%.
Per questo non capisco l'articolo il quale parla di c/c non dichiarati. Non mi risulta che, fino ad ora, si dovesse mettere nella Denuncia dei redditi l'importo del c/c! Né che il Fisco dato che applica la  ritenuta fiscale del 27% sugli interessi dei c/c non possa esserne a conoscenza!
Probabilmente c'è qualcosa che mi sfugge, anche leggendo l'intero articolo che chiunque può visionare sul sito di Repubblica.it di oggi.
Sperando che qualcuno avesse capito più di me, ho letto alcuni dei numerosi commenti all'articolo stesso, ma non ho avuto un chiarimento alle mie perplessità neppure da essi.
Se si dovesse mettere nella Denuncia dei redditi annuale il c/c dove, come unico introito, ci sono proventi già tassati come lo stipendio o la pensione... sarebbe una follia non solo fiscalmente parlando! Sullo stesso reddito si pagherebbero le tasse n volte!! 
Per questo credo che l'articolo non sia chiaro o io sono incapace a capire la notizia. 
Inoltre il c/c viene usato da molti italiani per pura comodità, dato che tenere i soldi liquidi  in casa o in borsa è estremamente pericoloso. L'uso del Bancomat per fare la spesa è un servizio bancario che paghiamo per essere al riparo da borseggi e furti. 
Infine esistono altri esempi di denaro già tassato che il cittadino italiano versa nel c/c per non tenerlo "sotto il materasso": ci sono persone che hanno ricevuto la liquidazione, alla fine del rapporto di lavoro, in Buoni Postali, perché così aveva deciso l'Ente Statale per il quale lavoravano e, cambiandoli in denaro, poi questa liquidazione per sicurezza viene versata nel proprio c/c. Si tratta di somme già tassate ovviamente. La stessa cosa avviene per l'accredito diretto sul c/c del Trattamento di Fine Rapporto attuato dall'INPS o da altro Ente Previdenziale.
Secondo questo articolo il c/c andrebbe dichiarato e che facciamo? Ripaghiamo ancora la tassa sulla liquidazione?
Per favore più chiarezza!

1 commento:

Anonimo ha detto...

A mio parere questo articolo è scritto male. Ne ho letti altri più chiari. Il 90% delle famiglie italiane possiede un conto in banca, eppure 5 milioni di famiglie dichiarano un reddito pari a zero. Si “presume” che questi “poveri” non abbiano conti in banca e non possiedano titoli di stato, obbligazioni, ecc. I conti però non tornano! Ci sono troppi nullatenenti che usufruiscono di servizi agevolati. Una famiglia su tre dichiara in modo illecito di essere sotto la soglia minima. E allora? Occorrono controlli incrociati. Quelli che non dichiarano nulla al fisco se sono titolari di conti correnti o altro dovranno giustificare all’Agenzia delle Entrate, la provenienza dei loro capitali in banca.
I poveri che sono sconosciuti al fisco sono quelli che non hanno redditi soggetti a tassazione: i titolare delle pensioni minime che sono ovviamente esonerati dalla denuncia dei redditi, se non possiedono altri redditi. Poi ci sono quelli che hanno un reddito prodotto attraverso il lavoro in nero e gli evasori che non intendono dichiarare il proprio reddito.
Dal primo gennaio 2012 , secondo quanto prevede l’art. 11 del decreto Salva Italia, le banche saranno obbligate a comunicare periodicamente all’anagrafe tributaria le movimentazioni sui conti, i saldi e lo storico se richiesto di qualsiasi cittadino italiano. Faranno i controlli incrociati. Per esempio se una famiglia dispone di una pensione di 500 Euro mensili per la quale è esonerata dal pagamento dell’IRPEF, ma ha un conto sostanzioso in banca che ogni mese viene movimentato con operazioni importanti che favoriscono un tenore di vita incompatibile con le entrate, dovrà dimostrare la provenienza dei capitali e non potrà più sottrarsi al mancato pagamento dell’IRPEF. Diciamo che tutti, attraverso questa enorme banca dati, saremo monitorati e controllati: le ns. entrate dovranno essere in equilibrio con le spese che facciamo, attraverso il controllo delle ns entrate con i relativi conti in banca e con l’eventuale acquisto di beni di lusso che non potremmo permetterci.
Se ogni mese io spendessi il triplo di quello che mi entra in cassa, se avessi un tenore di vita al di sopra delle mie possibilità, se avessi un’auto del costo di 100.000 Euro, se scorazzassi in aereo da un paese all’altro, ecc…. ebbene l’agenzia delle Entrate mi verrebbe a cercare e mi farebbe qualche domandina….
Tutto questo dovrebbe servire per stanare l’evasione. Penso che i grandi capitali siano già al sicuro in Svizzera e nei paesi offshore.
Silvia O.