sabato 10 dicembre 2011

François Cheng

L'Autore del libro "Le parole di Tianyi", "Le Dit de Tianyi", François Cheng, Accademico di Francia, cinese naturalizzato francese, ha pubblicato un poema sulla sua esperienza a Lerici dove l'ho incontrato nel settembre 2009, quando gli è stato conferito il Premio per la Poesia "LericiPea".
Per me è stato un onore essere invitata da lui, personalmente, ed una grande emozione.
L'ho conosciuto attraverso il suo libro "Le parole di Tianyi", uno di quei libri che, come per magia, toccano l'essenza più profonda del nostro essere, perché in esso trovi una parte di te stesso. E' una cosa misteriosa che supera lo spazio ed il tempo ed accade a chiunque ami la lettura. Per questo libri scritti in epoche lontane conquistano esseri umani nati in epoche successive ed il legame mentale con lo scrittore, ormai così distante nel tempo, è qualcosa di meraviglioso. La scrittura è l'unico mezzo di comunicazione che sconfigge il tempo e lo spazio: tutto si annulla in un presente in cui il lettore scopre che in un luogo lontano del pianeta, in un tempo diverso da quello che sta vivendo, una persona con esperienza e cultura differenti trasmette verità e sentimenti che chi legge prova.
A Lerici non si può non pensare a Shelley. François Cheng nel suo poema fa riferimento al poeta romantico che perì in quel mare che tanto amava.
La poesia è stata pubblicata sulla rivista letteraria "Po&Sie", n. 134 Editore Belin. 
Ne riporto qui la prima parte.

François Cheng

Élégie de Lerici
à Shelley 

Nous voici enfin réunis. Car jamais
Je n'ai oublié ton lointain appel
Lancé par-dessus les flots déchaînés,
Appel un jour entendu dans les tréfonds
D'une vallée chinoise... Ah! miracle
Du destin. Je me découvre ici, en ce lieu
De tes adieux, ta voix soudain à portée
Du coeur, du corps: coup de soleil
Brûlant encore, ou doux chuchotis, apaisé., posé ici
Oui, nous voici réunis, moi ayant franchi
Les passes de l'espace et les cycles du temps,
Toi , ayant à bout d'errance, posé ici
Ta singuliére empreinte. Blanche présence
De ce temple du chant, sur fond de collines
Surplombant la mer. Immuable brancher
Néanmoins transmuante: noble diadème
Dans le feu du couchant, astre géant
Au coer de la vaste nuit stellaire.


Per chi non conosce il francese tento qui una traduzione per la comprensione del testo:


Elegia di Lerici


a Shelley
Eccoci infine riuniti. Poiché mai
Ho dimenticato il tuo lontano richiamo
Lanciato al di sopra dei flutti infuriati,
Richiamo sentito un dì nelle profondità
Di una vallata cinese... Ah! miracolo
Del destino. Mi scopro qui, in questo luogo
Dei tuoi addii, la tua voce improvvisa a portata
Del cuore, del corpo: colpo di sole
Ancora bruciante, o dolce bisbiglio, acchetato.
Sì, eccoci riuniti, ho superato 
Le strettoie dello spazio e i cicli del tempo,
Tu andando, come errabondo, lasciasti qui
La tua singolare impronta. Bianca presenza
Di questo tempio della poesia, sullo sfondo di colline
Strapiombanti sul mare. Eterno candore
Tuttavia trasmutante: nobile diadema
Nel fuoco del tramonto, astro gigante
Nel cuore della vasta notte stellare.   
François Cheng e Rita
Comune di Lerici, settembre 2009

2 commenti:

Luisa ha detto...

Una eccellente traduzione dall'anima poetica che rende il giusto tributo alla splendida poesia di François Cheng. Complimenti! La inserirò nel mio blog. (Immagino che emozione conoscere Cheng dal vivo...) A presto e grazie di cuore!

Rita Coltellese ha detto...

Grazie a Lei Luisa. Essendo Lei una poetessa il suo commento mi lusinga.
E' stata una grandissima emozione conoscere un Grande Poeta come François Cheng. I grandi sono sempre semplici nei modi, a differenza di tanti supponenti senza molto valore.
Ma l'emozione più grande è che mi ha scritto più volte e conservo come reliquie le sue missive. Inoltre mi ha telefonato da Parigi due volte: la prima volta non riuscivo quasi a parlare per l'emozione e, anche se il mio francese parlato si è molto arrugginito per annosa mancanza di pratica, lui ha detto che mi capiva e che era buono (bontà sua... perché in realtà non credo lo fosse più). La seconda volta parlò con mio marito perché io ero in treno di ritorno da Lerici: chiese perché non mi ero fermata per la serata di Gala (avevo un invito scritto da lui) e gli chiese se preferiva parlare in inglese, qualora avesse avuto difficoltà con il francese, segno che parla bene anche questa lingua. Io non mi ero fermata per la serata di Gala perché sono abbastanza timida e mi è bastato incontrarlo... C'erano molte signore raffinate ed eleganti, organizzatrici del Premio LericiPea e appartenenti al mondo della Cultura che, sicuramente, a quella serata lo avrebbero monopolizzato.